Rendersi indipendenti è una delle chiavi per la massificazione del profitto. E non è cosa per tutti, specialmente quando si ha a che fare con un mercato globalizzato dove la cooperazione con altre realtà è di facile accesso. Lo si può constatare nel segmento degli smartphone, dove molti possono lavorare grazie al contributo di altri produttori. È pressoché impossibile realizzare un qualsiasi tipo di dispositivo che non abbia componenti realizzati da aziende che, spesso e volentieri, sono anche dei competitors. Basti pensare a Samsung, principale fornitore di display, memorie e fotocamere, ma al contempo player del settore. Ma a quanto pare Vivo starebbe valutando di slegarsi dal punto di vista della produzione dei chipset.
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Lo dimostrerebbero questi brevetti, portati alla luce su Weibo dal leaker Digital Chat Station, depositati lo scorso settembre 2019. I protagonisti dei documenti sono, Vivo SoC e Vivo Chip, due denominazioni piuttosto vaghe e che non ci rivelano nessun dettaglio specifico. Ipotizziamo che verrebbero riprese le tecnologie ARM, integrando core Cortex anziché affidarsi a soluzioni totalmente inedite.
Ad oggi nel mondo Android ci sono soltanto due aziende in grado di prodursi i chipset in casa: Samsung e Huawei. Espandendoci al mondo dei telefoni in generale, anche Apple trae forza dal prodursi i SoC da sola, potendo così ottimizzare ulteriormente i propri prodotti, in combo con l’altrettanto proprietario iOS. E forse non è un caso che stiamo parlando dei 3 brand con più vendite al mondo, per quanto è evidente che questo 2020 non sia iniziato nel migliore dei modi. Stiamo anche parlando di 3 colossi della tecnologia con alle spalle finanziamenti enormi e che hanno iniziato a sperimentare anni fa, quando ancora la concorrenza non era così spietata.
In passato l’unica ad averci provato fu Xiaomi, con esiti tutt’altro che positivi, costringendo l’azienda a ritornare sui suoi passi. Per quanto non ci siano conferme in senso stretto, l’idea di realizzare un ipotetico Surge S2 è ormai stata abbandonata. Perché il problema non è soltanto realizzare un chipset, impresa già non facile di suo, ma anche e soprattutto renderlo competitivo. Lo Xiaomi Mi 5C lo ha dimostrato, con evidenti problemi di connettività ed efficienza che lo hanno prontamente reso un flop.
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