Aggiornamento 07/02: arrivano novità sul futuro sensore ID del super flagship di Xiaomi. Trovate tutti i dettagli direttamente all’interno dell’articolo.
Oggi è sempre più comune che uno smartphone monti un sensore d’impronte sotto al display, e non farà eccezione il prossimo Xiaomi 14 Ultra. Grazie all’evoluzione dei pannelli AMOLED, che ha notevolmente ridotto lo spessore degli schermi, è possibile inserire al di sotto di essi il sensore per lo sblocco biometrico tramite impronta digitale. Tuttavia, non tutti gli smartphone si comportano allo stesso modo, perché non tutti i sensori utilizzano la stessa tecnologia.
Il sensore d’impronte di Xiaomi 14 Ultra potrebbe essere di migliore fattura
Secondo quanto inizialmente rivelato dal leaker Kartikey Singh, Xiaomi 14 Ultra avrebbe dovuto annoverare un sensore ID a ultrasuoni alle sue specifiche, il ché lo avrebbe reso il primo Xiaomi ad averne mai utilizzato uno. Samsung ha il merito di averlo portato per prima al grande pubblico, seguita poi da altri produttori di smartphone come vivo e iQOO. Al contrario, aziende come Xiaomi, OPPO, Realme e OnePlus non ne hanno mai utilizzato uno, anche se volendo essere pignoli in realtà Xiaomi ha già utilizzato questo tipo di tecnologia.
Più precisamente, quando nel 2016 arrivarono sul mercato Xiaomi Mi 5S e Mi 5S Plus, dietro il loro metodo di sblocco con impronte si celava un sensore a ultrasuoni. Tuttavia, Xiaomi 14 Ultra avrebbe potuto fregiarsi di essere il primo ad averlo sotto allo schermo, mentre altre voci di corridoio dicono che anche vivo, OPPO, Huawei e Honor sarebbe pronte a fare lo stesso.
È poi entrato in scena anche Digital Chat Station, noto insider cinese spesso affidabile. Secondo quanto da lui riportato, il top di gamma di Xiaomi avrebbe avuto dalla sua un lettore d’impronte ad ultrasuoni “single-point“; si tratta di una soluzione più semplice rispetto a quella utilizzata da vivo e iQOO, che offrono un’area di riconoscimento dell’impronta più ampia.
A queste voci si aggiungono le più recenti sempre di Kartikey Singh, che improvvisamente smentisce tutto: Xiaomi avrebbe cambiato idea, e quindi il suo 14 Ultra manterrebbe il solito sensore ID ottico. Il perché di questo cambiamento non è dato saperlo: potrebbe trattarsi di un rumor errato sin dal principio oppure la compagnia avrebbe preferito optare per una soluzione più collaudata.
Differenze fra sensori d’impronte ottico e a ultrasuoni
Di questi due metodi, il sensore d’impronte ottico è quello più datato e, di conseguenza, meno efficace. Per funzionare, dietro al display c’è anche un sensore fotografico che, in fase di registrazione, realizza una serie di scatti dell’impronta digitale, servendosi di appositi algoritmi per analizzare la superfice del dito, le creste dell’impronta e tutti i vari dettagli anatomici. Queste foto vengono salvate nella memoria crittografata dello smartphone, e ogni volta che si poggia il polpastrello sul sensore, viene eseguito un rapido confronto fra l’impronta e le foto. Se il riscontro è positivo, lo sblocco va a buon fine.
Questo metodo ha però dei limiti tecnici: essendo pochissimo lo spazio a disposizione, la fotocamera ha un sensore piccolo e quindi poco performante con poca luminosità, una costante essendo nascosto sotto a un display. Per ovviare a ciò, viene sfruttato il display per illuminare l’impronta poggiata su di esso, il ché può essere fastidioso in una stanza al buio o quando si è a letto in quanto viene alzata la luminosità per compensare il sensore. Inoltre, è una tipologia di sensori più facili da ingannare in quanto la scansione si basa su foto bidimensionali dell’impronta.
Ci sono poi i più recenti sensore a ultrasuoni, utilizzato per la prima volta da Samsung a partire dal 2019 con la serie S10, grazie anche a tecnologie come Qualcomm 3D Sonic Max. Al posto di una fotocamera c’è un trasmettitore che emette un impulso a ultrasuoni verso il polpastrello: parte dell’impulso viene assorbito, l’altra parte rimbalza e viene acquisita dal ricevitore, che tramite questo segnale riflesso calcola la tridimensionalità dell’impronta. Questa tecnica ha più vantaggi: funziona bene al buio e la scansione biometrica è 3D anziché 2D pertanto più difficile da falsificare.
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