Da quando il ban USA le impedisce di accedere alla filiera occidentale, Huawei si è rimboccata le maniche, a partire dalla creazione di HarmonyOS. Un’impresa quasi titanica, anche per un colosso come la compagnia cinese: creare un OS alternativo in quello che è a tutti gli effetti un duopolio fra Android ed iOS. Negli anni passati abbiamo assistito a svariati tentativi del genere: Symbian, Samsung Tizen, Blackberry 10, Sailfish OS, Ubuntu Touch, Firefox OS, MeeGo e WebOS, per citare i più celebri. Nessuno ci è riuscito, perciò la curiosità di vedere se Huawei farà la stessa fine o meno è molta.
Sin dal suo annuncio, Huawei ha rilasciato dichiarazioni spesso confuse su HarmonyOS, conosciuto in madre patria anche come Hongmeng OS. A volte presentandolo come un rivale di Android, altre no (forse per non scontentare troppo Google), asserendo che fosse tutt’altro rispetto ad Android ed iOS. In tutto ciò, metteteci il fatto che praticamente quasi nessuno in occidente ci ha potuto mettere le mani sopra in maniera approfondita e capirete come mai ci sia tutta questa curiosità.
Aggiornamento 30/04: dopo il comunicato di Huawei, apprendiamo da un leak l’effettiva compatibilità di Play Store con HarmonyOS. Lo trovate a fine articolo, prima del comunicato ufficiale.
Indice
Nuove immagini di HarmonyOS, ma la somiglianza con Android è palese
Con il rilascio della primissima Beta di HarmonyOS 2, questa curiosità si è ulteriormente accesa ed i primi utenti hanno messo in rete immagini e video con protagonista il nuovo OS di Huawei. Tuttavia, sin da subito si è diffuso un certo scetticismo nei suoi confronti, dettato dall’eccessiva somiglianza con Android. Non che ci sia nulla di male, ma perché allora affermare che HarmonyOS è un OS tutto nuovo, quando in realtà appare come un semplice fork di Android?
Per questo i colleghi di ArsTechnica hanno deciso di indagare ulteriormente, non senza riscontrare difficoltà nel farlo. A partire da un a dir poco invasivo processo di registrazione: contrariamente ad Android e iOS, i cui SDK sono liberamente scaricabili, Huawei richiede una foto dei documenti d’identità e della carta di credito (!), nonché vari dati anagrafici, e due giorni di attesa per i controlli del caso. E non c’è modo di bypassare tutto ciò: anche scaricando HarmonyOS per “vie traverse”, l’emulatore non funziona se non si utilizza un account verificato. E sin da qui si possono intuire le difficoltà: in che modo uno sviluppatore di terze parti dovrebbe essere incentivato nel fare questa procedura?
Ciò nonostante, Ron Amedeo si è cimentato nel farla per il bene del giornalismo (e delle nostre carte di credito). E sin da subito ci si imbatte in un’altra stranezza, ovvero il fatto che l’emulatore è in remoto. Molto probabilmente si tratta di uno smartphone vero e proprio collegato ad una rete intranet Huawei e chiuso in chissà quale ufficio in Cina. Anziché una simulazione in tempo reale, quello che si ottiene è un flusso video in streaming 720p, con ovvi limiti di qualità video e latenza.
Mettendo da parte queste “stranezze”, sin dall’accensione è palese che HarmonyOS si presenti come una copia 1:1 della EMUI 11. Ma ci sta: Huawei avrebbe optato per un approccio meno radicale possibile, in modo da abituare gli utenti ad una transizione più morbida possibile. Andando nelle informazioni software, come prevedibile non c’è alcun accenno ad Android, ma basta scavare più a fondo per trovare numerosi “indizi” sul fatto che HarmonyOS sembri sempre di più un reskin della EMUI 11.
Fra le app installate troviamo “Libreria servizi Android“, “Libreria condivisa Android“, “com.Android.systemui.overlay” ed altre ancora. Inoltre, altri pacchetti del genere sembrerebbero essere stati semplicemente rinominati da “Android” ad “HarmonyOS“. Basti vedere l’app “Sistema HarmonyOS“, il cui logo è quello di Android e che riporta la versione 10 (non era HarmonyOS 2?). Anche all’interno dell’AppGallery le app fanno riferimento ad Android 10, ma le “stranezze” non finiscono qua. Rispetto a come dovrebbe presentarsi una Beta di un nuovo OS, HarmonyOS sembra fin troppo completo. Questo perché ha praticamente tutte le features di Android: gestures, impostazioni, permessi, pagamenti con NFC, Tema Scuro, notifiche e quant’altro. Senza contare che all’interno dello stesso AppGallery non solo sono presenti numerosissime app (anche di Google), ma anche recensioni vecchie di anni.
