Recensione Sonos Sub: è tra i MIGLIORI subwoofer wireless, ma la qualità ha un prezzo

Quando si parla di Sonos, si parla di qualità audio. C’è poco da fare. E quando si parla di qualità audio, nonostante l’avanzare delle tecnologie e l’incremento dell’offerta nel mercato dell’audio, continua a vigere una legge imprescindibile vecchia ormai decenni: se si vuole qualità, in questo mondo, bisogna accettare di spendere cifre non indifferenti.

L’abbiamo visto con la Sonos Arc, quella che probabilmente è la migliore soundbar per TV attualmente in commercio, l’abbiamo visto con il Sonos Move, che è riuscito a salire sul trono dei migliori smart speaker Bluetooth e WiFi, e lo ritroviamo con il Sonos Sub, un accessorio sicuramente meno “main stream”, che si potrebbe considerare un po’ come la ciliegina sulla torta per chiunque abbia un impianto composto da dispositivi dell’azienda.

È un subwoofer wireless, chiaramente compatibile esclusivamente con l’ecosistema Sonos, in grado di migliorare profondamente l’esperienza audio domestica e di garantire un suono più avvolgente e corposo. Ma la domanda è semplice: la sola compatibilità con una tecnologia, seppure molto apprezzata, può giustificare il prezzo di 799,00 euro? Perché, ammettiamolo, il Sonos Sub costa quasi quanto una TV di fascia medio/alta.

Recensione Sonos Sub: la ciliegina sulla torta per i sistemi audio Sonos

Design e materiali

Disponibile in due colorazioni (bianco o nero lucido), con un peso di ben 16 Kg e grande 389 x 402 x 158 mm, il Sonos Sub continua a seguire la filosofia dell’azienda statunitense con un design sobrio, minimalista in cui la cura per i dettagli è al massimo. Vista anteriormente ha una forma che tende al quadrato, con una piccola fessura acustica rettangolare al centro e praticamente nessun altro elemento di design invasivo.

Anteriormente è presente il logo dell’azienda e sul lato sinistro sono state inseriti una spia di stato ed un tasto fisico che si dovrà utilizzare esclusivamente in fase di associazione del subwoofer.

Data la presenza della fessura acustica e di due amplificatori di classe D con driver doppi a cancellazione di forza (che sono posizionati faccia a faccia), il Sonos Sub è in grado di scendere fino a 25 Hz e la sua frequenza di crossover più alta è di 110 Hz. Il che vuol dire che bisognerà fare molta attenzione al suo posizionamento: è importante assicurarsi che almeno un lato del sub non sia troppo vicino a muri o mobili, in modo da permettergli di “respirare” ed essere certi di ottenere le migliori prestazioni dei driver.

E ora una piccola curiosità sul posizionamento: il Sonos Sub non si può usare solo in verticale, ma è anche possibile posizionarlo orizzontalmente sul pavimento, a patto che si siano applicati dei piedini di feltro che, tra le altre cose, sono presenti nella confezione.

E sempre per quanto riguarda i piedini, quelli integrati nel subwoofer wireless Sonos che gli permettono il posizionamento verticale hanno una forma tale da ridurre al minimo le vibrazioni anche se, e questo è doveroso sottolinearlo, la gestione delle vibrazioni dipende moltissimo dal tipo di pavimento sul quale è appoggiato. Proprio grazie ai piedini, poi, si crea una sorta di zona incassata inferiore, nella quale sono stati posizionati gli ingressi per l’alimentazione ed una porta ethernet: il Sonos Sub è in grado di funzionare sia tramite connessione cablata, che tramite connessione WiFi 802.11b/g a 2.4GHz.

Processo di configurazione e Sonos S2 App

Non basterà connettere all’alimentazione elettrica il Sonos Sub per poterlo iniziare subito ad utilizzare. Perché, in quanto subwoofer WiFi, tutto viene gestito tramite un’applicazione con la quale si connette tramite WiFi o cavo ethernet: è la Sonos S2, una nuova app che quelli dell’azienda hanno introdotto in concomitanza con le vendite della Sonos Arc, con la quale si potranno gestire tutti i parametri di sistema, compresa l’associazione di un nuovo dispositivo.

Il processo di configurazione è comunque estremamente intuitivo, ed è strutturato in modo da poter essere portato a termine anche da chi ignora totalmente le dinamiche della tecnologia. Qualora si avessero altri dispositivi Sonos, essenziali per utilizzare il Sonos Sub, la configurazione guidata darà facoltà all’utente di scegliere in quale gruppo inserire il subwoofer.

Per chi avesse già avuto modo di utilizzare la vecchia applicazione dell’azienda, è importante sapere che già dal primo utilizzo si notano sostanziali cambiamenti sia per quanto riguarda la velocità che per quanto riguarda la stabilità: se nella vecchia versione si poteva inciampare in aggiornamenti firmware non andati a buon fine, ad esempio, con la nuova Sonos App S2 questi inconvenienti saranno solo uno spiacevole ricordo.

