Brutte notizie per coloro che si auguravano un riconciliamento fra USA e Cina: il programma Clean Network è stato appena annunciato e si prepara a far discutere. Sul sito del governo statunitense si legge che l’amministrazione Trump vuole proteggere privacy e informazioni sensibili dei propri cittadini e aziende. Il nemico è sempre il solito: il Partito Comunista Cinese, accusato di agire in maniera illecita nei confronti della popolazione globale. E dopo Huawei e ZTE, in questa morsa rischiano di finire aziende come Xiaomi, OPPO, China Mobile e molte altre ancora.
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Il programma USA Clean Network mira a far fuori tutti i contendenti dalla Cina
Il programma Clean Network si compone di cinque punti cardine che verranno adottati per proteggere le infrastrutture di telecomunicazione più sensibili. Il tutto è iniziato con il 5G Clean Patch annunciato dal segretario Mike Pompeo in primavera, con il quale il governo USA impedisce alle aziende non fidati, come Huawei e ZTE, di essere presenti negli impianti dei propri operatori telefonici. Ecco quali sono i cinque punti del Clean Network:
Clean Carrier
Il primo punto si ricollega al succitato 5G Clean Path: impedire agli operatori legati alla Repubblica Popolare Cinese di collegarsi alle reti statunitensi. Essi rappresentano un pericolo per la sicurezza nazionale, secondo l’amministrazione Trump, pertanto non possono più operare da e verso gli USA. Una conseguenza sarebbe l’impossibilità per operatori come China Mobile di offrire il roaming ai propri utenti quando si trovano in viaggio negli USA.
Clean Store
Il secondo punto l’abbiamo già trattato con la vicenda che vede TikTok a rischio ban negli USA, salvo acquisizione da parte di Microsoft. Il governo vuole rimuovere le app ritenute non sicure dagli store americani come Play Store e App Store, in quanto “minacciano la privacy, proliferano virus e diffondono propagando e disinformazione“.
Clean Apps
Ma non solo: il terzo punto fa sì che i produttori di smartphone cinesi non possano pre-installare o rendere disponibili le app affidabili nei propri store. In poche parole, aziende come Facebook, Instagram, Google e così via dovrebbero rimuovere le proprie app dagli store delle aziende cinesi. Huawei in primis, con un AppGallery che sta lentamente crescendo ma che così rischierebbe di subire una brutta battuta d’arresto. Ma l’effetto domino potrebbe colpire anche realtà quali Xiaomi, OPPO, Vivo e così via.
Clean Cloud
Il quarto punto tocca il mondo del cloud storage, negando alle realtà statunitensi di usare i servizi cloud di società come Alibaba, Baidu e Tencent. La volontà del governo è quella di “impedire che le informazioni personali più sensibili dei cittadini statunitensi e le proprietà intellettuali più preziose delle nostre aziende, compresa la ricerca sui vaccini COVID-19, vengano archiviate ed elaborate su sistemi basati su cloud accessibili ai nostri avversari stranieri“.
Clean Cable
Infine, il quinto punto riguarda la gestione dei cavi sottomarini che collegano gli USA con la rete internet di tutto il mondo. L’amministrazione Trump non vuole che essi possano essere utilizzati per la raccolta di informazioni da parte della Cina. Non si sa bene in quale modo, ma gli USA stanno lavorando con vari partner per garantire che questi cavi non siano soggetti ad essere compromessi.
Quale sarà il destino per le aziende cinesi?
È giusto specificare che nel manifesto del Clean Network non viene fatta esplicita menzione di alcuna azienda cinese in particolare, ad eccezione di Huawei. Non è chiaro, quindi, se le conseguenze ricadranno anche sulle succitate Xiaomi, OPPO e Vivo, per citare i brand principali. Anche perché, a differenza di Huawei, le ROM occidentali possono tranquillamente utilizzare i servizi Google, almeno per il momento. Pertanto l’impossibilità di caricare le app occidentali sui rispettivi store riguarderebbe unicamente la Cina, ma app come Facebook, Instagram e le varie di Google sono già assenti da anni.
Ed è proprio qua che spunta fuori il dilemma morale che deriva dal braccio di ferro in corso fra USA e Cina. Da un lato abbiamo un governo Trump che sta esercitando forti pressioni sul mercato tecnologico, additando la Cina di spionaggio ma senza mai fornire prove concrete in merito. Anche perché c’è chi giustamente potrebbe tirar fuori tutte le violazioni dei dati compiute più o meno volontariamente dalla tutta americana Facebook, per non parlare del caso NSA/Edward Snowden. D’altro canto, la Cina si è comportata in maniera sostanzialmente equivalente, impedendo ai propri cittadini di usare Google, i suoi servizi e tutti i vari social di derivazione occidentale.
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