Con il debutto di Pixel 6 e 6 Pro, Google ha alzato l’asticella svelando la nascita del suo primo SoC proprietario Tensor. Un chip che la stessa Big G ha definito “una pietra miliare nell’evoluzione del machine learning”. Parliamo di un chip che non punta tanto alla potenza bruta, quanto alle nuove potenzialità che porta con sé in termini di intelligenza artificiale e automatismi. È stato sviluppato con quattro aspetti primari in mente – voce, linguaggio, imaging e video -, ma il suo debutto ha solleticato il palato anche i curiosi dei benchmark. Trattandosi del primo SoC mobile targato Google, c’è una certa curiosità su cosa sia in grado di fare rispetto alla concorrenza. Ma i risultati ottenuti potrebbero lasciare con l’amaro in bocca coloro che si aspettavano numeri da prima fascia.
Google Tensor mostra di cosa è in grado nei primi benchmark in rete
In fase di presentazione dei nuovi Pixel 6 e 6 Pro, la compagnia non si è sbilanciata molto in termini di specifiche tecniche del Google Tensor. Nei giorni successivi abbiamo scoperto trattarsi di un SoC a 5 nm prodotto da Samsung, contenente una CPU octa-core così formata: 2 x 2,8 GHz Cortex-X1 + 2 x 2,25 GHz Cortex-A76 + 4 x 1,8 GHz Cortex-A55. La struttura è quella tri-cluster adottata da molti SoC high-end del 2021, fra cui lo stesso Exynos 2100 ma anche lo Snapdragon 888. Tuttavia, se paragonato ai SoC top di gamma di Samsung e Qualcomm si evince come le specifiche scelte da Google siano un passo indietro. In particolare per l’adozione di core Cortex-A76, quando da anni i chipmaker sono passati ai più performanti Cortex-A78.
Il passo indietro si evince dai benchmark che testano la CPU come GeekBench. Fintanto che si parla di prestazioni single core il Google Tensor si comporta bene, dato che in ballo c’è il Cortex-X1 condiviso con gli altri chip di riferimento. Ma è in multi-core che Google Pixel 6 e 6 Pro non tengono testa a rivali basati su Snapdragon 888 ed Exynos 2100, forti di frequenze maggiori e core più prestanti. Senza contare che fra pochi mesi debutteranno i nuovi Snapdragon 898 ed Exynos 2100, con core Cortex-X2 e A710 che daranno un ulteriore boost.
Il confronto delle prestazioni computazionali si fa ancora più impietoso se si mette a paragone Google Pixel 6 e SoC Tensor con i melafonini. GeekBench ci mostra come anche un iPhone XS Max con A12 del 2018 sia in grado di fare meglio del nuovo smartphone Google. Senza stare a scomodare i più recenti iPhone 13 con A15, con punteggi che oscillano attorno ai 1.700 in single core e 4.800 in multi-core.
Differente è invece il discorso se si parla di GPU, che sul Google Tensor è un’unità grafica ARM Mali-G78 MP20, simile a quella vista sul Kirin 9000 che però gode di più core essendo MP24. Se paragonato sempre a Snapdragon 888, Exynos 2100 e Kirin 9000, Tensor dimostra di riuscire a fare meglio nei test 3DMark. Il punteggio è pari a 6.666, contro i 5.599 dello Snap 888 e i 5.668 dell’Exynos 2100. Se si guarda il benchmark Wild Life, Tensor ottiene 2.028 punti, poco sopra il Kirin 9000 ma ben sopra i SoC Samsung e Qualcomm.
Ma come anticipato, il vero punto di forza del Google Tensor è il segmento relativo al machine learning. A tal proposito, la piattaforma AI Benchmark evidenzia lo scarto rispetto agli altri chip, dimostrando come Google Tensor sia l’eccellenza in termini di intelligenza artificiale. A differenza della concorrenza, Tensor può vantare la presenza della TPU (Tensor Processing Unit), il motore dedicato alla gestione dei processi di machine learning. Ricordiamo che questi processi coinvolgono vari aspetti di Google Pixel 6 e 6 Pro, come le funzionalità fotografiche Magic Eraser per cancellare soggetti indesiderati e Motion Deblur per ottenere volti sempre a fuoco.
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