Pixel 6 e Pixel 6 Pro disponibili in Italia: cos’hanno in più rispetto agli smartphone cinesi?

Diciamocela tutta, seppure siano tra gli smartphone Android più interessanti, sin dal loro lancio internazionale (ad ottobre 2020) il Pixel 6 Pro ed il Pixel 6 non hanno avuto pace. E non l’hanno avuta perché quel mix di sinergia tra hardware e software promesso da Google, effettivamente ancora non si è visto. L’ultimo dei problemi è stato l’annullamento della distribuzione della patch di dicembre per problemi di connettività (corretti con la patch di Gennaio) ma, nonostante questo, i due nuovi Pixel – totalmente riprogettati – mi hanno sempre incuriosito parecchio.

Ed anche se ad ottobre sono rimasto piuttosto deluso dalla notizia che i nuovi smartphone di Google non sarebbero stati inizialmente venduti in Italia, devo ammettere che probabilmente è stato un bene, proprio perché il colosso della tecnologia ha così avuto modo di sistemare gran parte dei problemi dei quali soffrivano i due dispositivi al momento del lancio. Problemi di gioventù, certo, ma effettivamente problemi che non ci si aspetta da un’azienda come Google.

Le cose però ora sono cambiate, profondamente. Google Pixel 6 e Google Pixel 6 Pro sono ufficialmente disponibili anche in Italia e chiunque voglia acquistarli non dovrà più affidarsi a strani venditori esteri che tipicamente tendono ad alzarne il prezzo: Pixel 6 costa 649 euro, mentre Pixel 6 Pro costa 899 euro, ed entrambi sono acquistabili direttamente sullo store di Google.

Noi li stiamo provando da qualche settimana nella versione ufficiale che uscirà in Italia, e lo dico subito: nonostante non siano stati ancora del tutto eliminati, la maggior parte dei problemi software che in molti hanno evidenziato nelle versioni internazionali è stata risolta. Anche se c’è ancora un del lavoro da fare.

Ma il punto è un altro: con un prezzo di partenza di 649 euro, la lineup di Google è di fatto una di quelle con i prezzi più interessanti del mercato. E, per questo, ci siamo chiesti: cosa potrebbero avere in più i Pixel 6 di Google rispetto agli smartphone cinesi?

Cos’hanno in più i Pixel 6 e Pixel 6 Pro rispetto agli smartphone cinesi?

Aggiornamenti software più veloci e garantiti per 5 anni

Un’arma sicuramente a favore dei nuovi Pixel 6 e Pixel 6 Pro riguarda sicuramente gli aggiornamenti. Non è un segreto che la politica di supporto degli aggiornamenti di diversi brand sia quantomeno confusionaria, e sono poche (anzi, quasi non esistono) le aziende cinesi in grado di riuscire a competere con quanto promesso da Google.

Pixel 6 e Pixel 6 Pro entrano nel mercato Italiano con la promessa di ricevere aggiornamenti per altri 5 anni. Nello specifico, i nuovi smartphone di Google otterranno altri 3 anni di update di Android, e 5 anni di patch di sicurezza.

Aggiornamenti che, tra l’altro, saranno subito disponibili per gli smartphone di Big G, per poi essere distribuiti dagli altri brand. Insomma, se siete interessati a provare prima di tutti le novità del prossimo Android 13, allora dovete comprare un Pixel.

Niente GUI personalizzate, puro Android e Material You

Android 12 (così come tutti i futuri aggiornamenti) arriva nella versione full optional con i Pixel 6 e Pixel 6 Pro e senza alcuna personalizzazione. Che io non sia un fan delle GUI personalizzate è un dato di fatto e, dai, anche voi dovreste ammettere che in alcuni casi le varie MUI, ColorOS, One UI, tendono a stravolgere ed appesantire l’esperienza utente dell’OS di Google.

Con Pixel 6 e Pixel 6 Pro si potrà utilizzare il sistema operativo di Mountain View così come è stato pensato direttamente dall’azienda, ed utilizzarlo con la sua nuova veste grafica: Material You.

Ora, grafica a parte (perché effettivamente Material You ha un po’ stravolto la user experience di Android), l’esperienza d’uso dei Pixel è sempre piacevole e curata ed ormai è quasi esente di tutti i vari bug, lag e problemi che li hanno afflitti nei primi mesi. Navigando tra i menù ci si rende conto di quanti automatismi utili ci siano e soprattutto di quante opzioni spazzatura Google ci risparmi in modo tale da rendere lo smartphone davvero smart.

Un SoC fatto in casa, hardware su misura di Android

Pixel 6 e Pixel 6 Pro sono animati dal Google Tensor, il primo SoC per dispositivi mobili prodotto in casa Mountain View che sì, seppure qualcuno possa pensare che arrivi in Italia già vecchio (in effetti, un po’ è così), nei nostri test si è confermato un top di gamma a tutti gli effetti. Pensando ai numeri, le prestazioni che abbiamo ottenuto nei benchmark sono molto simili a quelli di uno Snap 888, ma senza il problema del surriscaldamento, almeno non così marcato.

Sia chiaro, non è un SoC esente da thermal throtteling e se spinto al massimo tende a riscaldarsi soprattutto in prossimità del tasto di accensione, ma il fatto che sia stato progettato su misura di Android, ha permesso a Google di ottimizzare alcune funzionalità del suo sistema operativo.

