C’è un merito da dare a DJI: mai e poi mai avrei creduto che, date le attuali tecnologie di stabilizzazione integrate negli smartphone, un gimbal per dispositivi mobili sarebbe arrivato addirittura alla sua quinta versione. Perché, dai, ormai anche gli smartphone di fascia media sono in grado di realizzare video decentemente stabilizzati, e senza la necessità di portare con sé accessori di terze parti, ingombranti e che bisogna ricordarsi di ricaricare.
Eppure, dopo l’ottimo OM4 (cioè, l’Osmo Mobile 4) l’azienda ci riprova con il DJI OM5, una versione tutta nuova del gimbal per smartphone per eccellenza, che si rinnova introducendo diverse novità. Un piccolo gioiello, intriso di genio ed inventiva, che però ancora una volta si rivolge ad un pubblico difficilmente definibile.
Insomma, oggi come oggi, vale ancora la pena spendere 160 euro per un gimbal per smartphone? È indubbio però che, anche con una sola generazione di scarto, DJI abbia fatto grandi passi in avanti con questo OM5.
Indice
ToggleRecensione DJI OM5, il miglior gimbal per smartphone che si trasforma in un selfie stick
Design e materiali
Con un peso ridotto ad appena 296 grammi, un design più compatto, ed una più ottimale distribuzione dei tasti, la DJI OM5 è molto diversa dalla generazione precedente. Il pad direzionale ora è decisamente più morbido ed ergonomico, lo slider per lo zoom è stato realizzato utilizzando un design con un rialzo centrale, c’è poi un tasto dedicato per passare dalla fotocamera frontale a quella posteriore e da portrait a landscape ed il tasto rec ora è più facilmente distinguibile.
Insomma, in termini pratici la DJI OM5 è un gimbal che è stato totalmente ridisegnato dall’azienda. Al suo interno poi, è stata integrata una canna telescopica che si allunga manualmente e continua ad essere utilizzato il tipico meccanismo di aggancio magnetico che abbiamo imparato a conoscere con la OM4.
Inferiormente è presente l’ingresso per avvitare il treppiedi, incluso nella confezione, che è però compatibile con praticamente tutti i treppiedi in commercio, mentre superiormente è stato posizionato l’ingresso USB-C per la ricarica della batteria che, però, probabilmente per ottimizzare peso e dimensioni nella DJI OM5 è stata ridimensionata e rimpicciolito: la capienza è di appena 1000 mAh, cioè meno della metà rispetto alla generazione precedente (che aveva una batteria da 2450 mAh), e l’impatto sull’autonomia è notevole.
DJI OM4 vs. DJI OM5
Nonostante le nette differenze in termini di ergonomia e design, oltre che – chiaramente – la presenza del sistema telescopico per estendere la gimbal e trasformarla in una sorta di selfie stick stabilizzata, la DJI OM5 continua a soffrire degli stessi limiti che abbiamo visto con la generazione precedente. Ok, i nuovi motori sono in grado di garantire un pan ed un tilt leggermente migliore rispetto alla OM4 ma, purtroppo, rimane ancora tutto piuttosto limitato.
E questo limite lo si nota soprattutto quando si estende la canna telescopica e si utilizza la DJI OM5 in modalità selfie stick: l’angolo di inclinazione verticale è troppo ridotto, soprattutto verso il basso, il che rende difficile poter registrare video inquadrandosi (in modalità landscape) con la canna telescopica estesa, proprio perché il meccanismo di rotazione non è in grado di abbassarsi al punto tale da riuscire a posizionare il soggetto del video al centro dell’inquadratura. Ad ogni modo, ecco le principali differenze tra i motori integrati nelle due versioni del gimbal di DJI:
DJI OM4:
- Rotazione orizzontale: Da -161,2° a 171,95°
- Rollio: Da -136,7° a 198°
- Inclinazione: Da -106,54° a 235,5°
DJI OM5:
- Rotazione orizzontale: Da -161,12° a 172,08°
- Rollio: Da -127,05° a 208,95°
- Inclinazione: Da -101,46° a 229,54°
Insomma, il punto è questo: l’inclinazione negativa della DJI OM5 passa dai -106,54° della generazione precedente ai -101,46° attuali ed è stata ridotta anche nella sua controparte negativa. Ed è proprio questo limite che tende a rendere difficile la registrazione di video selfie in modalità selfie stick.
Applicazione DJI Mimo
Anche la OM5 viene gestita dalla solita DJI Mimo, l’app dell’azienda disponibile sia per iOS che per Android, che introduce nuove modalità di registrazione ma che porta con sé gli stessi limiti di sempre. Partendo con il presupposto che nessun’applicazione – in genere – riesce a superare l’app nativa della fotocamera in quanto a qualità video, e – purtroppo – questa verità la si ritrova anche in DJI Mimo, soprattutto nella versione per Android. Insomma, la frammentazione in questi casi è una brutta gatta da pelare, anche se quelli di DJI stanno facendo da sempre il possibile per ridurre i problemi.
Nonostante l’app continui ad essere sostanzialmente la stessa, e continuano ad essere integrati i soliti Timelapse, Motionlapse ed Hyperlapse, uno l’evoluzione dell’altro, assieme alla modalità Spin Shot che invece di utilizzare transizioni preimpostate, ruoterà il braccio dello stabilizzatore in modo da creare un bellissimo effetto dinamico, e poi ci sono le Storie e lo slowmotion, in realtà dobbiamo ammettere che l’applicazione dell’azienda qualche miglioria l’ha avuta.
