Nel tempo, la fotografia su smartphone ha subito una trasformazione che possiamo tranquillamente definire epocale, passando da semplici strumenti di cattura di immagini a veri e propri sostituti delle fotocamere tradizionali. I telefoni, una volta limitati da fotocamere di scarsa qualità e capacità di elaborazione limitate, hanno abbracciato progressivamente tecnologie all’avanguardia, permettendo agli utenti di catturare istanti preziosi con una qualità e una precisione prima impensabili. Nel panorama odierno, una delle novità di spicco si chiama LOFIC: vediamo cos’è, come funziona e come plasmerà il futuro dei camera phone.
Ecco cos’è la tecnologia LOFIC della fotocamera e come evolverà la fotografia su smartphone
LOFIC è un acronimo che sta per “Lateral Overflow Integration Capacitor“, che tradotto in italiano diventa “Condensatore di Integrazione di Traboccamento Laterale”. Una sigla non di facile comprensione, in quanto fa riferimento a delle tecniche specifiche che i produttori fotografici adoperano per elevare la qualità hardware delle fotocamere.
Se si prende un sensore tradizionale, questo cattura la luce della scena inquadrata con dei pixel che hanno una capacità limitata di immagazzinare il segnale luminoso sotto forma di elettroni. Quando la luce è troppo intensa, i pixel si saturano e finiscono per perdere informazioni, creando foto sovraesposte, anche dette “bruciate”. Questo fenomeno può essere compensato lato software con la modalità HDR (High Dynamic Range), scattando più foto a diverse esposizioni e combinarle per ottenere una foto senza zone troppo scure o chiare.
Quello che fa la tecnologia LOFIC è agire lato hardware, introducendo all’interno di ogni pixel un condensatore aggiuntivo che ha una capacità maggiore rispetto a quella standard. Il risultato è che, quando il pixel si satura, gli elettroni in eccesso sono in grado di sfociare nel condensatore secondario, venendo così immagazzinati anziché andare persi. Questo permette di catturare più informazioni anche in zone molto luminose, migliorando la gamma dinamica (cioè la differenza tra le zone più chiare e quelle più scure) dell’immagine finale.
Anche se esiste già la modalità HDR, il vantaggio di avere un sensore che agisce via hardware anziché solamente software può riflettersi non solo nella qualità visiva ma anche nella velocità di scatto: quando si scatta in HDR, la fotocamera immortala ed elabora più frame alla volta, mentre a un sensore LOFIC può bastare un singolo frame per ottenere lo stesso risultato se non migliore.
Anche se non è particolarmente rinominata, la tecnologia LOFIC esiste già ma viene utilizzata principalmente nelle fotocamere delle auto a guida autonoma, che devono percorrere in maniera sicura anche ambienti come tunnel, parcheggi e zone con luci difficili. Il primo sensore LOFIC sul panorama mobile sarà l’OmniVision OV50K e il primo smartphone sul mercato ad averlo sarà Honor Magic 6 Ultimate.
Secondo la compagnia, questo sensore (unito a lenti ad apertura variabile f/1.4-2.0) aumenterà del +600% la gamma dinamica delle foto e sarà capace di raggiungere fino a 15 EV (Exposure Value), potendo così gestire bene la luminosità anche in scene difficili da immortalare. Non dovrebbe volerci molto prima che anche Xiaomi, OPPO, vivo, Huawei e compagnia varia facciano altrettanto con i rispettivi camera phone di prossima generazione.
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