Ecco quanto dipende il mercato smartphone da TSMC

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Giusto ieri abbiamo parlato dell’influenza di TSMC sul mercato degli smartphone, specialmente in un contesto di crisi dei chip dove le fabbriche taiwanesi sono un elemento sempre più essenziale dell’intera industria. Se nel corso del 2021 TSMC ha incassato qualcosa come 56 miliardi di dollari, è proprio perché dalla sua catena di produzione esce una quantità enorme di chip. Questi chip trovano spazio su moltissimi degli smartphone sugli scaffali di tutto il mondo, come dimostrano i dati di mercato pubblicati da Counterpoint Research.

TSMC punta ad avere il monopolio del mercato dei chip per smartphone

Di tutti i chipset per smartphone al mondo, nel Q1 2022 TSMC ne possiede il 69,9% del mercato generale, mentre in seconda posizione troviamo Samsung al 30%. Praticamente un duopolio a tutti gli effetti, che vede TSMC in decrescita rispetto al Q1 2021 del -9%, a causa del calo di produzione di MediaTek e del fatto che Qualcomm si è affidata a Samsung per la produzione del suo Snapdragon 8 Gen 1. Un SoC che non è stato particolarmente gradito, né dai produttori né dagli utenti, a causa delle sue scarse prestazioni energetiche; Qualcomm ha quindi proceduto a sostituire Samsung con TSMC per lo Snapdragon 8+ Gen 1, pertanto ci aspettiamo che nella seconda metà del 2022 le quote di Taiwan possano superare il 70%.

Se si guarda ai soli chip realizzati su nodi avanzati, cioè da 7 nm a 4 nm, TSMC ha il 65% del mercato globale; anche in questo caso, una percentuale destinata a salire nei mesi successivi, fra Snap 8+ Gen 1, MediaTek Dimensity 9000 e Apple A16 Bionic. Fra la perdita di Qualcomm come cliente e i problemi della divisione Exynos, non si prospetta una grande fine d’anno per Samsung Foundry. Anche perché per la prossima generazione high-end di Qualcomm si vocifera che sarà TSMC e non Samsung a stampare il futuro Snapdragon 8 Gen 2.

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Nonostante l’incredibile risultato di TSMC, Counterpoint fa presente che le spedizioni complessive di chipset per smartphone sono diminuite del -5% su scala annuale. I motivi sono molteplici e li conosciamo già bene, in primis la crisi economica cinese, ma anche perché nel 2021 i chipmaker avevano spedito più chip del previsto e i produttori hanno quindi scorte di magazzino da esaurire. Allo stesso tempo, le spedizioni in calo vengono compensate dall’aumento del +23% dei ricavi, merito della spedizione dei più remunerativi chip 5G.

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