Se finora abbiamo conosciuto TSMC, acronimo di Taiwanese Semiconductor Manufacturing Company, adesso faremo la conoscenza anche di ESMC, questa volta European Semiconductor Manufacturing Company. Dopo mesi di trattative col governo tedesco, il chipmaker taiwanese sta finalmente ufficializzando il suo debutto nel continente europeo, per la prima volta nella sua storia. Dopo decenni passati a operare esclusivamente fra Taiwan e Cina, negli ultimi anni si è espanso anche verso occidente, prima negli Stati Uniti e adesso anche in Europa.
ESMC è la joint venture dell’Europa con TSMC: ecco cosa cambierà da adesso in poi
È così che il consiglio di amministrazione di TSMC ha ufficialmente approvato un investimento pari a 3,5 miliardi di euro per dare via alla costruzione della sua prima fabbrica in Europa, che in totale costerà oltre 10 miliardi con l’apporto dei fondi tedeschi ed europei tramite EU Chips Act. Lo stabilimento prenderà posto nei pressi della cittadina sassone di Dresda in Germania, e lo farà sotto il nome di ESMC. Nasce quindi una vera e propria joint venture con alcuni dei principali chipmaker europei, di cui TSMC avrà il 70% delle quote; il restante 30% sarà spartito dalle tedesche Bosch e Infineon e dall’olandese NXP, ognuna col 10% dell’impianto.
L’alleanza con queste tre realtà europee sottolinea il perché TSMC abbia deciso di espandersi in Europa, cioè la volontà di affermarsi ulteriormente nel mercato automobilistico. Da quando il settore divenne il più colpito dalla crisi dei semiconduttori in tempi di pandemia, le compagnie coinvolte si sono mosse affinché ciò non si ripeta in futuro. L’industria automobilistica è uno dei settori più importanti dell’economia in Germania, contribuendo per circa 70 miliardi di euro nel 2022, praticamente il 5% del PIL annuale e il 5% della forza lavoro tedesca.
I lavori per la prima fabbrica ESMC partiranno nella seconda metà del 2024: l’apertura è prevista per il 2027, darà circa 2.000 posti di lavoro e dai suoi impianti usciranno 40.000 wafer al mese sui nodi CMOS a 28/22 nm e FinFET a 16/12 nm; parliamo quindi di semiconduttori di passata generazione ma comunque sufficienti per il mondo automotive, dove la corsa ai nanometri è meno necessaria. Al contrario, Intel sta lavorando per aprire la sua prima fabbrica in Germania e lo vuole fare con microchip di futura generazione, nella speranza che qualcosa si muova anche in Italia.