Ora ci sono una serie di video tutorial (anche troppi, ad essere sinceri), che guidano l’utente nel corretto uso del fimbal in molteplici situazioni, si possono utilizzare i gusti con la mano per scattare le foto e registrare i video, e la stabilità e la reattività generale dell’app sono decisamente migliori.
Rimangono sempre utilizzabili poi le Storie, ossia dei template che verranno applicati alle proprie riprese in maniera automatica, nati con lo scopo di rendere più dinamici i propri video grazie ad una tonnellata di effetti pre-impostati che verranno anche accompagnati da tutta una serie di musiche di sottofondo, immaginate da DJI per ogni tipologia di contenuto.
Esperienza d’uso
La più differenza più grande nell’esperienza d’uso della DJI OM5 rispetto alla generazione precedente, è dovuta proprio a questo cambio di rotta che l’azienda ha intrapreso in quanto a design ed ergonomia. Uno dei più grandi limiti di questi prodotti è proprio il fatto che, ormai, le persone tendono a minimizzare i dispositivi da portare con sé, soprattutto nei viaggi, proprio perché tutti i più diffusi dispositivi mobili sono in grado di garantire una buona stabilizzazione nei video in un ingombro ridottissimo.
Ma impuntato il nuovo gimbal di DJI, la differenza è palese sin dai primi momenti. L’impugnatura è decisamente più morbida, tutto risulta più leggero, i tasti sono stati posizionati meglio. Insomma, l’utilizzo della DJI OM5 è molto più intuitivo e (permettetemi il termine) “leggero”, non solo in termini fisici ma anche nell’esperienza utente.
Insomma, quelli di DJI hanno probabilmente dato ascolto ai propri utenti, risolvendo molti dei problemi riscontrati nelle generazioni precedenti. Ed hanno anche risolto un altro problema, essenziale per me e del quale abbiamo parlato prima: il limite dell’inclinazione verticale.
Ricordate quando ho scritto che i motori non erano in grado di garantire la giusta inclinazione per registrare video selfie? Ebbene, nella zona superiore della canna telescopica, quelli di DJI hanno ben pensato di inserire un meccanismo manuale con il quale si potrà inclinare tutta la struttura, in modo da risolvere il problema.
Ed effettivamente è così, ma solo a metà: è vero che inclinando tutta la struttura i limiti dei motori vengono superati, ma il fatto di doverlo fare manualmente (e magari con i motori attivi) non è tra le soluzioni più comode.
Autonomia della batteria
E probabilmente, è proprio l’introduzione di questo selfie stick il motivo che più ha costretto l’azienda a limitare la dimensione (e la capienza) della batteria. Perché mentre la DJI OM4 garantiva un’autonomia massima di 12 ore con una sola carica, il nuovo modello si ferma ora alle 6 ore di funzionamento.
Un passo indietro che però ha reso più veloce la ricarica perché dimezzando la capienza della batteria, si dimezzano anche i tempi per “riempirla”: per una ricarica completa ora ci vogliono circa 90 minuti, contro le precedenti 3 ore della OM4.
DJI OM5: recensione in 2 minuti
DJI OM5 è il nuovo gimbal dell’azienda, un prodotto tutto nuovo non solo nel design e nell’ergonomia, ma anche nelle idee. La struttura è più leggera e più comoda da utilizzare ed i tasti sono posizionati e realizzati in modo da rendere l’esperienza utente quanto più semplice possibile. Integra poi una canna telescopica con una testa che si può inclinare di 90 gradi, in modo da trasformarsi in un selfie stick, ma i motori continuano ad essere piuttosto limitati in quando ad angoli di inclinazione.
Si gestisce con un’app che nel tempo migliora sempre di più e che integra tante funzioni utili, divertenti ed adatte anche ai neofiti del settore, ma (soprattutto) per via della presenza del selfie stick la batteria utilizzata è capiente la metà della generazione precedente, e l’autonomia si ferma a 6 ore.
Il prezzo è lievemente aumentato e nella confezione non è più presente la custodia da viaggio.
Prezzo e considerazioni
Il prezzo ufficiale della DJI OM5 è di 159,00 euro ed è possibile acquistare il gimbal su Amazon nelle colorazioni Athens Gray (il colore del sample che abbiamo ricevuto in prova) o Sunset White. In aggiunta, è anche possibile attivare il piano di protezione DJI Care Refresh che, ad un ulteriore costo di 159 euro, garantisce un numero limitato di sostituzioni in caso di danni accidentali.
Insomma, DJI OM5 è senza dubbio uno dei gimbal più versatili, compatti e dinamici in commercio. Ora si allunga e si trasforma in un selfie stick e la cosa più pazzesca è che per farlo non perde nessuna delle sue peculiarità. Ma il punto è un altro: dopo l’aumento del prezzo visto tra l’Osmo Mobile 3 e la OM4, DJI alza ancora una volta l’asticella con la sua nuova versione.
Ed è una mossa che secondo me non era il caso di fare: l’utenza che decide di utilizzare un prodotto del genere è sempre meno, grazie alle tecnologie integrate direttamente negli smartphone, e tenere il prezzo sotto i 150 euro sarebbe stata una mossa vincente.
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