No, Xiaomi non prende in giro Huawei, ma è “colpa” di Google

xiaomi mi 10 google apps

Qualche giorno fa ha fatto parlare un articolo in cui segnalavamo un cambiamento significativo per la confezione di Xiaomi Mi 10 Pro. L’azienda ha deciso di apporre su di essa una scritta inedita che, vista la situazione fra Huawei e Google, poteva essere vista come una frecciatina alla rivale. Sul box si legge questo: “Mi 10 Pro, con facile accesso alle Google Apps che usate di più“. Uno slogan che mai si era visto prima sui telefoni Xiaomi (e non), per quanto essi integrino le Gapps già da tempo. La tempistica con cui arriva questa modifica alla confezione può far pensare al voler sottolineare un vantaggio rispetto a Huawei, ma così non è.

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Google vuole che sulle confezioni siano indicate le Gapps, secondo Xiaomi

Se ci fosse bisogno di ricordarvelo, nel 2019 succede il patatrac. Il governo USA a guida Trump decide di inserire l’azienda nella famigerata Entity List, impedendole di commerciare liberamente con le società statunitensi. Ciò toglie a Huawei la possibilità di usare l’ecosistema Google sui propri dispositivi, dovendo necessariamente affidarsi alle proprie forze. Per quanto il colosso cinese abbia le spalle grosse, è un gap oneroso da colmare, specialmente in poco tempo. Ed infatti la serie Huawei P40 arriva sul mercato priva dei servizi Google, per lo scorno degli utenti occidentali. Certo, l’AppGallery sta crescendo e accoglie sempre più app, è stato lanciato il sostituto di Assistant ed altro ancora, ma la strada è ancora in salita.

xiaomi mi 10 pro confezione huawei

Uniamoci la rivalità che storicamente scorre fra Xiaomi e Huawei e capirete come la malizia dietro ad una mossa del genere sia più che legittima. Ma l’azienda di Lei Jun ha voluto puntualizzare in merito, in modo da non dare adito ad ulteriori polemiche. Ecco quanto dichiarato dai portavoce:

Abbiamo notato che c’è una discussione sula confezione per il mercato internazionale degli smartphone Xiaomi. Al fine di evitare malintesi, la spiegazione è la seguente:

      1. Questa confezione deriva dai requisiti di promozione per i partner nell’ultimo accordo di cooperazione, similarmente al “Power by Android” all’accensione dei telefoni Android e l'”Intel Inside” per i computer.
      2. Poiché la versione precedente dell’accordo fra Xiaomi e i suoi partner è scaduta, Xiaomi entra a far parte del primo gruppo di produttori a contratto con la nuova versione di questo accordo, ed è anche il primo produttore a rilasciare nuovi prodotti dopo che è diventato effettivo.
      3. Speriamo che i produttori globali di smartphone possano cooperare senza problemi con tutti i partner per creare un ecosistema più ricco.

xiaomi mi 10 google apps

Questi requisiti fanno riferimento al nuovo MADA (Mobile Application Distribution Agreement). Si tratta di una nuova disposizione di Google per poter avere accesso ai servizi Google e che ha spinto Xiaomi a mettere questa scritta su Mi 10. Essendo scaduto di recente il precedente accordo, è per questo che vediamo comparire questa scritta soltanto adesso. Inoltre, Xiaomi è una delle primissime aziende che si è ritrovata a sottostare a questa novità, pertanto dovremmo vederlo nel prossimo futuro anche con altri produttori. In rete si rincorrono altre voci, fra cui i manager Vivo e Motorola che avrebbero confermato su Weibo la presenza di questo nuovo requisito.

Detto questo, è possibile che questa mossa da parte di Google sia anche per tracciare una linea di demarcazione più netta per gli smartphone con licenza Google. In poche parole, un metodo per sottolineare indirettamente ciò di cui gli smartphone Huawei sono privi.

Polemiche fra Xiaomi e Huawei? No, è tutta questione di “core”

Secondo le indagini di XDA, però, queste linee guide esistono già da tempo, ma sarebbero state applicate soltanto adesso da Xiaomi. Scendendo nello specifico, Google richiede che gli smartphone certificati possiedano il cosiddetto GMS Core, comprensivo soltanto delle seguenti app: Google, Chrome, Play Store, Gmail, Maps e YouTube. Tutte le altre app Google non sono obbligatorie, ma a discrezione del produttore. Ed è qui che scatterebbe il tutto: nel caso in cui si decida di installarne di aggiuntive, Google consiglierebbe di apporre la scritta “incriminata”, in modo da informare l’acquirente. Ed infatti la versione occidentale di Mi 10 Pro comprende anche le app Google Pay, Podcasts, Google One, Contatti, Calendario, Lens, Assistant e Google News. A questo punto non resta che attendere per capire se anche gli altri OEM si comporteranno di conseguenza.

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