Recensione Huawei P60 Pro: foto ECCELLENTI, ma a che PREZZO!

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Sarò onesto ragazzi: provo tanti smartphone durante l’anno, ma mai nessuno di questi (a prescindere dalla fascia di prezzo) mi aveva convinto a togliere la SIM dal mio smartphone principale (che per inciso, è un iPhone 14 Pro) per un periodo così lungo, ma con Huawei P60 Pro è successo qualcosa di speciale, indescrivibile, sin dal primo approccio che ho avuto con lui.

Questo è uno smartphone top di gamma e, per alcuni, potrebbe essere scontato entrare in sintonia con un prodotto che costa più di 1000€, ma fidatevi, non è così. Molti smartphone, indipendentemente dal prezzo, non ti danno a primo impatto quelle sensazioni premium che ti aspetti di avere dopo aver speso 1000€ (o più!), ma il Huawei P60 Pro inizia a corteggiarti non appena lo tiri fuori dalla sua confezione. Vi racconto tutta la mia esperienza in cui ho portato con me questo P60 Pro per il lungo weekend del primo Maggio appena trascorso.

Recensione Huawei P60 Pro

Design e Materiali

Voglio partire proprio dal design, che poi è ciò che conta per fare una prima buona impressione: promosso ragazzi, promosso davvero sotto ogni fronte estetico e costruttivo. Non vorrei che passasse l’idea che questa recensione sarà totalmente ed esclusivamente positiva, perchè ci sono alcuni aspetti da criticare, ma fidatevi che il design non rientra assolutamente tra questi. P60 Pro è grande 161 x 74.5 x 8.3 mm ed è abbastanza pesantuccio, circa 200 grammi, caratteristica che passa letteralmente in secondo piano di fronte le finiture presenti sul retro della back cover.

Io ho ricevuto in prova la versione bianca, la quale possiede una finitura quasi effetto marmo o anche perlato, lievemente gommato al tatto con una patina opaca che consente di avere un bel grip e soprattutto di non sporcare con le impronte lo smartphone durante l’utilizzo. Non pasa inosservato anche l’imponente camera bump che ospita tre fotocamere di cui una, la principale, si prende una bella porzione di spazio importante, ma questo non l’ho trovato assolutamente un lato negativo.

La sporgenza del camera bump è importante, circa 3mm, che comunque fanno ballare un po’ lo smartphone quando lo poggiamo su qualche superficie; so che ad alcuni questa cosa fa andare fuori di testa, ma aspettate di vedere le foto che tira fuori questo smartphone prima di farvi condizionare troppo.

Altra specifica estetica che non passa inosservata è quella legata ai bordi curvi, sia frontali che posteriori; diciamo che da una parte, quella posteriore, ho apprezzato la scelta dei bordi curvi che tendono sempre a migliorare l’impugnatura e l’ergonomia durante l’utilizzo, frontalmente non condivido particolarmente questa decisione per via delle lievi variazioni cromatiche che si hanno nei bordi del display (succede su tutti gli smartphone con schermo curvo, ovviamente), ma non è sicuramente nulla di grave.

Il frame laterale è in alluminio con una bella verniciatura lucida metallizzata; lo smartphone ospita in basso il carrello per la SIM, il connettore USB-C e uno dei due speaker, mentre in alto c’è il secondo microfono, la porta infrarossi e l’altro speaker. Tutti i tasti, invece, sono stati inseriti sul lato destro, il quale ospita sia il bilanciere del volume sia il tasto power.

Il sensore biometrico è stato inserito sotto lo schermo, in una buona posizione centrale in basso; devo dire che funziona estremamente bene e non ho mai avuto difficoltà nello sblocco dello smartphone, soprattutto perchè, se abbinato allo sblocco facciale, praticamente sbloccherete sempre il P60 Pro senza mai rendervi conto di come avete fatto, tanto che è veloce nel riconoscimento sia facciale che biometrico. In quanto a certificazioni, invece, lo smartphone possiede una resistenza a polvere e acqua certificata IP68.