Ma la novità fondamentale della nuova applicazione è il supporto ai formati audio ad alta definizione che, assieme ad una ricerca più veloce nei vari servizi di streaming e ad una risposta praticamente immediata nella gestione degli altoparlanti (il controllo del volume, ad esempio, è a zero lag), non è per niente male.

La pecca più grande dell’applicazione di Sonos sta però nel fatto che TruePlay (del quale vi parlerò dopo, e che è fondamentale per ottimizzare le performance audio del Sonos Sub) è disponibile solo nella versione per iOS. Si tratta di un sistema di calibrazione del suono che si basa sull’acustica della stanza in cui è stato montato un qualsiasi speaker Sonos e che, tramite una procedura di un paio di minuti, ottimizzerà la resa audio dei dispositivi dell’azienda proprio in base alla stanza e al loro posizionamento.

La prova d’ascolto – Sonos Sub

Il Sonos Sub funziona praticamente con tutte le configurazioni Sonos, compreso il Sonos Amp, il che vuol dire che qualora si avesse deciso di utilizzare i propri speaker non wireless con questo sistema, si potrebbe sfruttare anche il subwoofer. Tra le altre cose, inoltre, da poco l’azienda ha introdotto la possibilità di utilizzare due Sonos Sub in contemporanea, una soluzione più che consona qualora si abbia la necessità di abbattere qualche parete di casa in vista di una ristrutturazione (sì, lo so, battuta pessima).

Ad ogni modo, in questi mesi ho testato il Sonos Sub nella configurazione più “naturale” che mi è venuta in mente, cioè in accoppiata con una Sonos Arc e già a livello di volume predefinito (cioè quello medio in un range che va da -15 a +15), l’incremento nelle frequenze basse è notevole: alternare l’ascolto con in Sub acceso o spento evidenzia un contrasto sorprendente.

Per quel che mi riguarda però, sono giunto alla conclusione che impostando il volume dei bassi a 5, la presenza di frequenze basse è più consona alle mie esigenze, anche se sono dell’idea che questa scelta varia molto in base al tipo di utilizzo che si farà del subwoofer.

Per la visione di film, ad esempio, a mio parere il livello di volume ottimale deve variare dallo 0 al 5, per determinati generi musicali i potrebbe spingere al 10, mentre per altri sarebbe meglio abbassarlo leggermente sotto lo zero.

Guardando Star Wars Episodio IV, ad esempio, la scena dell’esplosione della Morte Nera è pazzesca con il Sub impostato su volume 5, ma anche alzando il volume a 10 o a 15 (cioè con bassi fuori dal comune) sono stato piacevolmente colpito da un particolare: indipendentemente dal livello del volume scelto, il bilanciamento del suono e delle frequenze è sempre chirurgico e, ad alti volumi, sono totalmente assenti problemi di riproduzione. Insomma, sotto questo punto di vista quelli di Sonos hanno davvero fatto un ottimo lavoro.

Bisogna però fare più attenzione alla regolazione del volume del Sonos Sub qualora lo si utilizzasse esclusivamente per la musica: a volume 0, ad esempio, con alcuni generi musicali i bassi potrebbero essere poco percettibili, mentre con altri (tipo “Monster” di Kanye West) potrebbero sembrare troppo alti.

Ma la vera magia accade portando a termine l’ottimizzazione TruePlay. E dire che dopo aver effettuato la procedura il Sonos Sub cambia volto è dire poco. Il problema principale però, è che True Play attualmente è disponibile solo per iPhone e, a questo punto, la domanda sorge spontanea: chi ha uno smartphone Android, oppure non ha un iPhone o un iPad sufficientemente recenti per poter eseguire l’app Sonos S2, rimane fregato?

Ad ogni modo, una volta portata a termine l’ottimizzazione TruePlay le cose cambiano radicalmente. Ora la timbrica è completa, l’effetto “avvolgente” è più presenti e tutte le frequenze sono praticamente cristalline.

Prezzo e conclusioni

Sonos Sub è in vendita con un prezzo di listino di 799 euro. Una cifra decisamente non adatta a tutte le tasche e, soprattutto, a tutte le persone: un audiofilo accanito, ad esempio, potrebbe puntare ad un sistema cablato piuttosto che ad uno wireless. Ma quello di Sonos è un subwoofer eccellente che di rivolge a chi è già entrato nella mentalità dell’ecosistema dell’azienda.

Insomma, gli ingegneri di Sonos sono di nuovo riusciti a raggiungere perfettamente il loro scopo, producendo un subwoofer in grado di mantenere (se non addirittura superare) le aspettative dei loro clienti affezionati, che però continua l’altissima linea di prezzo dei prodotti dell’azienda.

D’altronde la qualità, soprattutto nell’audio, si paga, ma sarebbe meglio se fosse totalmente a disposizione anche per chi non ha un iPhone. Insomma, più passa il tempo, più sono convinto che la grandissima frammentazione Android, sarà sempre un limite per Sonos. E ragionandoci è una cosa piuttosto ovvia, perché tutto dipende dalla qualità, dal tipo, e dalla calibrazione dei microfoni con il quale si porta avanti il processo di ottimizzazione.

 

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