Critical Raw Materials Act: l’Europa ha un piano per le terre rare

critical raw materials act materie prime

Da quando è stato trovato in Europa il più grande giacimento di terre rare in tutto il continente, si è riaccesa la discussione sulle cosiddette materie prime critiche. Se si chiamano “critiche” è proprio per la loro importanza strategica nella produzione tecnologica di ogni tipo, dalla semplice elettronica consumer fino a settori più sensibili come quelli aerospaziale e della difesa militare. Proprio per questo, l’Unione Europea ha deciso di lanciare il programma Critical Raw Materials Act: vediamo a cosa serve e come funzionerà.

Critical Raw Materials Act è il piano europeo per ridurre la dipendenza dalle materie prime estere

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La Commissione Europea vuole garantire l’accesso del continente alle materie prime critiche in maniera sicura, sostenibile e diversificata, riducendo la forte dipendenza dall’importazione, specialmente quando la pandemia ha dimostrato di mettere in seria crisi la filiera europea. Di tutti i settori, quello che venne maggiormente colpito dalla crisi dei semiconduttori fu quello automobilistico, che da tempo rappresenta una grossa porzione dell’industria europea. A tal proposito, entro il 2035 l’obiettivo europeo sarebbe quello di interrompere la produzione di veicoli a combustione e dare priorità alle auto elettriche. Per farlo, però, servirà un mercato europeo più solido, ed è qui che entra in gioco il Critical Raw Materials Act.

In vista dell’aumento drastico per la domanda di materie prime critiche da qui in avanti, l’Europa dovrà raggiungere determinati obiettivi entro il 2030 per aumentare le quote europee: almeno il 10% dell’estrazione, il 40% della trasformazione e il 15% del riciclaggio per l’intero consumo annuo, oltre a non superare il 65% di importazione da un unico paese estero; non viene specificato, ma quest’ultimo punto sembra guardare proprio alla Cina. Verrà snellita la burocrazia, riducendo le tasse, accelerando i finanziamenti (specie in ricerca e sviluppo) e semplificando le leggi, e i paesi membri saranno incentivati nel creare programmi nazionali per esplorare le risorse geologiche del proprio territorio e coordinarsi con gli altri per evitare rischi di approvvigionamento. Il tutto avverrà con un occhio all’ambiente, promuovendo circolarità e sostenibilità al contrario di altre regioni come Asia e Africa, dove l’estrazione di materie prime e terre rare avviene spesso in condizioni discutibili.

Tutto molto bello, ma l’Europa lo mette nero su bianco: “l’UE non sarà mai autosufficiente nell’approvvigionamento di tali materie prime“, per questo sarà necessario che le importazioni vengano rafforzati da parte di partner affidabili, creando un gruppo di paesi che “la pensano allo stesso modo” e che vogliono rafforzare la filiera globale tramite l’Organizzazione Mondiale del Commercio.

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