Ci siamo lasciati alle spalle un trimestre che ha rimarcato per l’ennesima volta la crisi tecnologica che sta affliggendo moltissime delle realtà mondiali, Big Tech comprese. Le sfide da affrontare nel mercato sono molte, fra fra inflazione in aumento, tassi di interesse in crescita, domanda dei consumatori in calo e un dollaro forte a scapito di valute come yuan, euro e sterlina. E la pubblicazione degli ultimi dati finanziari da parte delle più grosse compagnie tecnologiche al mondo non fanno ben sperare per il prossimo futuro.
La crisi del mondo tecnologico continua a colpire, anche i giganti del gruppo Big Tech
Basta farsi un giro sui vari indici di borsa per avere un assaggio delle conseguenze nefaste che la crisi di mercato sta avendo. Nel corso del 2022, realtà come Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft e Netflix hanno registrato perdite per 2,5 trilioni di dollari di valore finanziario. Ecco qualche esempio di andamento in borsa nell’ultimo anno:
⦁ Spotify -65%
⦁ Paypal -62%
⦁ Meta -58%
⦁ Netflix -56%
⦁ AMD -51%
⦁ eBay -50%
⦁ Adobe -49%
⦁ NVIDIA -47%
⦁ Intel -43%
⦁ TSMC -37%
⦁ LG -36%
⦁ Tesla -33%
⦁ Foxconn -32%
⦁ Amazon -31%
⦁ Google -30%
⦁ Airbnb -30%
⦁ Lenovo -28%
⦁ Microsoft -25%
⦁ Sony -24%
Non solo c’è un calo nella vendita di prodotti consumer, ma le difficoltà si fanno incisive anche nel mercato pubblicitario, per esempio. Alphabet e Meta hanno registrato vendite pubblicitarie piuttosto deboli, mancando l’obiettivo di crescita del Q3 2022. A inficiare in tal senso c’è anche Apple, che da quando ha permesso il blocco del tracciamento pubblicitario a milioni di persone ha danneggiato un business basato sulla profilazione di massa. Nonostante l’aumento di annunci, le entrate pubblicitarie di YouTube sono calate, contribuendo a una crescita solo del 6% per Alphabet, la più bassa dal 2013.
Ci sono problemi anche nel mercato cloud: Microsoft Azure sta rallentando nella crescita con il -35% nel Q3, e lo stesso si teme possa accadere ad Amazon. Senza contare che Microsoft sta avendo difficoltà anche nel business OEM, cioè la cessione delle licenze Windows ai produttori di PC, in calo del -15% (record negativo dal 2015). Questo a causa proprio del succitato calo del mercato informatico, che ha colpito non solo il mondo dei PC ma anche quello di tablet e notebook. Ma di tutti i settori, è quello degli smartphone che sta dimostrando le maggiori difficoltà nel contesto attuale.
E questo ricade a cascata su tutta la filiera produttiva globale, penalizzando tutte quelle compagnie che producono componenti utilizzate dai dispositivi consumer (e non). Nello scorso trimestre, LG Display ha registrato perdite per 532 milioni contro l’utile di 529 milioni nel Q3 2021; dopo due anni in positivo, il 2022 di LG registra perdite incisive e provoca tagli agli investimenti per 704 milioni. In materia di memorie, SK Hynix parla di un “deterioramento senza precedenti” per la domanda, con un crollo degli utili del -60% e tagli agli investimenti di oltre il 50% per il 2023; anche la rivale americana Micron sta subendo un flusso di cassa in negativo per la prima volta dall’inizio della pandemia. Se si parla di chip e semiconduttori, anche se TSMC ha goduto di un aumento profitti dell’80% nel Q3 (mai così tanti in 2 anni), ha deciso di tagliare gli investimenti del 10%.
Quando si parla di Big Tech si guarda perlopiù all’occidente, ma non va tanto meglio alla Cina. Sempre parlando di andamento finanziario dell’ultimo anno, colossi quali Alibaba, Tencent e Baidu hanno registrato un sono -62%, -56% e -50%. Ma del crackdown che il governo cinese ha messo in atto sul proprio mercato tecnologico riparleremo in un articolo dedicato.
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