Display

Un’altra chicca davvero niente male di questo smartphone è racchiusa nel display: una qualità da paura, davvero. Si tratta di uno schermo di tipo LTPO OLED da 6.67″ pollici con visualizzazione fino a 1 milione di colori e refresh rate, ovviamente, fino a 120Hz. La risoluzione raggiunge i 1220 x 2700 pixel, c’è la compatibilità con HDR10 e 10+: insomma, su questo fronte c’è davvero pochissimo di cui lamentarsi.

Il pannello è uno tra i più luminosi che io abbia provato nel recente periodo, ha una visuale sotto la luce del sole praticamente eccezionale, non soffre di grossi problemi di riflessi durante l’utilizzo e possiede, inoltre, un sensore per la regolazione della luminosità davvero reattivo e preciso. I colori, come da tradizione su pannelli come questo, sono belli saturi e vividi, una condizione che potrebbe non incontrare il parere positivo degli amanti degli IPS, ad esempio, ma di fatto i colori dello schermo del Huawei P60 Pro sono una delle sue migliori caratteristiche.

I bordi lievemente stondati sui lati non gli ho apprezzati tantissimo, come vi anticipavo, probabilmente a causa della distorsione delle immagini e della retroilluminazione differente che, per forza di cose, si evidenzia durante l’utilizzo. Tra le impostazioni del display, inoltre, vi è la possibilità di modificare, oltre alle solite temperatura colore e refresh rate, anche la risoluzione del pannello: si può scegliere se settare la risoluzione bassa a 854 x 1890 pixel, alta a 1220×2700 pixel oppure, ancora, lasciare allo smartphone la possibilità di autoregolarsi a seconda degli scenari di utilizzo per la salvaguardia della batteria.

Per onor di cronaca, non ho notato problematiche con la batteria tali da costringermi a dover effettuare un downscaling della risoluzione oppure del refresh rate.

Hardware, performance e connettività

Ecco, uno degli aspetti su cui, per forza di cose, Huawei si è trovata un po’ limitata è l’hardware: la piattaforma scelta dal colosso cinese riprende il percorso intrapreso lo scorso anno che ha segnato la presenza dei processori Qualcomm sui top di gamma dell’azienda. Anche quest’anno non si è puntato sul top di gamma di casa Qualcomm, e si è scelto di utilizzare un più “modesto” Snapdragon 8+ Gen 1 4G, CPU che di sicuro non vi farà mancare potenza, ma che di certo non era la soluzione migliore da schierare in campo a bordo di un top di gamma da oltre 1000€.

Ad ogni modo la storia che ha visto protagonista Huawei la conosciamo benissimo, ed è inutile tornarci ancora a parlare; un po’ di limitazioni sul fronte hardware ci sono state, e il SoC è una di queste. Ad ogni modo la GPU del Huawei P60 Pro è una Adreno 730 mentre la memoria RAM è pari a 8 GB senza alcuna possibilità di espansione virtuale. Lo storage interno da 256GB, anche lui, non è espandibile ma non è una novità per un prodotto di questa fascia. Tuttavia è disponibile anche una versione con 12GB di RAM e 512GB di storage con una spesa di circa 200 euro in più.

Detto ciò, ragazzi, voglio essere sincero: sono d’accordo che chi spende dei soldi vuole ottenere il massimo dal prodotto che acquista, soprattutto se di fascia alta, ma ho notato che molto spesso si tratta più di un esibizionismo da parte dei produttori che di una reale esigenza. Quello che intendo dirvi è che, lo so che questo hardware non è l’ultimo rilasciato sul mercato, ma all’atto pratico svolge da dio tutto ciò che gli si chiede, nell’utilizzo quotidiano e anche negli scenari più pesanti.

Ad essere estremamente sincero ho notato un po’ di surriscaldamento dello smartphone in alcuni contesti di utilizzo; in primis nei benchmark le temperature, in alcuni casi, hanno superato i 60°C con clock massimo e questo ha portato a dei lievi cali delle frequenze durante i test per far sì che le temperature non andassero oltre. Nell’uso quotidiano, invece, ci sono alcuni scenari in cui lo smartphone scalda un po’ di più: un esempio è la registrazione video o l’uso abbondante della fotocamera, ma anche il contesto videoludico. Nessun problema, invece, durante l’utilizzo del GPS e delle app di navigazione.

Software

La storia del software di Huawei ormai la conosciamo tutti, e forse non è utile continuare a parlarne. Qui ci troviamo di fronte alla EMUI 13 basata su Android, versione software lievemente differente da HarmonyOS che invece è presente sugli smartphone Huawei distribuiti sul territorio cinese. Su questo software non ho trovato punti a sfavore, oltre la solita mancanza delle Google Apps che, riconosco, per molti possono essere un limite.

Ad ogni modo nell’utilizzo quotidiano Huawei è riuscita ad implementare tutte le app di fondamentale importanza con soluzioni “fatte in casa”, senza dover sfruttare necessariamente i servizi Google. Una grande scoperta per me è stata Petal Maps, il servizio di navigazione di Huawei, che ho utilizzato moltissimo durante l’ultimo viaggio che ho fatto, soprattutto a piedi, e devo dire che una precisione tale nell’individuare la posizione e nel fornire le indicazioni non l’ho mai riscontrata nemmeno con Apple Mappe e Google Maps; certo, a questo servizio mancano un po’ di POI e indicazioni varie, ma in quanto ad affidabilità e precisione non ci piove.

Per il resto il software possiede la solita grafica che già conosciamo; l’interfaccia è molto gradevole e ben strutturata, il software è fluido in tutto ed è ricchissimo di feauture extra da “cucirsi addosso” in caso di necessità. L’aspetto legato alle app, invece, è in costante crescita: nell’App Gallery di Huawei sono tantissime le applicazioni ormai presenti, ma in caso di assenza nativa lo store propone collegamenti a marketplace esterni (del calibro di Aptoide, ApkPure etc) per effettuare il download e l’installazione dell’APK, con anche il monitoraggio di eventuali aggiornamenti per le app installate.

Fotocamera

Ma veniamo all’aspetto che più mi ha fatto innamorare di questo smartphone, la fotocamera: inizialmente ero un po’ scettico, forte di qualche delusione ricevuta in passato, ma dopo un po’ di giorni di utilizzo mi sono dovuto davvero ricredere. Il nuovo dipartimento fotografico Huawei XMAGE, nato a seguito della scadenza dell’accordo con Leica, che tutti sappiamo essere passata dalla controparte Xiaomi, ha svolto un lavoro impeccabile nell’ottimizzazione dei risultati fotografici.

Partiamo in primis dalla componentistica hardware scelta da Huawei per questo P60: il sensore primario è un RYYB da 48 megapixel con apertura variabile da f/1.4 a f/4.0, stabilizzazione ottica e motore Huawei XD Fusion Pro per il miglioramento delle immagini tramite AI, che entra in gioco soprattutto durante gli scatti con poca luce. Il resto della formazione prevede la presenza di un obiettivo ultra-wide da 13 megapixel ed un teleobiettivo periscopico da 48MP con zoom ottico fino a 3.5x e digitale, addirittura, fino a 100x.

Come vi raccontavo in apertura, ho avuto diversi giorni per testare praticamente questo smartphone sul fronte fotografico, più di preciso nella splendida cornice della Romania, con i castelli della Transilvania e le strade di Bucarest. Parto dal contesto principale, ovvero il più facile per mettere alla prova uno smartphone in campo fotografico: di giorno e con buona luce lo smartphone realizza degli scatti eccezionali, con colori ben bilanciati, delle buone ombre ed una velocità di scatto pazzesca. Unico contesto in cui lo smartphone va un po’ in difficoltà è in controluce, dove tendenzialmente gli scatti possono risultare lievemente bruciati.

Ci sono alcune circostanze, come ad esempio nei ritratti, dove lo smartphone con l’apporto dell’intelligenza artificiale tende un po’ a falsificare i colori rendendoli troppo saturi e poco naturali, ma con una lieve post produzione si possono ottenere degli scatti di altissimo livello. Proprio a proposito della modalità ritratto ho notato dei risultati sorprendenti: sia di giorno che di sera, con meno luce, la precisione della modalità ritratto è eccellente, il Huawei P60 Pro non va assolutamente in difficoltà anche con capigliature molto folte dove, solitamente, altri smartphone perdono punti.

Altra chicca di grandissima qualità è racchiusa nelle fotografie super macro: nella galleria qui in basso trovate alcune foto molto ravvicinate scattate a fiori e anche ad una pupilla, nella quale distintamente si riesce a vedere il riflesso dello smartphone che sta catturando lo scatto. Notevole, davvero.

Anche la ultra grandangolare si comporta bene, anche se perde qualche punto rispetto la lente primaria, come consuetudine. Diciamo che di base gli scatti sono al pari degli altri top di gamma in circolazione in tutti gli scenari, con qualche difettuccio, però, nelle parti laterali delle foto dove si nota un po’ più di aberrazione cromatica ed una messa a fuoco lievemente inferiore.

Di notte, invece, ho trovato questo smartphone uno tra i migliori in circolazione; posto che utilizzo come smartphone personale un iPhone 14 Pro, sinceramente durante il mio viaggio non l’ho tirato fuori dalla tasca nemmeno per uno scatto in quanto, praticamente, questo P60 Pro è stato superiore in tutti gli scenari, incluso quello notturno. Ho scattato foto ad alcuni edifici in modo più ravvicinato e sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla capacità di gestire le luci senza mai alterare i colori reali e senza mai impastare le luci stesse; un po’ meno soddisfacente è sempre la grandangolare in notturna che perde di definizione e non gestisce perfettamente le luci, creando un po’ di aloni attorno le luci stesse.

Molto buoni, invece, i selfie realizzati dalla camera anteriore da 13MP con apertura f/2.4; il grande supporto a questa lente viene dato senza dubbio dal motore AI realizzato da Huawei che non fa differenze tra notte e giorno, ma anzi riesce sempre in tutti i contesti a fornirvi degli scatti di altissima qualità. L’inquadratura offerta da questo sensore, inoltre, riesce a coprire tre tipi di ampiezze diverse, ma con quella standard a 1x si riesce ad ottenere la qualità migliore.

Amara sorpresa invece l’ho avuta nei video, dove mi sono reso conto dell’impossibilità di registrare clip con la camera grandangolare; per il resto lo smartphone è in grado di catturare i video fino al 4K a 60fps con una qualità, anche qui, molto buona ma non quanto quella fotografica. Insomma, si sente un po’ la mancanza dell’AI in campo video, dove i risultati non sono di sicuro i migliori della classe.

Autonomia

Nonostante tutti i discorsi fatti sull’hardware, una lancia a favore della batteria di Huawei P60 Pro possiamo sicuramente spezzarla. Sono 4815 i mAh della batteria scelta dal colosso cinese, un’unità tale da assicurare e garantire un giorno di pieno utilizzo anche intenso senza dover ricorrere alla presa di corrente.

In tutti i contesti in cui l’ho provato ho sempre notato un consumo di batteria uniforme e regolare, fatta eccezione del gaming e dei benchmark che, risaputamente, assorbono maggiori risorse. I tempi di ricarica, invece, sono piuttosto buoni sia tramite cavo che senza fili; nel primo scenario, infatti, si raggiungono gli 88W mentre via wireless la ricarica è limitata a 50W, valore comunque superiore alla media.

Prezzo e considerazioni

Le tendenze al rialzo dei prezzi, ormai, le conosciamo tutti e non ci stupiamo quasi più di fronte a certe cifre. Seppur Huawei P60 Pro sia uno smartphone (quasi) perfetto, non emoziona certamente sul fronte prezzi: sono necessari, infatti, 1199€ per la versione con 256GB di storage e 1399€ per la versione da 512GB.

Certamente è una cifra un po’ alta, soprattutto di fronte a certe mancanze, una tra tutte il 5G che ormai su tutto il territorio nazionale possiede una buona copertura ed è diventato quasi un must-have, ancor di più quando i prezzi superano i 700/800 euro; se non fosse per questa piccola grande mancanza e per i servizi Google, per alcuni indispensabili (seppur ben rimpiazzati da Huawei con le sue alternative), probabilmente sarebbe, Huawei P60 Pro, sul podio dei migliori smartphone Android di questo 2023.

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