C’erano una volta le batterie sostituibili, elemento presente su praticamente ogni dispositivo elettronico al mondo, che si trattasse di telefoni, notebook, lettori audio o console portatili. Le batterie ricaricabili furono decisamente rivoluzionarie nel loro sostituire le scomode pile, oltre a permettere la nascita dei veicoli elettrici. Purtroppo per i consumatori, però, i produttori di tecnologia hanno progressivamente abbandonato la loro sostituibilità in favore di prodotti più compatti ed esteticamente pregiati. Ma qualcosa potrebbe presto cambiare, perchè l’Unione Europea si sta muovendo per reintrodurle all’interno del mercato tech e non solo.
L’Unione Europea prepara una legge per ristrutturare il mondo delle batterie
Da qualche anno a questa parte, l’Europa si sta mobilitando per porre fine o limitare alcune dinamiche che sono diventate parte integrante del mondo tecnologico. Lo abbiamo visto col Digital Markets Act, iniziativa che ha portato a piccole rivoluzioni come alla volontà di rompere il monopolio dell’App Store di Apple. Se si vuole rimanere in ambito batterie, un mese fa è stata approvata la legge sull’obbligo di USB Type-C per tutti i terminali, iPhone compresi, ed è in lavorazione anche una normativa per l’universalità della ricarica rapida e a cui brand come Xiaomi, OPPO, vivo e Huawei hanno già provveduto.
Una legge su cui l’Unione Europa si sta battendo è anche quella di rendere più sostenibili i prodotti tecnologici. A tal proposito, la normativa prevede una stretta al ciclo di vita delle batterie, che si tratti di batterie portatili, industriali o per mezzi di trasporto, partendo dalla progettazione fino allo smaltimento. In primis, ogni batteria dovrà riportare etichette e codici QR che informino le persone su capacità, prestazioni, durata, composizione chimica e info sulla relativa raccolta differenziata; per le batterie sopra i 2 kWh sarà richiesta anche un’etichetta sull’impronta di carbonio.
La notizia che probabilmente farà più discutere è che, tre anni e mezzo dopo l’entrata in vigore della legge, le “batterie portatili negli apparecchi” dovranno essere progettate affinché possano essere rimosse e sostituite con facilità e in autonomia. Uso il virgolettato perché è una definizione potenzialmente vaga e che non delimita con certezza a cosa si faccia riferimento: con “apparecchio” si potrebbe intendere anche prodotti come smartphone e tablet, ma resta da capire meglio l’interpretazione che gli verrà data.
Ma non finisce qui: l’accordo prevede che chi introduce batterie in Unione Europea dovrà rispettare standard internazionali legati ai rischi sociali e ambientali; per esempio, nelle nuove batterie dovranno essere riutilizzati almeno l’85% di piombo, il 16% di cobalto e il 6% di litio e nichel dalle unità riciclate. L’obiettivo prevede che le batterie portatili riciclate raggiungano il 73% entro il 2030 e che la loro raccolta sia effettuata in forma gratuita per i consumatori, oltre alla possibile eliminazione delle batterie portatili non ricaricabili.
Insomma, una normativa europea che prevede molti cambiamenti, alcuni dei quali si prospettano decisamente impattanti per gli attuali standard tecnologici, specialmente quando si parla di smartphone e veicoli elettrici. Sicuramente ne riparleremo da qui in avanti, in vista di una sua possibile promulgazione già nel corso del 2023.
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