Nel mentre ci si chiede se la presidenza Biden sarà più morbida nei suoi confronti, Huawei continua a ricevere accuse dal mondo occidentale. E quella di questi giorni è piuttosto pesante, visto che di mezzo c’è la persecuzione razziale di cui è accusata la Cina nei confronti degli uiguri. Dopo essere stata accusata (di nuovo) di spionaggio contro Cisco, l’azienda cinese è stata messa sotto i riflettori per la presunta creazione di un riconoscimento facciale in grado di individuare persone di questa etnia.
La questione degli uiguri è piuttosto delicata: se foste interessati, vi invito a farvi un’idea leggendo gli articoli dedicati de Il Post. Provando a riassumere, gli uiguri sono una minoranza musulmana di origine turca che vive nello Xinjiang, regione nord occidentale della Cina. In questa zona il governo attua un importante tracciamento della popolazione, a causa di problemi di terrorismo riscontrati dal governo e a tensioni politico/sociali legate ad etnia e religione. Più volte, poi, è stata denunciata l’esistenza di centri di detenzione dove circa un milione di uiguri vengono tenuti e “rieducati”. Campi di cui la Cina ha negato l’esistenza, nonostante ci siano a sostegno prove fotografiche, anche satellitari.
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Nuova accusa contro Huawei: avrebbe creato un sistema di scansione facciale per riconoscere gli uiguri
Ma in tutto ciò cosa c’entra Huawei? La redazione di The Washington Post ha portato l’attenzione su un documento ufficiale (adesso rimosso dal sito), scovato dal centro di ricerca IPVM, in cui si menziona un progetto di riconoscimento facciale realizzato nel 2018 in collaborazione con il gruppo Megvii. Gruppo è finito nella famigerata black list dagli USA, in quanto accusata di essere coinvolta nello sviluppo di tecnologie che favorirebbero i succitati comportamenti della Cina.
Questo sistema permetterebbe di inquadrare un gruppo di persone e riconoscere età, sesso ed etnia di ogni individuo. Ma quello che veramente ha destato attenzione è la presenza del cosiddetto “Allarme Uiguri“. Una feature che permetterebbe di inviare un avviso nel momento in cui compare sotto le telecamere un individuo apparentemente parte di questa etnia. Secondo la denuncia in atto, Huawei avrebbe partecipato alla creazione di questo sistema, mettendo a disposizione server, sistemi imaging e servizi di cloud computing. Huawei si è limitata ad affermare che il prodotto è soltanto in fase di test ma negando di aver fornito software. Megvii ha invece smentito di realizzare sistemi che minino alla sicurezza delle minoranze etniche.
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