In casa ho praticamente tutti i prodotti di Sonos. Ho la fantastica Sonos Arc (qui la recensione) connessa alla TV assieme al Sonos Sub (qui la recensione) e due Sonos One di seconda generazione a fare da satelliti per il surround wireless, ho due Sonos Five nello studio, ho un Sonos Move (qui la recensione), nella stanza da letto ho una Sonos Beam di seconda generazione (qui la recensione) e in giardino ho un Sonos Roam (qui la recensione). Insomma, sono sempre stato dell’idea che – soprattutto nel mondo dell’audio – quando si vuole utilizzare un sistema di qualità, bisogna accettarne il prezzo.
E quando parlo con qualcuno che effettivamente non è appassionato del settore, spiegandogli tutte le caratteristiche del sistema che ho deciso di montare praticamente in tutta casa, la sua risposta è sempre la stessa: “sì, ma costa tanto!”. È effettivamente una reazione più che lecita della quale, certamente, anche quelli di Sonos erano a conoscenza. Ma ora, hanno risolto il problema.
Sonos Ray è la nuova soundbar economica dell’azienda, più piccola e accessibile, ma con tutte le carte in regola per far capire anche ai meno appassionati quale sia davvero la qualità dei prodotti di Sonos. Una sorta di amo, con il quale tentare di fidelizzare gli utenti per poi spingerli verso l’ecosistema, con tutta (o quasi) la qualità audio di Sonos.
Indice
ToggleRecensione Sonos Ray: la migliore soundbar economica
Design e materiali
Appena si estrae Sonos Ray dalla scatola e la si accende, ci si rende conto che Sonos continua ad avere una marcia in più. Ed il motivo è semplice: la nuova soundbar economica del brand è decisamente più piccola rispetto a tutte le altre mai prodotte da Sonos, e nonostante la griglia di uscita audio sia totalmente frontale, gli ingegneri del brand sono riusciti ad integrare quattro trasduttori (due midwoofer e due tweeter ognuno dei quali gestito da un amplificatore di classe D) in grado di garantire un suono più che immersivo per una soundbar così compatta.
Una soluzione che stupisce in quanto a corposità del suono e bilanciamento delle frequenze, che difficilmente abbiamo avuto modo di ascoltare in prodotti di dimensioni simili alla Sonos Ray: parliamo di un prodotto con una lunghezza di circa 56 centimetri, alto 7.1 centimetri e profondo meno di 10 centimetri, che pesa meno di 2 kg.
La soundbar si può anche appendere al muro, ma con un accessorio da acquistare a parte, ed integra sostanzialmente due porte principali: quella per l’alimentatore e l’ingresso ottico digitale. Niente HDMI, quindi, e niente compatibilità con eARC: l’unica connessione disponibile nella Sonos Ray è quella ottica, il che la rende compatibile con la stragrande maggioranza delle TV ma, al contempo, le pone un grosso limite del quale parleremo a breve.
Superiormente è presente un piccolo led di stato che si potrà decidere di tenere acceso o spento, assieme a dei controlli touch con i quali si potrà gestire la riproduzione musicale, ed un ricevitore IR totalmente invisibile con il quale l’azienda ha tentato di ovviare proprio al limite dovuto alla connessione ottica: il controllo del volume.
Configurazione e Applicazione
Non basterà connettere la Sonos Ray al proprio televisore per poterla utilizzare a pieno. Perché tutto viene gestito tramite un’applicazione con la quale si connette tramite WiFi o cavo ethernet: è la Sonos S2, una nuova app che quelli dell’azienda hanno introdotto sia nel Play Store che in App Store in concomitanza dell’uscita della Sonos Arc, con la quale si potranno gestire tutti i parametri di sistema.
E nonostante Sonos Ray non integri alcun assistente digitale, si tratta comunque di un modello compatibile anche con Spotify, Amazon Music, Tidal e moltissimi altri servizi di streaming online, oltre che con AirPlay 2 di Apple.
Il processo di configurazione è comunque estremamente intuitivo, ed è strutturato in modo da poter essere portato a termine anche da chi ignora totalmente le dinamiche della tecnologia. Qualora si avesse anche un Sonos Sub, o una coppia di Sonos One da utilizzare come satelliti per il surround, l’associazione dei dispositivi sarebbe semplicissima.
Tutta la gestione degli speaker dell’azienda e, quindi, anche della nuova Sonos Ray avviene tramite l’applicazione di Sonos, disponibile sia per iOS che per Android. Il collegamento alla TV avverrà con il singolo cavo ottico ed appena accesa la soundbar ed avviata l’app, il sistema di Sonos ne rileverà automaticamente la presenza per dar via al processo di configurazione.
