Seppur lentamente, il diritto alla riparazione sta prendendo piede: dopo l’annuncio di Apple nei mesi passati, adesso anche Samsung si aggiunge all’elenco. La compagnia sud-coreana ha annunciato ufficialmente il suo programma che permetterà la riparazione di alcuni dei prodotti del suo catalogo. Ecco quali e in che modo l’utente potrà sopperire in autonomia ai danni subiti sui propri dispositivi.
Dopo Apple, anche Samsung aderisce al diritto alla riparazione: ecco cosa cambia
Il concetto che sta alla base del diritto alla riparazione è quello di promuovere l’economia circolare e ridurre al minimo i rifiuti elettronici. Per il momento, il diritto alla riparazione di Samsung sarà valido sui modelli delle famiglie Samsung Galaxy S21, S20 e Tab S7+. Ma è già stato annunciato che in futuro Samsung prevede di espandere l’autoriparazione a più dispositivi.
A partire dall’estate 2022, i rispettivi possessori potranno acquistare componenti quali display, vetro posteriore e porte di ricarica: le parti sostituite potranno essere inviate a Samsung, la quale si occuperà di riciclarle. Non solo: l’azienda fornirà anche strumenti di riparazione e guide intuitive e dettagliate in collaborazione con iFixit, noto portale che da sempre promuove una maggiore semplicità nella riparazione di smartphone, tablet e simili.
Vedremo mai il diritto alla riparazione da parte dei brand cinesi?
Se da un lato abbiamo Apple, Samsung e Microsoft che hanno detto sì al diritto alla riparazione, rimane un grosso punto interrogativo sui vari brand cinesi. D’altronde aziende come Xiaomi (e sub-brand Redmi e POCO), OPPO, vivo, Realme e OnePlus fanno ormai parte ufficiale del nostro mercato occidentale. Nell’intera industria degli smartphone, tutte queste realtà cinesi rappresentano una grossa fetta del mercato, pertanto le loro decisioni hanno un impatto non trascurabile. Se si sommando le vendite in Italia di Xiaomi, OPPO e Realme si raggiunge quasi la metà dell’intero mercato nostrano.
Purtroppo, al contrario di Samsung e Apple, queste compagnie tendono ad avere il mercato proprio, cioè quello cinese, come riferimento per questo tipo di dinamiche. Diritti come quello della riparazione sono stati sollecitati dalle politiche occidentali, in particolari quella europea e americana. Resta da capire come si muoverà la Cina in tal senso e se le relative aziende si adegueranno al diritto alla riparazione. Probabilmente servirà anche una risposta da parte dei consumatori: se i clienti inizieranno a dare importanza a questo diritti, è possibile che i vari brand si adeguino e facciano lo stesso.