Da quando è stato creato, l’European Chips Act sta cercando di ricreare fermento per l’industria dei microchip europei. Questa nuova legge, approvata dall’Unione Europea, prevede una serie di incentivi per le aziende del settore che operano nel continente, al fine di rilanciare la produzione di microchip europei e ridurre la dipendenza da USA e Asia. E adesso stiamo iniziando a vedere i primi risultati, con importanti chipmaker europei come Infineon e STMicroelectronics che, anche in collaborazione con realtà estere, stanno costruendo nuovi e importanti stabilimenti.
Stanno nascendo nuovi impianti di microchip in Europa, grazie al CHIPS Act della UE
Riassumendo, l’European Chips Act si prepone come macro-obiettivo per il 2030 quello di portare la produzione di microchip europei al 20% su scala globale rispetto al 10% attuale. Per farlo, oltre al Critical Raw Materials Act, sta mettendo a disposizione investimenti pari a 43 miliardi di euro per tutte quelle compagnie che soddisfino i loro parametri, in primis la realizzazione di impianti per la realizzazione di microchip non troppo datati. In collaborazione con GlobalFoundries (l’ex divisione semiconduttori di AMD), la italofrancese STMicroelectronics ha così ricevuto l’approvazione dall’Europa per la creazione di una nuova fabbrica in Francia, in quel di Crolles. Sarà attiva dal 2026, produrrà a 18 nanometri fino a 620.000 wafer all’anno da 300 mm e comporterà costi complessivi pari a 7,4 miliardi di euro.
A essere approvato c’è anche il nuovo impianto Infineon in Germania, nei pressi della città di Dresda: costerà 5 miliardi e sarà il più grande investimento nella storia di Infineon. Come sottolinea la presidentessa europea Ursula van der Leyer, l’impianto sarà una pietra miliare nella produzione di chip in Europa; anche questo dovrebbe entrare in azione dal 2026 per produrre wafer da 300 mm e creando oltre 1.000 posti di lavoro. Nel frattempo, anche altri chipmaker stranieri stanno investendo in Europa, in particolare Intel che sta preparando la realizzazione di un impianto tedesco a Magdeburgo. Tutto tace sul fronte italiano, invece, dove il progetto Intel si è arenato al punto che si vocifera che sia sostanzialmente saltato. E mentre Francia e Germania consolidano la loro posizione di leadership nei microchip europei, i programmi ChipsIT e KDT JU promettono di riportare in auge la filiera italiana ma sollevando non pochi dubbi sulla loro fattibilità.
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