Minori e live streaming: un connubio che non va a genio al governo della Cina, che da sempre lotta affinché l’utenza più giovane non abusi del web. Un fenomeno che ha fatto parlare di sé soprattutto in ambito videoludico, con la Cina che per anni ha proibito alle console di poter essere vendute ufficialmente. Con l’avvento di internet nella nazione, l’assenza delle console venne prontamente compensata con la nascita ed esplosione degli internet cafè, anch’essi pesantemente regolati per impedire che i minorenni potessero popolarli. Ma poi è arrivato il turno degli smartphone, uno strumento che ha messo nelle mani di tutti (minori compresi) le enormi potenzialità del web.
Non potendo impedire che i minorenni possiedano uno smartphone, per impedire che abusino dei videogiochi la Cina ha applicato una serie di regole sempre più stringenti. La nazione ha inserito la dipendenza dai videogiochi fra le malattie mentali già nel 2008, 10 anni prima che lo facesse l’ente globale OMS. Negli anni, la Cina ha creato e messo in opera strumenti di tutela, come l’obbligo di inserire la carta d’identità per potersi registrare alle piattaforme videoludiche. Ma anche disincentivi a schermo una volta passato un determinato quantitativo di ore davanti allo schermo.