Una su tutte il machine learning, che in Pixel 6 e Pixel 6 Pro è stato migliorato non solo nella gestione intelligente della della batteria (la cui autonomia dovrebbe migliorare nel tempo, anche se inizialmente non fa gridare al miracolo) ma anche nell’applicazione fotocamera, che sfrutta un nuovo processore d’immagine personalizzato, nel sistema di traduzione in tempo reale, nel Now Playing ed in altre funzionalità intrinseche al sistema operativo.

Privacy e sicurezza con Titan M2

Pixel 6 e Pixel 6 Pro sono poi dotati del nuovo chip di sicurezza Titan M2, il cui nucleo centrale è il Tensor Security Core. Senza entrare troppo nel tecnico, i nuovi Pixel si servono di questo nuovo core per proteggere le user data keys in esecuzione, ottimizzare il Secure boot e comunicare con il Titan M2 in maniera del tutto sicura.

In linea di massima è un concetto molto simile all’Apple T2 che da qualche tempo Apple utilizza nei propri dispositivi, e la seconda generazione del chip dell’azienda di Mountain View utilizza un processore proprietario basato su architettura RISC-V. “Fully designed and developed by Google”, e mette a disposizione maggiore velocità, più memoria e resilienza ad attacchi avanzati.

Google Fotocamera

Conosciamo tutti l’app Google Fotocamera, ed i più appassionati sapranno che sono tanti gli utenti che la vorrebbero su uno smartphone cinese. Non per niente, esistono delle versioni modificate dell’applicazione per le foto di Google che alcuni sviluppatori hanno tentato di rendere “universali” ed instancabili in tutti gli smartphone Android.

Inutile dire che con i Pixel 6 e Pixel 6 Pro la si avrà di default, e la si potrà aggiornare in maniera del tutto automatica appena disponibile un update. Inoltre, anche grazie al machine learning di Tensor, nei nuovi smartphone l’app Fotocamera di Google è stata arricchita da diversi strumenti come il Magic Eraser (Gomma magica) per rimuovere oggetti e persone indesiderati, Face Unblur per correggere la messa a fuoco sui volti e Motion Mode per enfatizzare il movimento del soggetto inquadrato.

Ci sono poi anche quattro nuove tipologie di stabilizzazione elettronica per i video e l’effetto Foto in Movimento (che può essere utilizzato sia in Panning che con lunga esposizione).

Ciò che mi ha lasciato un po’ perplesso è la scelta dei sensori, soprattutto per quanto riguarda il Samsung ISOCELL GN1 da 50 megapixel della fotocamera principale, ed è chiaro che ormai non è più facile essere i migliori in quanto a foto. Ciò che però mi ha sempre spinto ad apprezzare il lavoro di Google, è il tipo di fotografia computazionale che da sempre accompagna i Pixel e la certezza assoluta di riuscire sempre ad ottenere un’immagine nel peggiore dei casi buona, e nel migliore dei casi eccellente.

Con Call Screen le telefonate (dei call center) le gestisce l’assistente Google

Poi c’è una chicca. Lo so, probabilmente non è una funzionalità univoca dei Pixel 6 e Pixel 6 Pro, ma loro già la hanno. Ricordate quando Google presentò le potenzialità di Duplex, una tecnologia che sfruttando l’intelligenza artificiale permetterebbe a Google Assistant di gestire le telefonate al posto nostro? Ebbene, con i nuovi Pixel si può iniziare ad utilizzare grazie a Call Screen.

Come funziona? Ad oggi è ancora utilizzabile solo manualmente, ma il concetto è semplice. Quando si riceve una telefonata, si potrà tappare sulla voce “Filtra chiamata” per far rispondere all’Assistente Google.

A questo punto, l’interlocutore potrà continuare a parlare (o riagganciare, nel caso) e spiegare il motivo della telefonata. La comodità starà nel dover ascoltare nulla, dato che la conversazione verrà trascritta a schermo in tempo reale. In questo modo, potremo capire se la chiamata sia di nostro interesse e cliccare su “Dimmi di più” (o su diverse ulteriori opzioni) per far continuare l’Assistant oppure decidere di intervenire vocalmente nella conversazione.

Pixel 6 e Pixel 6 Pro disponibili in Italia: i prezzi e quale scegliere

Pixel 6 e Pixel 6 Pro sono ufficialmente disponibili in Italia sullo store di Google, anche se in quantità limitata. Pixel 6 costa 649 euro, mentre Pixel 6 Pro costa 899 euro, e tutte le funzionalità di cui abbiamo parlato fino ad ora sono disponibili su entrambi i modelli: si possono acquistare direttamente sullo store ufficiale di Google.

Le differenze tra quello più economico ed il più grande sono relativamente poche: il design tra i due è molto simile, Google Pixel 6 Pro ha un display da 6.7” LTPO a 120 Hz QHD+, Pixel 6 ha un AMOLED da 6.4” a 90 Hz, la batteria è leggermente più grande sul Pro e cambia anche la fotocamera frontale (11.1 mpx sul Pro con FOV di 94°, contro una 8 mpx con FOV di 84°). Inoltre, Pixel 6 Pro integra una terza fotocamera posteriore, che è uno zoom periscopico 4X.

Insomma, gli smartphone di Google sono sicuramente in grado di superare come rapporto qualità/prezzo molti dei top di gamma lanciati con un prezzo di listino simile, ma il punto è un altro: arrivando così in ritardo, non è difficile ormai reperire alcuni dei modelli competitor ad uno street price nettamente inferiore. E questo, per Google, potrebbe essere un problema.


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