Recensione Sonos Beam (Gen 2): il TOP tra le soundbar compatte, migliora ancora con Dolby Atmos

La storia è semplice. Chiunque non conosca Sonos, o non ne abbia mai apprezzato la qualità e l’ecosistema, si è perso molto. Il brand statunitense è ormai un punto di riferimento nel settore dell’audio, e non solo per l’ineccepibile livello qualitativo del suono, ma anche per il suo “spirito rivoluzionario”, che gli ha permesso di dar vita ad una serie di prodotti che si sentono bene, ma che sono spinti da tutta una serie di funzionalità smart, come il supporto per gli assistenti digitali e la possibilità di essere utilizzati in multi-room wireless con una semplicità disarmante.

Lo abbiamo visto sin dai primi Play One e Play Five, e ne abbiamo avuto conferma non solo con la con la Sonos Arc (la prima soundbar dell’azienda a supportare Dolby Atmos), ma anche con i più compatti Sonos Move e Sonos Roam. Ma se c’è un prodotto che ha svolto il ruolo da apri pista per la nuova generazione di dispositivi Sonos è stata proprio la Beam di prima generazione, perché fu proprio la soundbar compatta dell’azienda ad integrare per la prima volta Google Assistant e Amazon Alexa.

Ebbene, gli anni passano ma la sostanza resta. Con la nuova Sonos Beam (Gen 2) che, di fatto, manda in pensione la prima generazione, gli statunitensi si sono confermati sul podio per quanto riguarda la qualità dei loro prodotti e sono riusciti a portare praticamente tutte le caratteristiche della più grande e costosa Arc, in una soundbar dalle dimensioni compatte e dal prezzo più contenuto: la nuova Sonos Beam (Gen 2) è la seconda soundbar dell’azienda a supportare Dolby Atmos, dispone di un processore il 40% più potente rispetto alla generazione precedente, e sotto la scocca nasconde dei nuovi driver in grado di rendere decisamente più tangibile la spazialità del suono.

È una sorta di Arc in miniatura, e costa praticamente la metà rispetto al modello più grande: sarà disponibile in Italia a partire dal 5 ottobre al prezzo di 499 euro. Ma, credetemi, per chi può o vuole spenderli, sono soldi benedetti. Soprattutto considerando l’asticella del rapporto qualità/prezzo che, a mio parere, è decisamente più altra rispetto alla Arc.

Recensione Sonos Beam (Gen 2)

@gizchina

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Design e materiali

Rispetto alla Sonos Arc, la nuova arrivata Sonos Beam (Gen 2) è più compatta e, di conseguenza, facilmente utilizzabile in più ambienti e meno legata alle dimensioni della TV. Nella recensione dell’Arc, infatti, date le dimensioni generose della soundbar mi sentii di consigliare ai lettori di utilizzarla solo nel caso in cui la si fosse collegata a TV da almeno 50”. Ecco, questo “vincolo” con la Sonos Beam (Gen 2) sparisce totalmente: è lunga 65 cm, alta circa 7 cm e profonda 10 cm, mentre pesa solo 2.8 Kg. E sì, per chiunque se lo stia chiedendo, in sostanza le dimensioni della seconda generazione di Sonos Beam sono praticamente identiche a quelle del modello precedente.

Il design è quello tipico di Sonos, ciò significa linee pulite, cura dei dettagli massima e materiali di ottima qualità, ma rispetto alla generazione precedente, la nuova Sonos Beam (Gen 2) perde la griglia anteriore in tessuto a favore del policarbonato. Una novità sensata considerando che, soprattutto nella colorazione bianca, la prima Beam tendeva molto a sporcarsi. E sappiamo tutti quanto sia complicato pulire via lo sporco da una superficie in tessuto che non si può bagnare.

Continua ad essere presente una leggera curvatura nella zona superiore, al centro della quale sono stati posizionati dei controlli touch che permettono la regolazione del volume, la gestione della riproduzione musicale e la disattivazione dei microfoni. C’è poi un unico Led di stato, che verrà utilizzato per comunicare lo stato di funzionamento della soundbar e che si accenderà qualora si dovesse attivare un assistente digitale.

Tutte le porte di connessione sono dietro, in una zona che rientra leggermente rispetto alla struttura principale della soundbar, in modo da rendere il cable management molto più semplice e pulito. Posteriormente, oltre all’ingresso per il cavo di alimentazione, sono presenti l’ingresso HDMI eARC/ARC ed è qui che arriva la prima, sostanziale, differenza con la generazione precedente: ora la Sonos Beam (Gen 2) è in grado di decodificare anche i codec più complessi, come il 5.1 PCM, il Dolby Atmos True HD (e quindi quello loseless) ed il Dolby True HD.

App e installazione

Per riuscire a comprendere tutte le potenzialità della Sonos Beam (Gen 2), è importante tenere sempre presente l’ecosistema di Sonos. Tutti gli speaker dell’azienda, compresa quindi la nuova soundbar, sono in grado di comunicare tra loro in modo da creare un sistema multiroom nel quale tutti gli speaker possono suonare contemporaneamente senza alcun lag.

