India vs Cina: nel mirino ci sono aggiornamenti e app pre-installate

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Vi ricordate quando l’India bloccò qualcosa come 300 app per smartphone della Cina? Da qualche mese a questa parte, la rivalità fra i due colossi asiatici si è intensificata, anche a causa delle tensioni geopolitiche che hanno vissuto nella loro storia. E si sa, tensioni del genere spesso (e non volentieri) si ripercuotono sul mercato, come dimostrano le azioni intraprese dall’India ai danni della scomoda vicina. Anche a causa della pandemia, i produttori tecnologici hanno acceso il proprio interesse per il suolo indiano, sia che si parli di vendite che di produzione, anche e soprattutto nel caso di Apple. Ma il mercato è composto in buona parte da marchi cinesi come Xiaomi, OPPO e vivo, contro cui il governo indiano continua a scagliarsi in vari modi, come nell’ultima vicenda legata alle app pre-installate.

L’India vuole bloccare le app pre-installate e controllare gli aggiornamenti, e guarda alla Cina

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Il Ministero dell’IT indiano ha infatti stabilito nuove regolamentazione che imporranno ai vari produttori di smartphone di non abusare della pre-installazione delle app sui propri dispositivi, e quindi consentirne la disinstallazione, come già avviene in Europa. Secondo quanto afferma un funzionario indiano, il motivo si lega alla sicurezza nazionale: “le app preinstallate possono essere un punto debole per la sicurezza e vogliamo assicurarci che nessuna nazione straniera, inclusa la Cina, lo sfrutti“. Tuttavia, si tratta di una procedura non di facile attuazione, visto che ciò comporterebbe non pochi problemi per lo sviluppo software, con produttori che si ritroverebbero a dover cercare soluzioni alternative per funzioni basilari come app store, fotocamera e così via; senza contare le app pre-installate secondo i vari accordi che i produttori prendono con le varie Meta, Google, ecc.

Si parla addirittura dell’imposizione di controlli sugli aggiornamenti del sistema operativo prima del loro rilascio, un’operazione mai vista prima e che potrebbe compromettere non poco il settore telefonico in quello che oggi è il secondo mercato al mondo e dove metà dei telefoni venduti sono di origine cinese. Un documento governativo riporta che “la maggior parte degli smartphone utilizzati in India ha app/bloatware pre-installati che pongono seri problemi di privacy e sicurezza delle informazioni“; documento che sarebbe nato da un incontro a porte chiuse con le aziende coinvolte, cioè Apple, Samsung, Xiaomi e vivo, i quali avrebbero un anno di tempo per adeguarsi.

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