Sin da subito, ci si è accorti dell’infruttuosità del Registro delle Opposizioni in quanto non blocca le chiamate da parte dei propri gestori (che siano operatore telefonico o fornitore di energia) ma soprattutto non blocca le chiamate da call center esteri o che operano in maniera illecita; senza contare il fatto che essere iscritti al Registro delle Opposizioni significa essere teoricamente eliminato dalle liste in cui si è stati aggiunti in passato ma correre comunque il rischio di esservi reinserito successivamente.
Sono molte le persone che in rete lamentano il contatto incessante da parte dei centralini nonostante l’iscrizione al Registro, e sull’argomento si è espresso il ministro delle Imprese Adolfo Urso. Per compensare questi problema sarebbe necessario “rafforzare il raccordo con le istituzioni preposte all’ispezione”, facendo esplicito riferimento ad Agcom e al Garante della privacy. Stando ai dati che circolano, 1 persona su 2 continuerebbe a essere chiamata anche dopo l’iscrizione, proprio per le criticità di cui sopra.
Un’alternativa ce le forze al governo stanno valutando è l’introduzione di una sorta di registro del consenso, cioè obbligare le aziende a poter chiamare unicamente quei numeri che sono stati volontariamente inseriti al suo interno; anziché un sistema opt-out in cui chiedere di non essere chiamati, quindi, un sistema opt-in in cui dare la possibilità di essere chiamati. Ancora più radicale è l’opinione dell’esperto di privacy Fabio Pompei, secondo cui sarebbe necessario un portale unico che desse la possibilità ai cittadini (tramite SPID) di sapere in tempo reale chi conosce i propri dati e come li sta utilizzando.
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