Con un annuncio sul blog ufficiale, Epic Games ha annunciato lo stop di Fortnite in Cina. Pur macinando miliardi di dollari in tutto il mondo, la creatura videoludica partorita dalla mente di Tim Sweeney subisce una brutta battuta d’arresto sul territorio cinese. Una brutta notizia per la compagnia, se si considera che le stime parlano di un mercato videoludico che solo nel 2021 incasserà qualcosa come 45,6 miliardi di dollari in Cina. Secondo numeri e analisti, metà della popolazione cinese videogioca, ma allo stesso tempo è una delle nazioni dove è più difficile videogiocare. La direzione autoritaria del Partito Comunista Cinese prevede forti limitazioni per il settore, limitazioni che hanno colpito anche il celebre titolo di Epic Games.
Epic Games annuncia l’abbandono del mercato della Cina per Fortnite: ma perché?
Differenze fra il nostro Fortnite e quello cinese
Tutto era partito nell’aprile 2018, quando Epic Games dette via ai test per portare Fortnite in Cina in collaborazione con Tencent. Ma a essere lanciata fu con una versione del gioco differente e non la stessa a cui giochiamo in occidente. Le differenze toccavano gli asset grafici, sulla base delle direttiva a cui tutti gli sviluppatori devono sottostare per pubblicare i propri giochi in Cina. Nel caso di Fortnite, ma come per tanti altri giochi, sono stati rimossi tutte le skin e gli oggetti contenenti scheletri e ossa varie.
C’erano differenze importanti anche per le meccaniche di gameplay, facilitando la vittoria sotto alcuni aspetti. Si poteva vincere anche per quantità di nemici eliminati o semplicemente rimanendo in vita per i 20 minuti di durata di ogni partita. Inoltre, dopo 90 minuti di gioco (o 3 ore nel weekend), i giocatori minorenni non ricevevano più punti esperienza, non potevano partecipare alle Challenge e venivano esortati ad “andare a studiare“.
Il motivo di tutto ciò è da ricercare nella legge cinese, storicamente più ferrea nei confronti del mondo videoludico. Per esempio, all’interno di videogiochi come Fortnite non sono ammesse micro-transazioni monetarie. Anziché acquistarli, ogni giocatore ricevere 400 V-Bucks ogni 6 giorni, il Battle Pass è del tutto gratuito e non esiste il programma di ricompensa Support-a-Creator.
La Cina ha bannato Fortnite?
Come anticipato, è la stessa Epic Games ad aver annunciato la chiusura dei battenti del progetto Fortnite in Cina. Al contrario del resto del mondo, nel paese asiatico il gioco è sempre stato in fase di test, proprio per via della delicata situazione attorno ai giochi multiplayer online. L’azienda ha dichiarato che spengerà i server a partire dal 15 novembre, mentre già da oggi non è più possibile né effettuare la registrazione di nuovi account né scaricare il gioco. Un comunicato abbastanza laconico e che non aggiunge alcuna dichiarazione sul perché avvenga questa chiusura quasi improvvisa.
Ma basta mettere assieme gli indizi per capire come mai Fortnite non abbia futuro in Cina. Da qualche mese, infatti, la National Press and Publication Administration ha dato un’ulteriore stretta alle già stringenti leggi sull’utilizzo dei videogiochi e sulle multinazionali che li governano. Dallo scorso agosto, tutti i minori di 18 anni possono giocare solo 1 ora al giorno, cioè dalle 20:00 alle 21:00, e soltanto nei giorni di venerdì, sabato e domenica (e nei giorni festivi). Ecco quanto riporta l’agenzia di stampa nazionale Xinhua: “La tutela della salute fisica e mentale dei minori è legata agli interessi vitali delle persone, e riguarda la coltivazione delle giovani generazioni nell’era del ringiovanimento nazionale.“.
Questo tipo di blocchi esiste già da qualche anno in Cina, ma sempre era applicato in forma parziale adesso la legge è stata messa nero su bianco. Oltre ai limiti orari, i publisher dovranno utilizzare sistemi per la verifica dell’identità reale dei videogiocatori, in modo da impedire che i minori bypassino queste regole. In alcuni casi, si parla persino di sistemi di riconoscimento facciale per la tutela della legge.
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