Si sta facendo sempre più concreta la crisi dei chipset, un fattore con cui a inizia a scontrarsi anche il mondo degli smartphone. Sia Xiaomi che Realme hanno messo le mani in avanti, prevedendo aumenti di prezzo dovuti dalle difficoltà produttive derivanti dalla pandemia. Nel 2020 il lockdown generale costrinse molte fabbriche di semiconduttori a chiudere i battenti, per poi ritrovarsi subissate di ordini alla riapertura. Sull’argomento si è espressa anche Qualcomm, sottolineando come la dipartita di Huawei allieverà questa crisi.
Huawei incolpa il comportamento degli USA per la crisi dei SoC
Da quando il ban USA ha posto un pesante freno alla produzione di Huawei, la divisione HiSilicon ha quasi chiuso i battenti in ambito smartphone. Prima del ban, la realizzazione dei Kirin occupava buona parte della produzione di chipmaker come TSMC. Non dovendo più occuparsene, ecco che TSMC può concentrarsi nel soddisfare la richiesta di tutti gli altri partner. Ma della stessa opinione non è ovviamente Huawei, che si è espressa in merito proponendo un’altra prospettiva.
La verità, secondo molti addetti del settore, è che la crisi dei chipset non sia imputabile a difficoltà produttive, come potrebbero essere carenza di materie prime o simili. Il vero problema deriva dall’eccessiva domanda da parte delle aziende che, spaventate da quanto accaduto durante il lockdown del 2020, vogliono correre ai ripari. E dato che siamo ancora lontani dal ritenerci fuori pericolo pandemico, tutti i produttori stanno cercando di mettere da parte quanti più chipset possibili. Ciò che ne consegue è che tutti i chipmaker si ritrovano sommersi da un quantitativo di ordini fuori misura.
E secondo il presidente Huawei Eric Xu, è colpa di USA se si è instaurato questo comportamento da parte delle compagnie. Le azioni compiute durante la presidenza Trump avrebbero “generato sfiducia nel settore dei semiconduttori, danneggiando l’industria globale“. Questo clima di instabilità avrebbe portato le compagnie a temere ulteriore instabilità, anche se è oggettivo che questa non possa essere l’unica causa. Parlando durante il vertice degli analisti a Shenzhen, ha aggiunto che “le sanzioni statunitensi sono il motivo principale per cui assistiamo all’accumulo di scorte di panico delle principali società in tutto il mondo” e che “alcune di loro non hanno mai accumulato nulla, ma a causa delle sanzioni ora hanno tre o sei mesi di scorte“. La stessa Huawei fece lo stesso con il Kirin 9000, anche se di ciò si continua a dubitare in vista di Huawei P50 e Mate 50.
A parer mio, la principale fonte di rallentamento del settore è indubbiamente la pandemia. Oltre alla succitata chiusura dei chipmaker, c’è stato un sensibile aumento nella domanda di dispositivi elettronici, sempre più richiesti dalle persone chiuse in casa.
⭐️ Scopri le migliori offerte online grazie al nostro canale Telegram esclusivo.