Solitamente quando si parla di critiche nei confronti di Huawei parliamo del fronte occidentale, dal quale sono piovute in diversi casi. Spesso anche in maniera più che legittima, viste le accuse di furti intellettuali per i quali l’azienda ha dovuto pagarne le conseguenze in tribunale. Più raro è, invece, che ad avere da ridire sui comportamenti della società sia la Cina, vista l’importanza che il brand ricopre per la nazione. Ed è proprio il pubblico della madre patria ad avere parole non propriamente dolci per Huawei, in merito alla recente incarcerazione di un ex dipendente.
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Il trattamento applicato da Huawei ad un ex dipendente ha provocato le ire del pubblico
Ma facciamo prima un passo indietro. Il caso riguarda Huawei e Li Hongyuan, il quale ha lavorato per 13 anni per l’azienda di Ren Zhengfei. Non propriamente l’ultimo arrivato, quindi, ma la rottura è avvenuta in occasione del mancato rinnovo di contratto e conseguente trattamento di fine rapporto, altresì detto TFR. La negoziazione fra le parti aveva portato ad una compensazione di 380.000 yuan, circa 48.500€. Di questi, 304.742 yuan furono trasferiti tramite un conto privato, anziché uno aziendale, come solitamente avviene in queste circostanze.
Vista la “anormalità” della procedura, a questo punto è arrivata un’accusa da parte di Huawei di estorsione, la quale ha portato l’uomo in custodia, dove è stato detenuto per 8 mesi. Lo scorso mese d’agosto, infatti, Li è stato scagionato per “fatti penali poco chiari e mancanza di prove“, a testimonianza della situazione a dir poco anomala. Se ciò non bastasse, Li ha pubblicato una lettera aperta proprio verso il presidente Ren Zhengfei. Nel documento egli racconta non solo di come i documenti relativi al misfatto siano stati censurati, ma anche di come la sua incarcerazione sia stata un problema non di poco conto per la sua famiglia. A tal punto da provocare un malore mortale per suo padre ed un grosso spavento per suo figlio, pur concludendo con la volontà di voler prendere un caffè con Ren per chiarire meglio il tutto.
Non è tardata ad arrivare una parziale risposta da parte di Meng Wanzhou, figlia del fondatore che è rimasta vittima degli screzi fra USA e Cina, finendo arrestata in Canada. Forse proprio per questo la donna si è esposta in merito, affermando che “passione e sostegno dei cittadini scaldano il cuore, esprimendo costante fiducia, supporto e cura per l’azienda“. Ma ciò ha scatenato ulteriormente l’ira degli utenti, additandola di ipocrisia per il trattamento inferto al povero Li.
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