Come mostrato da questo insider su Twitter, schiarendo la foto del retro di Xiaomi Mi 9 si può notare questo particolare. Fra il primo secondo dall’alto e il secondo, infatti, si possono scorgere due pallini neri, i quali altri non sono che i sensori dell’autofocus laser. Fino ad ora i top di gamma (e non solo) targati Xiaomi hanno sempre avuto una messa a fuoco di tipo PDAF e, nei casi più recenti, Dual Pixel.
Ma che cosa cambia fra questo tipo di tecnologie? Quando si parla di autofocus PDAF si fa riferimento ad una messa a fuoco più software che hardware. Una piccola percentuale dei pixel viene sfruttata per carpire l’immagine e mettere a fuoco il soggetto inquadrato. Il vantaggio principale di questa opzione è la buona resa in foto e video con soggetti in movimento. Con l’autofocus Dual Pixel, invece, tutti i pixel vengono sfruttati per la messa a fuoco, con risultati migliori sia in termini di precisione che velocità. Ma la sua mancanza è dettata dall’utilizzo di un sensore Sony IMX586, il quale non supporta tale feature.
Infine, l’autofocus laser utilizza una componente hardware a sé stante (quei pallini neri), ovvero un emettitore ed un ricevitore. Un fascio laser viene proiettato e, sulla base di quanto tempo ci mette a tornare indietro, viene calcolata la messa a fuoco. Si tratta della tecnologia più veloce, nonché più affidabile con poca luce. Tuttavia, può avere qualche mancanza rispetto a quella Dual Pixel sui soggetti molto distanti (un panorama, per esempio). Per compensare questo aspetto viene in aiuto la tecnologia di autofocus ibrido, ovvero l’unione fra PDAF e laser.
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