A tenere banco fra le notizie in ambito tecnologico è la complessa situazione fra Huawei e TSMC. Non soltanto il governo Trump ha rinnovato il ban USA, ma ha anche istituito una nuova regolamentazione che in poche parole vieta ai chipmaker di produrre i chip all’azienda cinese. Questo vale per tutti quei chipmaker che, pur non avendo base negli USA, operano con tecnologie di provenienza americana, come nel caso della taiwanese TSMC. Ne consegue che la divisione HiSilicon incontrerà grossi problemi nel costruire i SoC per la casa madre, la quale si trova costretta a capire come muoversi nel prossimo futuro.
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Problemi di produzione per TSMC e Huawei: la risposta potrebbe arrivare dagli USA
Non potendo più operare normalmente con TSMC, Huawei si potrebbe trovare dinnanzi ad un bivio. Da un lato la strada più affidarsi ad altri chipmaker, come nel caso di UNISOC o SMIC, realtà che però non hanno ancora il know-how che possa soddisfare la produzione dei SoC più pregiati. Dall’altra affidarsi ad aziende di terze parti, come MediaTek o Samsung, ma così facendo dovrebbe adoperarsi di chipset non fatti su misura e che, fra l’altro, le costerebbero probabilmente anche di più.
Evidentemente la migliore soluzione sarebbe rimanere con TSMC e, in un qualche modo, Huawei ci sta parzialmente riuscendo. Le parti sembrerebbero aver trovato un escamotage che permetta a TSMC di assemblare chipset fintanto che il ban non sarà perentorio.Ma c’è un problema: fintanto che si parla di produzione di SoC a 5 o 12 nm non ci sarebbe problema, mentre lo stesso non si può dire per quella a 7 nm. Questo processo sarebbe congestionato per i troppi ordini in corso, dato che Huawei si è ritrovata a richiedere loro un ordine da ben 700 milioni di dollari nell’immediato o quasi. Anche perché Huawei non è l’unica cliente di TSMC, anzi: AMD, Apple, Broadcom, NVIDIA, Qualcomm e la stessa MediaTek sono alcuni dei principali partner.
Ed è proprio qui che potrebbe esserci una parziale soluzione. Si vocifera che TSMC potrebbe coordinarsi con alcune di queste aziende per mettere temporaneamente da parte alcuni dei loro ordini. Così facendo, Huawei avrebbe spazio per veder soddisfatta il proprio ordine finale prima che il ban tagli loro le gambe.
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