Nonostante la Cina abbia smentito la notizia circolata nei mesi passati, la verità dei fatti è che il governo cinese sta cercando di mettere il bastone fra le ruote di marchi “occidentali” quali Apple e Samsung. Da tempo è in atto uno scontro tecnologico che vede da un lato la Cina e dall’altro gli Stati Uniti e alleati annessi, fra cui figura anche la Corea del Sud, patria di Samsung. Tutto è partito con il ban di Huawei, proseguendo poi con gli sforzi statunitensi per rallentare gli sforzi della nazione della Grande Muraglia nell’industria dei semiconduttori.
Apple e Samsung bannate in Cina: si inasprisce lo scontro tech con gli Stati Uniti
Come riporta Bloomberg, varie aziende statali e governativi in almeno otto province della Cina starebbero richiedendo ai dipendenti di utilizzare dispositivi cinesi sul posto di lavoro, sfavorendo le succitate Apple e Samsung. Questo sarebbe un passo in avanti per la Cina, visto che mesi fa il divieto che fece scalpore sembrava riguardare soltanto un piccolo numero di aziende.
La notizia ha prontamente colpito Apple, che ha subito un calo in borsa del suo titolo azionario di quasi il -3% nelle ultime 24 ore. Negli ultimi dieci anni, il mercato cinese è diventato sempre più significativo per Apple (al contrario di Samsung, la cui presenza è molto bassa): nel corso del 2022, le vendite nella nazione sono stimate per qualcosa come circa 70 miliardi di dollari, un salto in avanti notevole rispetto ai circa 15 miliardi del 2013.
Lo scorso settembre, un portavoce del Ministero degli Esteri cinesi affermò che “la Cina non ha emanato leggi e regolamenti per vietare l’acquisto di telefoni Apple o di marchi stranieri“. Ma anche se non si tratta di un vero e proprio ban, è un divieto formale che potrebbe ledere all’immagine e al blasone specie di Apple, che dalla Cina ricava praticamente un quinto delle sue entrate annuali, a vantaggio di una Huawei in risalita.