E questa interoperabilità apre la porta a moltissime possibilità. È per esempio possibile ascoltare l’audio della televisione in altre stanze, oppure è possibile associare alle soundbar due satelliti (presumibilmente 2 Sonos One) ed un subwoofer (cioè, il fantastico Sonos Sub) in modo da configurare un sistema surround wireless di altissima qualità, che può anche essere ottimizzato tramite il True Play, del quale parleremo a brevissimo.

Tutta la gestione degli speaker dell’azienda e, quindi, anche della nuova Sonos Beam (Gen 2) avviene tramite l’applicazione di Sonos, disponibile sia per iOS che per Android. Il collegamento alla TV avverrà con il singolo cavo HDMI (o tramite un cavo ottico, se la TV è sprovvista di una porta compatibile con ARC) ed appena accesa la soundbar ed avviata l’app, il sistema di Sonos ne rileverà automaticamente la presenza per dar via al processo di configurazione.

Con la Sonos Beam (Gen 2) poi, è stata introdotta anche la connessione via NFC che, tra l’altro, funziona anche con gli iPhone. Nel nostro caso, è bastato avvicinare l’iPhone 13 Pro alla soundbar quando ci è stato richiesto dall’app, per far sì che i due dispositivi iniziassero a comunicare in modo da trasferire tutte le impostazioni più importanti. E questo è quanto, non bisogna fare più nulla.

A questo punto Sonos Beam (Gen 2) si connetterà al WiFi e si integrerà in maniera del tutto autonoma all’ecosistema di speaker presenti in casa, con la possibilità di attivare (ma solo se lo si vuole) anche un assistente digitale: la scelta è tra Google Assistant ed Amazon Alexa ma, purtroppo, per ora se ne può scegliere solo uno alla volta.

La prova d’ascolto

Arrivo subito al sodo: la Sonos Beam (Gen 2) suona che è una meraviglia. E, certo, non è una cosa che dovrebbe meravigliare considerando l’alta qualità alla quale ci ha abituato l’azienda, ma la cosa più incredibile è che la qualità sonora della nuova e compatta soundbar, potrebbe essere confrontata con la più brande e performante Arc.

Insomma, è chiaro che la Arc suoni meglio in alcuni casi (date le dimensioni fisiche più importanti), ma valutando la resa sonora in proporzione alle dimensioni delle due soundbar, la Sonos Beam (Gen 2) ci ha davvero stupiti. Ma andiamo con ordine.

Già alla prima accensione della TV con la Sonos Beam (Gen 2) collegata, ci si rende conto che l’audio è tutta un’altra cosa. Già i comuni programmi televisivi sono certamente più piacevoli da ascoltare e, nonostante le dimensioni compatte, la gestione delle frequenze è ottimale già prima dell’ottimizzazione True Play: se avete letto la nostra recensione della Sonos Arc, ricorderete che rimanemmo un po’ perplessi con la prima prova d’ascolto, nella quale il suono ci sembrò un po’ “piatto” finché non abbiamo calibrato la soundbar, ebbene questo “problema” di calibrazione con la Sonos Beam (Gen 2) è stato totalmente risolto.

Le frequenze alte sono pulitissime, i bassi sono presenti e si fanno sentire molto più di quanto ci si possa aspettare da un prodotto così compatto, sulle tracce multicanale si percepisce bene la spazialità dell’audio. Certo, se la gamma dinamica aumenta vengono tagliati leggermente i bassi, ma probabilmente è un’impostazione voluta dall’azienda stessa per evitare danni fisici ai driver.

Ma è con la musica che la Sonos Beam (Gen 2) da il meglio di sé: con la seconda generazione i driver attivi diventano 5 (nella prima erano 3) e gli amplificatori di classe D fanno il loro sporco lavoro. Vero è però, che per poter godere al massimo dell’audio della soundbar, a mio parere sarebbero da associare un Sonos Sub o, quantomeno, due Sonos One come satelliti. Con questa configurazione, che è quella che noi utilizziamo ormai da tempo con la Arc, guardare un film trasmetterà tutta un’altra emozione.

E le cose migliorano ancora con l’ormai conosciutissima calibrazione TruePlay che, però, rimane limitata da un grosso vincolo: è disponibile solo nella versione per iOS.

Prezzo e conclusioni

Il prezzo di vendita della nuova Sonos Beam (Gen 2) è di 499 euro. E sì, non è una cifra per tutte le tasche, ma è decisamente più bassa degli 899 euro necessari per la sorella maggiore, la Sonos Arc. E sia chiaro, nonostante esteticamente possa sembrare molto simile al modello precedente, la Sonos Beam (Gen 2) segna un grandissimo passo in avanti nel mondo delle soundbar compatte.

È ora compatibile con Dolby Atmos e l’audio multicanale loseless, i 5 driver sono di altissima qualità e, grazie agli amplificatori di classe D, la gestione della dinamica del suono è quasi perfetta. Certo, sarebbe meglio accostarla almeno ad un paio di Sonos One SL per avere un vero sistema surround ma, credetemi, qualora possiate (o vogliate) spendere una cifra del genere per una soundbar andate dritti verso la Sonos Beam (Gen 2): le vostre orecchie vi ringrazieranno.




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