Se da noi l’incubo del lockdown sembra essere svanito, in Cina vige una situazione ben diversa a causa della politica Zero Covid attuata dal governo Xi Jinping. Dopo il primissimo picco di casi dell’infausto 2020, la Cina ha rapidamente portato a livelli minimi il numero di contagi giornaliero, anche nei momenti in cui l’occidente ne era piagato. Ma è proprio nel corso del 2022 che la nazione asiatica ha subito un peggioramento; durante la scorsa primavera, la Cina ha registrato il più alto numero di contagi dall’inizio della pandemia. Questo ha portato il governo a mettere in lockdown intere città da decine di milioni di abitanti, attuando controlli sempre più stringenti affidandosi persino a robot e droni.
Di nuovi problemi per la Cina: il lockdown blocca il più grande mercato tech nel mondo
E se nel corso dei mesi passati la situazione sanitaria in Cina sembrava tornata sotto controllo, il mese di agosto ha subito una nuova impennata, e come prevedibile il governo ha agito. Nella popolosa città di Shenzhen, hub tecnologico mondiale che conta oltre 17 milioni di abitanti, è stato ufficialmente messo in lockdown il distretto di Huaqiangbei. Un nome che a molti non dirà molti, ma che è a tutti gli effetti il più grande mercato al mondo per la vendita all’ingrosso di tutto ciò che concerne l’elettronica. Nelle sue vie è possibile trovare moltissimi negozi e persino bancarelle dove acquistare di tutto: componenti per smartphone, computer, schermi, cavetteria, pezzi per progetti elettronici e tanto altro ancora.
Non a caso viene chiamata la “Silicon Valley dell’hardware”, rappresentando un fulcro per moltissime attività tech che operano nella regione del Guangdong. Di tutti i negozi, il più famoso è senz’altro lo Huaqiang Electronics World, un edificio di 6 piani che copre 120.000 mq dove è possibile acquistare qualsiasi cosa abbia a che fare con la tecnologia (a patto di saper parlare un minimo di cinese, soprattutto per contrattare il prezzo). Un’area di grande fermento tech, quindi, ma che per 4 giorni sarà costretta a chiudere per sottostare alle misure sanitarie delle autorità locali. Le uniche attività che potranno rimanere aperte sono quelle considerate essenziali, cioè supermercati, farmacie e ristoranti da asporto.
Adesso il rischio è che la chiusura di Huaqiangbei rallenti ulteriormente la catena di approvvigionamento globale, già sotto pressione da quando la pandemia ha reso più difficoltoso il commercio globale. Un brutto colpo anche per l’economia locale, dato che il settore tecnologica rappresenta il 20% del PIL di Shenzhen. Una situazione sempre più tesa, al punto da spingere figure di spicco come i capi di Huawei, Xiaomi e Tencent a parlarne pubblicamente, in una Cina dove difficilmente si criticano le scelte del governo.
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