Anche se è arrivata la proroga di 90 giorni a salvare momentaneamente la situazione, per Huawei le cose non si mettono benissimo. Il ban da parte degli USA influirà non poco l’andamento commerciale dell’azienda di Ren Zhengfei, a partire dal rapporto con i principali partner. A partire da Google, passando per Intel, Qualcomm, Broadcom e tante altre realtà statunitensi. Come prevedibile, però, non si tratta di una notizia piovuta improvvisamente dal cielo, dato che Huawei era conscia già da mesi delle possibili conseguenze di tale decisione.
Sono mesi che Huawei si è preparata al “giorno del giudizio” da parte degli USA
L’inserimento di Huawei nella cosiddetta “Entity List” implica che le aziende americane succitate (e non) non possano commerciare con essa. Ciò significa che i prodotti hardware di Intel, per esempio, non possono più essere acquistati da Huawei se non previa concessione del governo americano, la quale, ovviamente, non arriverà quasi sicuramente. Ecco perché, secondo un report del Nikkei Asian Review, il gigante cinese ha ben pensato mesi addietro di bypassare questo embargo.
Per farlo ha messo da parte qualcosa come dai 6 ai 12 mesi di forniture hardware, anticipando la decisione dell’amministrazione Trump. Certo, si tratta di una soluzione temporanea, ma perlomeno la società ha un buon margine di tempo per poter mediare e cercare di ripristinare i legami con gli USA. Inoltre, sempre secondo queste fonti, Huawei avrebbe iniziato ad acquistare prodotti come chips, componenti ottici, per i moduli fotografici ed altro ancora da parte di produttori con base fuori dagli Stati Uniti. Fra l’altro, il governo Trump sta facendo pressioni anche alle aziende europee, in modo da far trovare Huawei con le spalle al muro. Ci auguriamo vivamente che si possa trovare una soluzione “pacifica”, anziché portare avanti queste guerre commerciali che non faranno altro che nuocere al mercato.
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