È ufficialmente avvenuta la presentazione del primo smartphone pieghevole, OnePlus Open, evento che era stato preceduto da un rumor che aveva scatenato la fantasia di molti. Secondo un insider, infatti, il pieghevole OnePlus potrebbe vantare ben 10 anni di supporto, facendo trasparire che potesse avere una politica di aggiornamenti da record, tanto da guadagnarsi lo scettro di smartphone Android con più supporto. Ma la realtà non è affatto così, come specificato dall’azienda.
OnePlus Open avrà una politica di aggiornamenti decennale? Arriva la smentita
Tutto nasce da un post pubblicato da Passionategeekz, insider con alle spalle un’esperienza di tutto rispetto ma che a questo giro ha preso un grosso granchio. No, OnePlus Open non avrà la bellezza di 10 anni di aggiornamenti software: il rumor si basava su un dato effettivamente vero ma frainteso. Se il fraintendimento sia avvenuto per errore o con la malizia di attirare attenzione non è dato saperlo.
La verità dei fatti è che con 10 anni si intende che OnePlus Open è garantito per 1.000.000 di piegamenti: considerando una media di 100 piegamenti al giorno, questo significa – appunto – una garanzia decennale. Rimane così in mano a Google lo scettro di compagnia che più mantiene aggiornati i suoi smartphone. Big G ha deciso di fare sul serio e per i nuovi flagship della serie Pixel 8 ha introdotto ad una politica di aggiornamenti mai vista prima, con 7 anni di update (sia in termini di versioni Android che di sicurezza). In seconda posizione rimane Samsung, che offre 4 major update e 5 anni di patch di sicurezza.
Allo stato attuale, offrire 10 anni di aggiornamento è un traguardo pressoché inarrivabile, e il motivo è anche legato a Qualcomm: i chipset Snapdragon sono supportati al massimo per qualche anno (parliamo dei SoC di fascia alta) e senza il rilascio di driver da parte del chipmaker risulta difficile procedere oltre con gli aggiornamenti software. Google ha potuto promettere 7 anni di update per un motivo semplice: il Tensor G3 è stato prodotto dalla stessa casa di Mountain View, similmente a quanto avviene con i processori di Apple.
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