All’interno del vasto catalogo di cuffie true wireless presenti sul mercato, le HolyHigh T8 sono una delle tante alternative a basso (ma non bassissimo) prezzo. Il concetto è sempre il solito, sia come design che come specifiche, ma c’è un aspetto che le rende più interessanti del solito. Sto parlando dell’autonomia, visto che la custodia offre una generosa batteria da 3000 mAh. Ma come si saranno comportate in generale? Scopritelo nella nostra recensione.

Recensione HolyHigh T8

Unboxing

All’interno della confezione troviamo la seguente dotazione:

  • HolyHigh T8;
  • custodia di ricarica;
  • sacca per il trasporto;
  • 4 paia di gommini di ricambio;
  • cavo microUSB;
  • manualistica.

recensione holyhigh t8

Design e qualità costruttiva

Dal punto di vista estetico le HolyHigh T8 non stravolgono le linee canoniche per questa tipologia di prodotto. L’unico accento è rappresentato dal LED rosso nella scocca, che ne indica l’accensione. Hanno dimensioni e peso contenuti e sono auricolari di tipo in-ear, con tutti i pro e contro che ne derivano. Inoltre, godono di certificazione IPX6 contro liquidi e polvere.

Leggermente più particolare è la custodia di ricarica e trasporto, che da subito si fa notare per le sue dimensioni oversize. Pesa 97 g (rispetto ai 50 g delle TicPods, per esempio) e, per quanto non esagerate, le dimensioni si fanno un po’ sentire in tasca. Questo per ospitare una batteria da 3000 mAh di cui vi parlerò più avanti

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Connettività e qualità audio

Il collegamento via Bluetooth 5.0 avviene piuttosto rapidamente: basta estrarle per accenderle e mandarle in pairing. Una volta connesse al proprio dispositivo, la volta successiva basterà estrarle per farle collegare autonomamente all’ultimo terminale abbinato. L’unico “fastidio” è la voce in cuffia che, a mio parere, poteva tranquillamente essere evitata. Ci informa se le cuffie siano connesse o meno al pairing, quale sia la destra o la sinistra ma più di una volta mi è capitato che dicesse “Connected” quando non lo erano. Le cuffie sono pilotabili tramite comandi touch, piuttosto completi e reattivi (per quanto con un certo lag):

  • singolo tap: Play/Pausa, Rispondi/Attacca chiamata
  • doppio tap L/R: traccia precedente/successiva, chiama ultimo numero
  • tenere premuto L/R: Volume -/+, Rifiuta chiamata
  • triplo tap: assistente vocale

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Il range di copertura è nella media, permettendoci di spostarci di qualche metro anche con più di 1 muro nel mezzo. Un aspetto positivo, fortunatamente sempre più diffuso fra le cuffie low-cost, è l’audio stereo in fase di chiamata, di buona qualità. C’è la possibilità di usare anche una sola cuffia, nel caso preferiste essere più coscienti dell’audio ambientale, così come collegare le due cuffie a due dispositivi differenti. Meno valido è il microfono, il quale capta la voce ad un volume sufficiente ma con un effetto un po’ metallico.

Come tutte le cuffie in-ear, anche le HolyHigh T8 offrono un ottimo isolamento acustico, vista la loro conformazione. Detto questo, la resa sonora di queste cuffie mi è piaciuta, soprattutto per un certo equilibrio fra frequenze basse, medie ed alte. L’output sonoro produce una certa spinta in quanto a volume, sia in chiamata che in ascolto musicale.

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Autonomia

All’interno di ciascuna cuffia c’è una batteria da 50 mAh, con cui ottenere circa 3.5 ore di ascolto continuo, sempre a seconda del volume che si utilizza. Come anticipato, il vero punto di forza è la custodia di ricarica, con una capiente unità da 3000 mAh. Ed infatti questa può trasformare in una powerbank all’occorrenza, vista la porta USB sul lato. Per quanto riguarda le cuffie, la ricarica completa impiega circa 1 ora, offrendo numerosi cicli di ricarica, per un totale superiore alle 100 ore.

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Conclusioni e prezzo

Visto il prezzo non esagerato su Amazon, soprattutto se si considera la spedizione con Prime, mi sento di consigliarvi queste HolyHigh T8, a meno che non abbiate particolarmente a cuore la qualità microfonica. Suonano bene, hanno un segnale stabile e la custodia offre un’autonomia probabilmente impareggiabile, a patto di sacrificare un minimo la portabilità.


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