80 miliardi di euro: è questa la somma in ballo del progetto espansionistico organizzato da Intel in Europa e nel quale rientra, o meglio, rientrerebbe anche l’Italia. Il condizionale è quasi d’obbligo da qualche mese a questa parte, da quando è apparentemente scemata la possibilità che il chipmaker statunitense apra il suo primo impianto sul suolo italiano. Nelle ultime settimane, sono andati avanti i lavori per l’apertura in Germania e in Polonia , a cui adesso si aggiunge anche quella in Israele per 25 miliardi di investimenti.
Il presidente del veneto Luca Zaia parla della situazione sulla prima fabbrica Intel
Finalmente, dopo mesi di indiscrezioni in assenza di notizie ufficiali, a parlare è Luca Zaia, presidente del Veneto dove sorge una delle aree valutate da Intel come papabili per la costruzione della fabbrica. “Ci sono dibattiti in Germania e Polonia che non sono irrilevanti, ma nella fase di selezione e short list i veneti ci sono a pieno titolo“, ha affermato Zaia per fugare i dubbi sorti dopo le suddette notizie riguardanti Germania e soprattutto Polonia. Quello che sorgerà a Magdeburgo saranno infatti due fabbriche di stampa dei wafer per microchip avanzati (si parla di 1,8/2 nanometri), mentre l’impianto polacco si occuperà della fase assembly & test.
Sulla vicenda si è espressa anche Intel, affermando che quello polacco “è un impianto differente e non sostituisce quello oggetto di interlocuzioni aperte con il governo italiano“. Gli investimenti sono simili, economicamente parlando: degli 80 previsti per tutta l’Europa, l’apertura in Germania avrà un costo di 30 miliardi, l’espansione degli impianti in Irlanda costerà 12 miliardi, mentre in Polonia e Italia le cifre si aggirano rispettivamente sui 4,6 e 4,5 miliardi. Ma a differenza della Polonia, quello italiano sarebbe un impianto di packaging, in poche parola la sigillatura finale del microchip nel contenitore che lo rende collegabile alla scheda madre.
Dei 4,5 miliardi previsti, il governo italiano sarebbe disposto a finanziarne fino al 40%, con lavori che partirebbero fra 2025 e 2027.
Al contrario della Germania, però, non è ancora stato raggiunto un accordo fra Intel e Italia: come afferma Luca Zaia, “dobbiamo attendere la decisione di Intel, non su dove farlo, ma se lo farà davvero. Il governo si è attivato e ha avuto modo di incontrare i vertici. Noi, da parte nostra, abbiamo fatto carotaggi di terreni e immaginato un’area anche maggiore di quella necessaria. Per noi Intel è il ‘non plus ultra’, ma dopo aver lavorato così tanto su quell’area, posso dire che resterà ideale da candidare a livello internazionale. Di movimento ce n’è, ma oggi siamo solo concentrati sulla partita Intel“. Nel frattempo, il consiglio regionale veneto ha approvato il piano “Azioni regionali per l’insediamento di Intel nel territorio veronese” con cui favorire la sinergia con la compagnia americana e intensificare la fase precontrattuale: in poche parole, cercare di chiudere l’accordo.
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