Nelle scorse ore, la polizia indianaha accusato Xiaomi e vivo di aver attuato delle manovre economiche atte a compromettere la stabilità geopolitica fra India e Cina. Le due aziende cinesi avrebbero finanziato in maniera illegale il portale di notizie NewsClick, recentemente incriminato dall’India per la diffusione di propaganda cinese che avrebbe contribuito a interferire nella politica indiana e durante le elezioni del 2019.
Xiaomi e vivo starebbero compromettendo la stabilità geopolitica fra Cina e India
Negli scorsi giorni, la polizia indiana ha fatto irruzione negli uffici di NewsClick e nelle case dei suoi giornalisti, procedendo a interrogare nove fra giornalisti e attivisti legati al portale e ad arrestare il fondatore Prabir Purkayastha e un alto funzionario amministrativo dell’azienda. Secondo le autorità, NewsClick utilizzerebbe i suoi spazi per promuovere gli interessi geopolitici della Cina, per esempio “creando una mappa dell’India senza il Kashmir e mostrando l’Arunachal Pradesh come zona contesa“. Da tempo, le due nazioni confinanti hanno un contenzioso aperto su aree come quelle citate: parti della regione del Kashmir sono rivendicate da India, Cina e Pakistan, mentre lo stato indiano di Arunachal Pradesh viene considerato dalla Cina come parte del Tibet.
Questo scontro geografico, da cui sono scaturite numerose rappresaglie militari lungo il confine, ha portato l’India a essere più restrittiva nei confronti delle aziende cinesi, molto diffuse nel suo mercato tecnologico. Sia Xiaomi che vivo sono finite sotto i riflettori delle autorità indiane, ma è accaduto lo stesso anche per compagnie quali OPPO, Huawei e Realme. Oltre a imporre maggiori restrizioni e controlli, l’India sta anche cercando di imporsi come diretta rivale dell’industria tech cinese, investendo sui semiconduttori e diventando il nuovo paese di riferimento per la produzione di compagnie come Apple e Google.
Affinché NewsClick fosse in grado di operare illecitamente, afferma la polizia indiana, “le grandi società di telecomunicazioni cinesi come Xiaomi, Vivo, ecc. hanno incorporato migliaia di società di comodo in India“, e in questo modo “immettere illegalmente fondi esteri in India a sostegno di questa cospirazione“. Vivo non si è ancora esposta pubblicamente, mentre un portavoce Xiaomi e la redazione di NewsClick hanno risposto alle accuse, definendole “insostenibili e completamente infondate“. Affermazioni sostenute dai gruppi per i diritti dei media e l’opposizione in India, secondo cui il governo indiano starebbe cercando di reprimere la libertà di stampa e pensiero libero