Addio caricatori in confezione, anche nella fascia bassa

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Era fine 2020 quando Apple fece parlare di sé, soprattutto in negativo, per la scelta di presentare iPhone 12 senza caricatore in confezione. Da allora, anche altri produttori hanno scelto di intraprendere questa direzione, vendendo smartphone privi del caricatore all’interno del box di vendita. Per esempio Samsung con la sua serie Galaxy S21, ma anche Xiaomi con il suo ex top di gamma Mi 11 nonostante i precedenti sfottò ad Apple. Una scelta che fa sempre molto discutere, nonostante la ragione di base sia tutto fuorché esecrabile.

Il perché il caricatore non viene messo in confezione è presto detto: salvaguardare l’ambiente. Le ragioni avanzate delle varie Apple, Samsung e Xiaomi è sempre la stessa: non mettere il caricatore nel box di vendita evita sprechi superflui di plastica e materiali rari. Non solo il caricatore non viene incluso, ma la confezione viene resa più piccola e utilizzate meno materie prime. Secondo questa idea, chi compra il nuovo smartphone privo di caricatore ne ha già uno in casa che può riutilizzare anziché gettarlo in un cassetto a prendere polvere.

Il nuovo low-cost di Realme non ha il caricatore in confezione: come mai?

Peccato che spesso ciò rappresenti un controsenso: ipotizziamo che chi compra iPhone 12 avesse prima un iPhone X, per esempio. Comprando il melafonino più recente, il possessore del vecchio modello non ha un caricatore compatibile con la nuova ricarica rapida (15W vs 20W), pertanto non può usufruire di una delle sue novità hardware. Di conseguenza, per poter ricaricare rapidamente iPhone 12 dovrà necessariamente comprare un caricatore a parte, finendo per consumare più materie di quelle che sarebbero state usate includendolo in confezione. Nel frattempo, Apple gongola perché può vendere iPhone a prezzo pieno e guadagnare anche dalla vendita del caricatore.

Ma potrei dire la stessa cosa anche per Samsung: chi compra S21 Ultra provenendo da S20 Ultra, passa dall’avere uno smartphone che si carica a 25W a uno a 45W. Ancor più che nel caso di Apple, qua sarà d’uopo acquistare un caricatore ad hoc per poter vantare una ricarica molto più rapida. Anche Xiaomi ha provato a fare lo stesso, ma scegliendo la via probabilmente migliore: in Cina Mi 11 non ha il caricatore in confezione, ma c’è anche una variante che lo comprende (a prezzo invariato) per chi ne avesse bisogno.

Dopo i succitati esempi, nel corso degli ultimi anni la scelta di rimuovere il caricatore dalla confezione si è fatta strada anche nelle fasce più economiche. Per esempio, i nuovi modelli per il segmento medio/basso di Samsung ne sono privi, ma non finisce qua. Anche un altro produttore che finora non si era adeguato a questo trend ha deciso di fare lo stesso: mi riferisco a Realme e al suo ultimo modello, Narzo 50A Prime. L’obiettivo dell’azienda è quello di “raggiungere l’obiettivo Double Zero nelle emissioni di carbonio entro il 2025“.

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Anche se parliamo di uno smartphone che costa poco più di 100€, il produttore ha scelto di adeguarsi alle scelte intraprese sui top di gamma Apple, Samsung e Xiaomi. Ma al contrario loro, la scelta di Realme si prospetta molto più efficace. Questo perché Realme Narzo 50A Prime è uno dei tanti telefoni che si ricarica a 18W, uno standard sì rapido ma in giro da parecchi anni. Perciò è molto più probabile che chi lo compra ne possieda già uno; al contrario, smartphone come Realme GT2 e GT2 Pro, a 65W e 150W, ne vengono dotati proprio in virtù del loro potenziamento della ricarica.

Nel frattempo, l’Unione Europea appoggia la scelta di brand come Apple, Samsung e Xiaomi di rimuovere il caricatore dalla confezione. Pertanto non ci stupirebbe che, da qui a qualche anno, sparisse dal box di vendita di molti degli smartphone di fascia medio/bassa: il problema resterà relativo ai top di gamma e alla volontà di alzare sempre l’asticella in termini di potenza del caricatore.

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