Il matrimonio fra Huawei e Leica è ufficialmente concluso: la celebre casa fotografica è passata a Xiaomi, e quindi c’è curiosità attorno alla fotocamera della serie Huawei Mate 50. Dopo anni di top di gamma ai vertici del mondo multimediale, sono tanti gli utenti che vogliono vedere di che pasta è fatta il sistema fotografico XMAGE, che a detta della compagnia è più performante che mai. Huawei ha ufficialmente presentato gli smartphone della serie Mate 50, svelando l’adozione della tecnologia ad apertura variabile: ma di cosa si tratta?
La fotocamera XMAGE di Huawei Mate 50 riporta in auge l’apertura variabile
Forse alcuni di voi ricorderanno che la famiglia Samsung Galaxy S9 introduceva nel mondo degli smartphone il concetto di apertura variabile della fotocamera. Se siete pratici di fotocamere professionali, probabilmente questa è una feature che date per scontato, ma che nel mercato mobile si è scarsamente diffusa. Se si escludono i top di gamma Samsung del biennio 2019 e 2020 (o il vecchio Nokia N86), nessun altro smartphone ha integrato questa caratteristica nel suo reparto fotografico. A distanza di due anni, la famiglia Huawei Mate 50 riporta sul mercato la fotocamera con apertura variabile, nello specifico con un sensore Sony IMX766 f/1.4-f/4.
Che cos’è l’apertura variabile della fotocamera?
La fotocamera DSLR si distingue per essere divisa in due oggetti: il corpo macchina (che contiene il sensore) e l’obiettivo. Quest’ultimo è composto da vari elementi meccanici, fra cui il diaframma, una serie di lamelle che possono aprirsi o chiudersi per fare entrare più o meno luce. Avete presente quando leggete “f/1.4″? Questo è il rapporto focale, cioè il rapporto fra la lunghezza focale (indicata in mm, per esempio 16 mm per un grandangolare e 120 mm per uno zoom) e il diametro del diaframma. Più il rapporto focale è “piccolo”, più entra luce: per esempio, un rapporto f/1.4 è più luminoso di uno f/2.8.
Se dal mondo delle fotocamere passiamo a quello degli smartphone, ecco che le cose cambiano. A causa dell’estrema miniaturizzazione messa in atto dai produttori di telefoni, è altamente complesso e costoso inserire un sistema di apertura variabile. Di conseguenza, anche camera phone come Samsung Galaxy S22 Ultra, iPhone 13 Pro Max e Xiaomi 12S Ultra hanno sensori con apertura fissa, in questo caso f/1.8, f/1.5 e f/1.9. Certo, ci sono smartphone che hanno modalità (come quella Ritratto) che danno l’illusione di poterla variare, ma si tratta esclusivamente di una simulazione software.
Al contrario, smartphone come i succitati Samsung Galaxy S9, S10 e Note 10 hanno introdotto un sistema di apertura variabile, anche se sarebbe più corretto parlare di doppia apertura, dato che si poteva solo scegliere fra due diametri (cioè f/1.5-2.4). Chiedersi quale sia il vantaggio è una domanda lecita, perché normalmente è cosa comune che su smartphone più luce entra, meglio è. E quindi a che serve una fotocamera f/4? In ambito fotografico, scattare con apertura focale ridotta significa ottenere foto con più nitidezza e meno vignettatura (cioè un calo della risoluzione ai lati della foto). Inoltre, specialmente quando si hanno sensori più grossi come il Sony IMX989 da 1″, scattare con apertura focale ampia significa avere un raggio di messa a fuoco estremamente ridotto, rendendo più difficoltoso mettere a fuoco un soggetto in maniera soddisfacente e senza avere un bokeh eccessivo.
Di conseguenza, Huawei Mate 50 e il sistema XMAGE sono in grado di regolare in maniera automatica l’apertura focale del sensore primario: l’apertura f/1.4 può essere utilizzata per scattare quando c’è poca luce o per realizzare ritratti dal bokeh molto pronunciato, mentre quella f/4.0 quando si realizzano foto di giorno a soggetti distanti. Inoltre, a differenza dei succitati Samsung, Huawei Mate 50 è il primo a poter vantare una vera apertura variabile, avendo 10 gradini di apertura:f/1.4-1.6-1.8-2.0-2.2-2.5-2.8-3.2-3.5-4.0.