Scavando in ogni dove, non è stato trovato nessun elemento di HarmonyOS che non sia presente anche su Android. Alla luce di tutto ciò, quello che fa storcere di più il naso non è come si fatto HarmonyOS, ma come venga presentato. Va benissimo che sia un fork di Android, ma perché parlarne come di un “nuovo OS” quando non pare esserlo? È ancora una Beta, per carità, ma dato che il 2021 sarà l’anno dei primi smartphone con HarmonyOS non sembra esserci il tempo per cambiamenti così tanto radicali da com’è adesso.
Di HarmonyOS esiste anche una versione open source, chiamata OpenHarmony, ma non sembra in alcun modo collegata ad HarmonyOS. In parole povere, OpenHarmony non usa app Android, ha un microkernel LiteOS di Huawei ma è solo per i dispositivi IoT. Le “stranezze” proseguono se si guarda a documentazione e pacchetto SDK. Nel 2019 venne presentato ARK Compiler, il nuovo compilatore che avrebbe migliorato l’efficienza di Android. Provando a cercare qualche suo riferimento, vista l’importanza per HarmonyOS, si è scoperto che praticamente non esiste più: il sito è offline (errore 404) e gli sviluppatori che l’hanno provato l’hanno definito come “una truffa” e “nemmeno finito a metà“. Per quanto riguarda l’SDK, sembra praticamente uguale ad Android Studio SDK.
Quali conclusioni trarre da tutto ciò?
Come affermato da Ron Amedeo, l’obiettivo di HarmonyOS sembra quello di “salvare la faccia” dopo il ban USA. Potendo soltanto utilizzare Android AOSP ma non i servizi Google, l’azienda avrebbe colto la palla al balzo per cercare di mascherare questo limite ed uscirne in maniera più “originale”. Anziché proporre una UI di Android (come la EMUI) ma che di Android ha soltanto le basi, riproporla ma in una chiave “proprietaria”. (Sì, sto usando tanti virgolettati perché voglio essere il più educato possibile).
Allo stato attuale, HarmonyOS non ha alcun senso di esistere fuori dalla Cina. E anche in Cina si pongono dubbi sulle affermazioni di volerlo proporlo ad altre aziende come Xiaomi, OPPO e vivo. A che pro utilizzare quello che è nient’altro che un fork di Android, quando qualsiasi azienda può farlo liberamente da sola?
Google Play Store funziona correttamente nella Beta 3 di HarmonyOS | Aggiornamento 30/04
Ad alcuni mesi (quasi 3) dal comunicato ufficiale di Huawei (che trovate qui sotto) da un leak del sempre attento Teme (RODENT950) abbiamo notizia che gli smartphone del brand, aggiornati alla Beta3 di HarmonyOS, possono essere tranquillamente compatibili con Google Play Store, così come gli smartphone Huawei con Android ma con i HMS. Ed infatti, lo smartphone in questione è un Mate 30 Pro 5G, quindi uno di quelli uscito dopo l’esclusione dai Servizi Google.
Questa notizia può aprire a due strade: la prima che conferma effettivamente quanto riportato dal comunicato, ma anche dalle indiscrezioni sopra, oppure che il fatto che uno smartphone precedentemente mosso da Android anche senza GMS e con HarmonyOS installato possa ancora avvalersi dello store di Google. Capiremo con i primi smartphone dotati del nuovo sistema operativo out of the box se questa cosa verrà confermata.
Comunicato ufficiale | 04/02
In risposta a quanto riportato da ArsTechnica, ecco il comunicato di Huawei Italia:
“Costruito sulla tecnologia distribuita di Huawei, HarmonyOS è un sistema operativo totalmente nuovo progettato unicamente intorno alle necessità di un futuro dove i dispositivi IoT sono progettati per coesistere e dialogare in modo massiccio. Può essere distribuito on-demand su un’ampia varietà di dispositivi, e adattarsi in modo flessibile a diverse risorse hardware e requisiti applicativi.
Pur garantendo che tutte le regole open-source applicabili siano rigorosamente rispettate, HarmonyOS sfrutta un gran numero di risorse open-source di terze parti, tra cui Linux, per accelerare lo sviluppo di un’architettura completa. Attingendo al codice open source di AOSP (Android Open Source Project), il quadro applicativo distribuito di HarmonyOS può coesistere con il quadro applicativo AOSP e supportare entrambe le API AOSP e HarmonyOS per offrire agli utenti la stessa esperienza di smartphone e tablet di prima e le esperienze differenziali cross multi-device.
Anche se alcuni elementi dell’interfaccia utente di EMUI 11 sono mantenuti nell’attuale beta per sviluppatori, HarmonyOS sarà lanciato con una nuova interfaccia utente insieme ai prossimi smartphone Huawei. Il programma beta per sviluppatori è ancora in corso, e siamo lieti di ricevere qualsiasi feedback dagli sviluppatori e dai partner che lavorano al nostro fianco per dare vita alla nostra visione di tutti gli scenari.“
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