Non è la prima volta che Xiaomi si trova suo malgrado sotto ai riflettori, con accuse dirette verso comportamenti ritenuti illegittimi. Negli anni varie voci si sono rincorse nel puntare il dito verso l’azienda di Lei Jun e ad un trattamento dei dati non sempre trasparente. Già nel 2014 accadde, così come nel 2016 e, più recentemente, a fine 2019, senza contare le molteplici accuse di plagio delle proprietà intellettuali altrui. Ma oggi voglio concentrarmi sulle ultimissime accuse ricevute da Xiaomi in merito ad una ambigua gestione dei dati raccolti tramite browser.
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Xiaomi risponde alle accuse ricevute dai media sulla gestione dei dati degli utenti
Tutto è partito dall’inchiesta avviata da Forbes, con l’ausilio di addetti ai lavori che hanno analizzato la situazione, fornendo prove più o meno concrete sul comportamento anomalo di Xiaomi. Vista la gravità della situazione, la società non ha tardato a rispondere per chiarire la faccenda ed allontanare le ombre gettate su di essa. Ma analizziamo la situazione da più fronti, per capire meglio quale possa essere la verità dei fatti.
Il primo a far scattare l’allarme è stato Gabriel Cîrlig, membro del team Bot Hunter, il cui obiettivo è placare la piaga di bot e malware che imperversano in rete. Durante le sue ricerche, Gabriel ha scoperto che sia Mi Browser che Mint Browser sono in grado di tracciare sia i siti visitati che le ricerche effettuate su Google e DuckDuckGo. A destare sospetto è stato il fatto che ciò avviene anche settando il browser in modalità Privata o Incognito, inviando i dati raccolti ai server privati di Xiaomi.
Xiaomi ha confermato questa raccolta dati, comprensiva di dati come “informazioni di sistema, preferenze, utilizzo delle funzionalità dell’interfaccia utente, reattività, prestazioni, utilizzo della memoria e log degli arresti anomali“. Non si specifica letteralmente, ma il motivo del perché anche avviene questa analisi URL è da ricercare proprio nelle “prestazioni”. Così facendo, Xiaomi è in grado di capire quali siti si aprono lentamente, capendo così come migliorare i propri browser.
Ad esporsi in merito è stato anche Manu Jain, vice presidente della divisione Global e general manager della divisione India. Egli ribadisce come la raccolta dati avvenga soltanto previo consenso degli utenti. E sì, la raccolta avviene anche in modalità incognita, ma in forma criptata ed anonima ed esclusivamente a fini statistici.
Avete effettuato l’accesso al Mi Account? Allora anche voi siete stati tracciati
La conferma riguarda anche la modalità Incognito, oltre a specificare che i dati vengono raccolti solamente dopo aver effettuato l’accesso al proprio Mi Account ed aver abilitato la sincronizzazione. A tal proposito, pare che, una volta effettuato il log in, anche sloggandosi la situazione rimanga invariata. Lo dimostra la testimonianza portata alla luce sempre da Gabriel e mostrata in video: