Per la prima volta in oltre 60 anni, da quando il Grande Balzo di Mao provocò la peggiore carestia della storia, nel 2022 la Cina ha registrato più morti che nascite. La rigida politica Zero Covid ha messo a dura prova la quotidianità della nazione, non soltanto colpendo il mercato tecnologico ma anche quello che sarà il mercato del lavoro cinese del domani. La popolazione è calata di 850.000 unità (cioè 1,41 miliardi di persone) con 6,77 nascite ogni 1.000 abitanti, e sul lungo periodo questa crisi demografica rischia di pesare molto sul tessuto lavorativo. In questo contesto prende forma il nuovo piano d’azione con cui il governo punta a far diventare la Cina la capitale robotica del mondo.
La Cina annuncia il piano con cui diventare la capitale mondiale dei robot
Dal lavoro congiunto del Ministry of Industry and Information Technology e di altre 17 agenzie governative nasce il Robot + Application Action Plan, programma che mette nero su bianco i passi che la Cina dovrà compiere per raggiungere questo obiettivo. Con una popolazione in calo e il conseguente rischio di trovarsi a corto di personale, il piano prevede 10 industre in cui intensificare l’utilizzo di robot: dal mondo produttivo a quello dell’agricoltura, dalla produzione di energia alla logistica, dall’istruzione al sostegno per gli anziani, per un totale di oltre 200 scenari.
Per sostenere questo sforzo, la Cina punta a diventare il più grandehub robotico mondiale entro il 2025. Allo stato attuale, è il Sud Corea ad avere il primato: secondo il report World Robotics 2022 della International Federation of Robotics, la nazione guidata da Yoon Suk-yeol vanta 1.000 robot ogni 10.000 persone, seguita da Singapore (670/10.000), Giappone (399/10.000), Germania (397/10.000) e infine Cina (322/10.000), che per la prima volta nel 2021 ha superato gli USA (274/10.000); degna di menzione è anche l’Italia al 14° posto (217/10.000).
L’obiettivo per la Cina è raggiungere 400 robot ogni 10.000 persone, con un’impennata del +51% che la pone per distacco come la nazione che più si sta muovendo in tal senso. Dal 2013, la Cina è a tutti gli effetti il più grande mercato mondiale di di robot industriali: come riporta la China Robot Industry Alliance, il volume di robot industriali venduti ha toccato quota 271.000 unità, con una crescita del +50%; soltanto il distretto di Shanghai ha toccato le 75.000 unità nel 2022, diventando la città cinese con più robot impiegati nelle aziende.
Nell’ottica cinese c’è la volontà di allargare ulteriormente l’industria robotica e arrivare a un indotto pari a 14,76 miliardi di dollari entro il 2025, grazie alla creazione 10 brand leader nel settore. In tal senso rientra l’acquisizione che Midea ha compiuto nel 2016, quando per 4,5 miliardi ha preso possesso della tedesca KUKA, compagnia leader nella produzione robotica le cui macchine trovano spazio nelle migliori fabbriche BMW, General Motors, Ford, Volkswagen, Siemens, Airbus, Boeing e SpaceX (per citarne alcuni). Ma KUKA è soltanto una di un elenco di aziende su cui la Cina sta investendo molto, come DJI, Siasun, HGZN, STEP, QJAR, Estun, JAKA, Efort e Borunte; e come non citare gli sforzi che aziende come Xiaomi e OPPO e le rispettive alternative al cane robotico dell’americana Boston Dynamics.