È ufficiale: si è deciso che il ban USA continui a pesare su Huawei almeno fino al 2021. La conseguenza più palese al grande pubblico è l’assenza dei servizi Google sugli smartphone Huawei ed Honor. L’azienda sta correndo ai ripari, creando alternative come AppGallery e servizi annessi, per non rendere i dispositivi inutilizzabili. Ma un’altra conseguenza non da meno derivante dalla Entity List risulta più celata, nascosta all’interno di questi dispositivi. Solitamente anche i più tipici “cinafonini” ricorrono alla filiera produttiva globale, dai chipset Qualcomm fino a componenti più specifici prodotte da varie aziende occidentali. Così è, o meglio, era anche per Huawei, dato che il teardown di Huawei Mate 30 racconta un’altra storia.
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Il teardown di Huawei Mate 30 ci svela una componentistica a tema orientale
A dire il vero il disassemblaggio di Huawei Mate 30 Pro l’avevamo già visto eseguito prima da iFixit e poi da JerryRigEverything, ma in quella circostanza non ci si era concentrati sull’analisi delle componenti. Al contrario, il teardown di Fomalhaut Techno Solutions vuole fare chiarezza sulla provenienza delle parti all’interno del top di gamma Huawei.
Un’analisi di questo tipo venne fatta anche per Huawei P30 Pro che, però, venne lanciato a cavallo con il ban USA e quindi conteneva componenti made in USA, per quanto in inferiorità rispetto ad altre parti del mondo.
Ben differente è la situazione per Huawei Mate 30, con una struttura hardware a stampo quasi interamente asiatico. Dalla Cina arrivano componenti quali ovviamente il Kirin 990 ma anche batteria, comparto antenne e sensore d’impronte. Dal Giappone, invece, provengono fotocamere, memorie e sezioni dell’impianto telecomunicativo. Per finire, la Sud Corea si occupa di fornire display e memoria RAM. A dire il vero c’è anche una piccola parte di USA su Huawei Mate 30 (l’1%): il vetro protettivo Gorilla Glass è fornito dall’americana Corning.
Tanto per avere un metro di paragone, ecco la percentuale di provenienza delle parti utilizzate su Huawei Mate 30 e su Mate 20 Pro. È evidente le componenti cinesi e giapponesi siano aumentate esponenzialmente, a svantaggio di quelle europee ed americane.
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