5 miliardi a una startup: la Cina vuole l’indipendenza nei microchip

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Non sorprende che faccia notizia il fatto che il chipmaker Changxin Xinqiao abbia ricevuto 39 miliardi di yuan, pari a circa 5,4 miliardi di dollari, da parte di investitori sostenuti dal governo cinese. Non tanto perché la Cina abbia deciso investire una somma del genere in una startup che opera nel campo dei semiconduttori da soltanto 2 anni. La mossa è da leggere in virtù della necessità di rendersi quanto più possibile indipendente dal resto del mondo, in un contesto in cui il blocco degli Stati Uniti diventa sempre più stringente.

Changxin riceve oltre 5 miliardi da parte del governo cinese: la strada verso l’indipendenza prosegue

changxin memorie

La somma ricevuta da Changxin Xinqiao arriva da fondi istituiti sia da investitori governativi che dal China Integrated Circuit Industry Investment Fund Phase II, il piano di finanziamenti che il governo ha stanziato per incentivare l’industria elettronica nazionale. Fa notizia anche il fatto che questo sia uno degli investimenti più ingenti che il fondo dei semiconduttori del governo cinese abbia messo in atto.

Changxin Xinqiao è stata fondata nel 2021 e si occupa unicamente (almeno per ora) della fabbricazione di chip di memoria DRAM, con l’obiettivo di diventare un competitor di colossi quali Samsung e Micron. In vista di ciò, sta pianificando la presentazione di un’offerta pubblica con un valore di oltre 14,5 miliardi di dollari. A proposito di memorie, giusto di recente un altro chipmaker cinese, YMTC, ha realizzato quella che gli esperti indicano come la memoria NAND più avanzata al mondo; per non parlare di Huawei e SMIC, che nonostante il ban americano sono riuscite a tornare a produrre un SoC avanzato per smartphone.

Tuttavia, non basteranno le memorie RAM a rendere la Cina veramente indipendente: nelle scorse settimane, gli Stati Uniti hanno imposto nuovi blocchi verso l’esportazione di semiconduttori avanzati per l’intelligenza artificiale. Ciò nonostante, secondo colui che è stato denominato “l’Einstein cinese dei microchip” queste mosse non faranno altro che spingere la Cina a investire sempre di più e bypassare questi blocchi.

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