Nel panorama odierno degli smartphone, uno dei trend che maggiormente sta spopolando, in particolar modo sul mercato asiatico, è quello dei display ad altissima luminosità. Lo abbiamo visto Xiaomi 14 Pro e vivo X100 Pro, entrambi settati per toccare i 3.000 nits, poi superati da Redmi K70 Pro a ben 4.000 nits e infine da OnePlus 12 coi suoi 4.500 nits. Numeri da capogiro, se si considera che fino a non troppi anni fa gli smartphone non andavano oltre la soglia dei 1.000 nits: ma è un’innovazione realmente utile o è mero marketing?
Il tuo smartphone ha un display ad altissima luminosità, ma forse non lo vedrai mai
Aziende come Samsung ed Apple adottano un approccio più moderato: se si prende Galaxy S23 Ultra, ha una luminosità massima manuale di 1.200 nits che arriva a 1.750 nits quando si trova sotto la luce solare, mentre iPhone 15 Pro Max è settato su 1.000 e 2.000 nits. Al contrario, brand cinesi come Xiaomi, OPPO, vivo e OnePlus hanno fatto dei nits una delle loro bandiere più recenti, sponsorizzando in pubblica piazza quanto siano luminosi i loro schermi. Tuttavia, quando si parla di nits (che si tratti di smartphone o meno) c’è da fare un doveroso distinguo, che le compagnie tendono a tralasciare perché andrebbe contro i loro intenti pubblicitari, finendo col ridimensionare certi raggiungimenti.
Solitamente, la luminosità massima di uno schermo è divisibile in tre categorie: quella più immediata è la luminosità manuale, cioè quella liberamente ottenibile dall’utente semplicemente interagendo con lo slider della luminosità disponibile nell’interfaccia del telefono. Per uno smartphone come Xiaomi 14 Pro, usando lo slider manuale ci si ferma a circa 700 nits.
C’è poi la luminosità di eccitazione globale, che possiamo indicare come la luminosità sotto il sole: in questo caso, l’utente non può intervenire perché a occuparsene sono i sensori di luminosità, incaricati di calibrare in maniera automatica e dinamica quanto debba essere luminoso lo schermo. Nel caso del succitato Xiaomi 13 Pro, può raggiungere circa 1.500 nits ma solo ed esclusivamente quando è direttamente esposto a forte luce solare.
Infine c’è la luminosità di eccitazione locale, cioè la luminosità in modalità HDR, che è poi il punto focale della questione. Quando Xiaomi 14 Pro viene pubblicizzato come capace di arrivare a 3.000 nits, l’azienda fa riferimento proprio a questa caratteristica. Questo significa che affinché lo schermo tocchi effettivamente i 3.000 nits è necessario che venga visualizzato un contenuto HDR (eventualità non propriamente frequente per molti), senza contare che tale luminosità viene raggiunta esclusivamente su un’area limitata pari a circa il 10% dell’intero schermo e non sulla sua interezza.
Insomma, avere uno smartphone in grado di spingersi fino a 2.000, 3.000, 4.000 nits e oltre non significa poterne usufruire frequentemente, vista la ristrettezza della circostanza di cui lo smartphone necessita per raggiungere tali livelli di luminosità; rispetto a quella parziale, quindi, la luminosità di eccitazione globale è un parametro più utile e reale, in quanto indica quanto l’intero schermo diventa luminoso quando ci si trova sotto il sole.
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