Sale l’hype per Rabbit r1: il CEO svela se sarà mai un’app per smartphone

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Crediti: Rabbit

Non c’è solo Humane AI Pin: la new wave di gadget AI che sta nascendo è guidata anche da Rabbit r1. Potremmo definirlo una sorta di Tamagotchi AI, un dispositivo tascabile realizzato con Teenage Engineering (la stessa che ha lavorato con Nothing) e dedicato a usare l’intelligenza artificiale per risolvere i problemi quotidiani. L’idea della startup californiana è quella di creare un prodotto che trascenda il paradigma delle app, utilizzando un sistema operativo AI (Rabbit OS) che capisce quello che vuole l’utente agendo al posto suo.

Rabbit r1 va sold out, ci sarà mai un’app per smartphone? Risponde l’azienda

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Crediti: Rabbit

Il concetto di base si chiama Large Action Model (LAM), modello AI proprietario che imita quello che normalmente succede fra utente e app varie. Immaginate di dover organizzare un viaggio, operazione che normalmente richiede di usare un’app per i trasporti, una per il pernottamento, un’altra per il cibo e così via: ecco, Rabbit r1 si sostituisce a tutte queste app, e basta chiedergli “Organizza un viaggio a Londra” per fargli fare tutto a lui.

Almeno è questo il meccanismo, con tutte le variabili del caso e in base alla compatibilità con le app di terze parti. Fatto sta che, secondo il CEO Jesse Lyu, con Rabbit r1 “nasce una nuova era nell’interazione uomo-macchina“, nonostante sussistano i dubbi sull’effettiva utilità di avere un dispositivo dedicato unicamente a questo scopo. Sì, perché nel frattempo le varie Apple e Google stanno lavorando affinché i rispettivi Siri e Bard facciano altrettanto, col vantaggio di averli integrati direttamente nello smartphone.

A livello hardware, Rabbit r1 è un dispositivo MediaTek con supporto 4G, schermo da 3″, fotocamera che si gira a 360°, speaker, due microfoni, tasto fisico e porta USB-C; insomma, non propriamente un gioiellino tecnico, il ché conferma nuovamente come oggi conti sempre di più il software. A differenza di Humane AI Pin, però, l’idea di Rabbit è quella che r1 sia più un companion che un sostituto dello smartphone, un oggetto che punti più alla semplificazione di alcune mansioni che solitamente eseguiamo col telefono.

Proprio per questo, il CEO ha confermato che non ci sarà mai un’app mobile di Rabbit r1: farlo sarebbe come cedere la proprietà intellettuale al mondo, perché chiunque potrebbe prenderla, fare ingegneria inversa e capire come funziona; senza contare l’esborso economico e tecnico per gestire due app dedicate per Android e iOS. Al momento, Rabbit r1 è già andato sold out, e adesso si prepara per fare il suo debutto sul mercato anche in Europa.

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