Basta offerte false? Amazon sta aggirando il decreto Omnibus, e può farlo

decreto omnibus

Il decreto Omnibus vorrebbe rivoluzionare le abitudini dei consumatori nell’approcciarsi al mondo dello shopping (soprattutto online), cambiando le regole del mercato per come le abbiamo conosciute finora. Uso il condizionale, però, perché l’obiettivo di eliminare i prezzi ingannevoli è sì virtuoso ma anche complesso da applicare ai player in gioco. Ma se da un lato molti negozi di riferimento si sono adeguati, dall’altro c’è un colosso come Amazon che invece sta continuando ad applicare le regole precedenti, come evidenziato dai colleghi di DDay, e il problema è che probabilmente può farlo “grazie” all’interpretabilità della legge in questione.

Ecco come Amazon sta bypassando il decreto Omnibus e “ingannando” sui prezzi

Direttiva Omnibus

Se siete soliti bazzicare il mondo dell’e-commerce, allora molto probabilmente sarà capitato anche a voi di incappare in false promozioni in cui il venditore millanta che il prodotto sia pesantemente scontato prendendo come riferimento un prezzo palesemente fuori mercato e ritoccato artificiosamente per ottenere lo sconto per le allodole. Ed ecco che lo smartphone di turno, il cui prezzo medio è di 200€, viene “scontato dell’80%” fingendo che prima costasse 1.000€. Per evitare che ciò accada, dal 3 luglio 2023 il decreto Omnibus obbliga i negozi fisici e digitali, a esporre il prezzo più basso negli ultimi 30 giorni in caso di variazioni.

Il venditore viene così disincentivato ad alzare artificiosamente il prezzo per poi calarlo e spacciarla come offerta, perché in tal caso sarà obbligato a esporre il reale prezzo medio mensile. E facendosi un giro sui vari MediaWorld, Unieuro, Trony e compagnia varia, ci si accorge che effettivamente le “promozioni” col prezzo barrato sono sparite in favore del prezzo reale di mercato. Purtroppo questo non sta accadendo su Amazon, dove la metodologia è differente.

Nell’esempio riportato dai colleghi di DDay, un prodotto come l’SSD Crucial P3 Plus 4TB che costa 214€ ha come prezzo barrato di 534,99€, lasciando supporre che ci sia un corposo sconto del 60%. Ma sempre su Amazon, un’altra inserzione dello stesso prodotto ha come prezzo al pubblico 197€ e quello barrato di 207,44€. La differenza? La prima inserzione è di Amazon, la seconda di un venditore di terze parti. E basta utilizzare un’estensione Chrome come quella di Keepa per verificare che nell’ultimo mese l’SSD venduto da Amazon è sempre costato circa 210€, e che quel prezzo di oltre 500€ fa riferimento al periodo di fine 2022, quando per un breve periodo i prezzi si inflazionarono, visto che al lancio costava circa 470€.

Uno sguardo più attento svela qual è il “trucco” che usa Amazon: il prezzo barrato indicato dal venditore dell’SSD è il “Prezzo mediano“, che viene “calcolato come la mediana dei prezzi pagati dai clienti, esclusi i prezzi promozionali”, e ciò “significa che il 50% dei clienti ha acquistato quel prodotto ad un prezzo inferiore rispetto al Prezzo mediano e il 50% ad un prezzo superiore“. Nel caso dell’SSD venduto da Amazon, invece, il prezzo barrato è il “Prezzo consigliato“, cioè “il prezzo di vendita stabilito dal produttore e fornito dal produttore, fornitore o venditore. Amazon mostra il Prezzo consigliato solo se il prezzo applicato su Amazon.it o da almeno un rivenditore è stato pari o al di sopra del Prezzo consigliato“.

Secondo il decreto Omnibus, l’obbligo di indicare il prezzo più basso degli ultimi 30 giorni vale soltanto quando c’è una variazione di prezzo, ma secondo la logica di Amazon su questo SSD (ma l’esempio vale per altre migliaia di prodotti) non è in atto una riduzione del prezzo, e affiancare il “Prezzo consigliato” a quello reale è sostanzialmente un confronto fra il prezzo deciso inizialmente dal venditore e quello proposto da Amazon. Secondo la legge europea, il decreto Omnibus non si applica “agli annunci pubblicitari di carattere generale che promuovono l’offerta del venditore confrontandola con quelle di altri venditori senza evocare o creare l’impressione di una riduzione di prezzo, ad esempio «prezzi migliori/più bassi»“.

In poche parole, basta non usare parole come “offerta“, “sconto“, “promozione” e così via per non violare la legge in questione. E infatti, nella pagina Offerte di Amazon, i prodotti sono accompagnati dalla dicitura “Prezzo più basso recente“, dove effettivamente il prezzo barrato corrisponde (secondo Keepa) al prezzo precedente nell’ultimo mese. Ed ecco che gli sconti si fanno più modesti: niente tagli del 60%, 70%, 80% bensì promozioni più realistiche del 10%, 20%, 40%. Ma il problema sta tutto nell’interpretazione: secondo Amazon, quel “-60%” accanto al prezzo dell’SSD non è uno sconto perché rispetta la legge, ma è evidente che agli occhi del consumatore ciò possa apparire come uno sconto. E se basta togliere la parola “Offerta” e lasciarla sottintesa per aggirarlo, evidentemente il decreto Omnibus ha fallito sin dal principio, perché dopo Amazon non ci vorrà molto prima che anche le altre catene si adeguino.

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