Tramite l’applicazione, poi, si potranno portare a termine due importanti procedure: l’ottimizzazione True Play e l’associazione del telecomando.
Chi conosce Sonos, conoscerà il True Play: si tratta di un processo di ottimizzazione del suono, grazie al quale (tramite l’analisi delle rifrazioni delle onde sonore) il sistema ottimizzerà la riproduzione in base all’ambiente in cui è posizionata la soundbar. Il processo è veramente molto semplice da portare a termine, e richiederà l’utilizzo di un iPhone o un iPad per poter catturare il suono. La pecca più grande dell’applicazione di Sonos sta però nel fatto che TruePlay è disponibile solo nella versione per iOS.
Vi consiglio poi di eseguire immediatamente anche l’associazione del telecomando, perché è solo in questo modo che si potrà controllare il volume di riproduzione della soundbar senza dover utilizzare l’app o il pannello touch. Il punto è questo: la connessione ottica rende impossibile il controllo diretto (da parte della TV) del volume di riproduzione, una cosa possibile ad esempio con eARC.
Eseguendo l’associazione del telecomando non dovrete far altro che avviare la procedura e puntare il telecomando della vostra TV verso la parte frontale di Sonos Ray: in questo modo la soundbar salverà il codice del telecomando e capterà il segnale di regolazione del volume. Insomma, diventa tutto più comodo, se non fosse che si tratta di una procedura che è possibile eseguire esclusivamente se la propria TV utilizza un telecomando ad infrarossi: i modelli più moderni, ad esempio, non possono sfruttare questa funzionalità perché utilizzano telecomandi Bluetooth, rendendo quindi la gestione del volume decisamente scomoda.
La prova d’ascolto
Come abbiamo già detto, rispetto alle dimensioni ultra-compatte, il suono della Sonos Ray è molto interessante, ed è caratterizzato dal tipico profilo audio del brand, equilibrato e corposo: i due bass reflex che accompagnano i mid-woofer fanno un lavoro egregio e la gamma media e gli alti sono sempre riprodotti in maniera molto naturale, senza la minima distorsione.
E nonostante manchi un qualsivoglia driver laterale, Sonos Ray è in grado di riprodurre un suono piuttosto immersivo. Buona anche la riproduzione dei dialoghi (una caratteristica importante, data la natura del prodotto), che può essere migliorata anche tramite una funzione di enfatizazione presente nell’applicazione.
Purtroppo però, data la natura della connessione, Sonos Ray non è compatibile né con Dolby Atmos né con Dolby Digital Plus: ovviamente supporta i formati Stereo PCM, Dolby Digital e DTS Digital. Ad ogni modo, la potenza c’è tutta: a volumi alti non si presentano mai distorsioni, ma c’è da considerare il fatto che rispetto alle altre soundbar prodotte dal brand, i bassi sono forse meno incisivi. Fortunatamente nell’app è possibile gestire l’equalizzazione della soundbar ed attivare la modalità Loudness: attivata ed eseguito il True Play, le cose cambiano radicalmente.
Tornando a noi, e tenendo sempre presente che stiamo parlando di una soundbar e non di un sistema multi-canale fisico, devo ammettere che la nuova arrivata in casa Sonos se la cava davvero molto bene.
Ho ascoltato diversi brani musicali, sia da Spotify, che da vinile (collegando il giradischi al Sonos Amp), che con file audio loseless e, se inizialmente i bassi tendevano un po’ a “gracchiare”, dopo l’ultimo aggiornamento il problema è stato totalmente risolto: sono rimasto sorpreso da quanto il suono rimbalzi nella stanza.
Prezzo e considerazioni
Se si valuta il prezzo di Sonos Ray rispetto a quello degli altri prodotti del brand, i 299 euro necessari per acquistarla sembreranno più che ragionevoli. E sì, mi rendo conto che se si confronta la cifra con quella che bisognerebbe spendere per acquistare una soundbar 2.0 più “tradizionale”, la Sonos Ray tutto sembrerebbe fuorché una soundbar economica.
Ma ve lo dico subito: a mio parere, il prezzo di questo prodotto è più giustificato e, se valutato in base alla qualità, la Sonos Ray è la migliore soundbar in quanto a rapporto qualità prezzo. Insomma, le soundbar che costano dai 200 ai 300 euro, non offrono in alcun modo una resa paragonabile a quella della neo-arrivata in casa Sonos.
Nella lineup del brand, Sonos Ray è ben posizionata soprattutto considerando che la Beam (Gen 2) costa 499 euro di listino. È un prodotto compatto, convincente, il cui solo limite è l’unica connessione ottica disponibile ma che garantisce una resa sonora che supera di lunga le aspettative.
N.B. Se non doveste visualizzare il link all’acquisto, vi consigliamo di disabilitare AdBlock.