Era il 2018 quando Meng Wanzhou, CFO di Huawei nonché figlia del fondatore Ren Zhengfei, veniva arrestata in Canada sott’ordine degli USA. Una notizia che suscitò un certo scalpore, dando il via alle tensioni fra USA e Cina e che avrebbero portato qualche mese dopo al famigerato ban di Huawei. Conosciuta in Cina come la “principessa di Huawei”, iniziò a lavorare nel dipartimento finanziario della compagnia di famiglia nel 1998. Nel corso degli anni, ha scalato le gerarchie arrivando ad ottenere il posto di direttrice finanziaria (chief financial officer), nonché come vice-presidente nel consiglio di amministrazione.
C’era chi speculava che Meng Wanzhou sarebbe potuta succedere al padre come CEO di Huawei. Fatto sta che l’1 dicembre 2018, prima di partire per un viaggio da Vancouver ad Hong Kong, è stata arrestata dalla polizia canadese su richiesta degli USA. La motivazione? Accuse di cospirazione e frode di istituzioni internazionali. Per l’esattezza, Meng venne accusata di aver riscattato denaro per Huawei ma che in realtà sarebbe stato indirizzato a Skycom, una controllata di Huawei che avrebbe avuto relazioni commerciali con l’Iran. Relazioni che avrebbero avuto come oggetto la vendita di apparecchiature con tecnologie statunitensi, violando le sanzioni e i divieti imposti dal 2016 da USA ed Unione Europea.
Aggiornamento 25/09: dopo anni di trattative, il CFO di Huawei è stato scagionato e liberato dalla stretta degli USA. Trovate tutti i dettagli a fine articolo.
Il CFO di Huawei potrebbe tornare in Cina a breve: ecco gli ultimi risvolti
Nelle settimane successive, Meng venne rilasciata dietro cauzione, per quanto venne sottoposta a sorveglianza elettronica e ritiro del passaporto. Da allora, si è trovata costretta a non poter uscire dalla città di Vancouver ed essere monitorata 24/7 come parte dell’accordo cauzione. Gli USA richiesero poi alle autorità canadese l’estradizione, in modo da sottoporla a processo sul suolo statunitense. Non solo: nel gennaio 2019, gli USA hanno accusato il CFO di frode bancaria e telematica. Nello stesso periodo, fra l’altro, Huawei veniva accusata di furto di proprietà intellettuale ai danni dell’operatore americano T-Mobile.
Nel corso del 2019, gli avvocati di Meng Wanzhou fecero a loro volta causa contro il governo federale canadese, accusando di averla detenuta, perquisita ed interrogata prima dell’ufficializzazione dell’arresto. Una manovra che sarebbe stata attuata dalle autorità americane per entrare così in possesso di prove senza le quali non avrebbero potuto arrestarla.
Dal 2019 ad oggi, la diatriba legale è andata avanti a lungo, ma sembra che qualcosa si stia muovendo in favore di Meng. Come riporta Reuters, gli USA sarebbero disposti a porre fine al contenzioso, lasciando perdere l’estradizione ed ulteriori procedimenti penali. Le fonti riportano la richiesta di colpevolezza e il pagamento di una multa molto salata (non se ne conosce l’entità) nei confronti del CFO di Huawei.
Le parti sarebbero in trattative da settimane per delineare l’accordo, anche perché le udienze giudiziarie si sono conclude ad agosto e la data della sentenza è fissata per il 21 ottobre. Questo “ammorbidimento” da parte degli USA sarebbe anche legato all’arresto in Cina di due canadesi, di cui uno condannato ad 11 anni di carcere per accuse di spionaggio. Il rilascio di Meng Wanzhou è visto come una possibile trattative per far sì che la Cina faccia lo stesso, seppur le fonti non ne parlino apertamente.
Aggiornamento 25/09
Dopo tre anni di tira e molla fra oriente ed occidente, cadono le accuse che obbligavano Meng Wanzhou a rimanere in Canada in attesa che la diatriba giudiziaria si concludesse. Il CFO di Huawei, nonché figlia del fondatore Ren Zhengfei, è potuta così tornare in Cina, nella città di Shenzhen, a bordo di un volo Air China. La direttrice finanziaria è potuta rincasare in madre patria grazie all’accordo raggiunto fra il governo americano e quello cinese. Dopo aver ritirato la richiesta di estradizione dal Canada, il Dipartimento di Giustizia ha ritirato il proseguimento del processo. Dall’altro lato, Meng Wanzhou ha accettato di riconoscere le accuse americane, ammettendo le false dichiarazioni alla banca HSBC coinvolta nella frode.
Il Dipartimento di Giustizia ha affermato la sua “assunzione di responsabilità del suo ruolo principale nel perpetrare uno schema per frodare un’istituzione finanziaria globale“. A questo punto, il Dipartimento afferma di starsi continuando a preparare al processo contro Huawei. Processo dal quale potrebbero nascere implicazioni anche verso il ban Huawei.
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