Si sa: ogni crisi economica, compresa la crisi dei semiconduttori che stiamo vivendo, può anche rappresentare un’opportunità. Specialmente per una realtà come Qualcomm, che in ambito smartphone detiene una grossa fetta di mercato. Una quota che il chipmaker mira ad espandere a livello globale, anche approfittando del tracollo di aziende rivali come Huawei HiSilicon. Ad oggi, la quasi totalità dei SoC che popolano le scocche dei dispositivi elettronici che utilizziamo tutti i giorni è realizzata in Asia. I motivi del perché ciò accada sono molteplici e li trovate discussi in questo editoriale sullo sviluppo tecnologico della Cina. Ma negli ultimi mesi è proprio il chipmaker statunitense ad essersi esposto sulla possibilità di realizzare chip anche in Europa.
Seppur l’Asia rappresenti il cuore pulsante della produzione di semiconduttori, anche in Europa abbiamo diverse fabbriche che producono chip. Se ne contano 60, soprattutto in Germania (21) e Regno Unito (14), ma ne abbiamo anche quattro in Italia (3 di STMicroelectronics e 1 di Wuxi Xichanweixin). Ma non si può certo dire che il nostro continente rappresenti un elemento cardine nella filiera mondiale della realizzazione di semiconduttori. Anche per questo, aziende come Qualcomm non hanno mai seriamente investito in Europa, ma questo potrebbe cambiare a breve.
Il CEO di Qualcomm afferma: “Siamo disposti a collaborare con l’Europa”
In occasione di una recente intervista al Salone dell’Auto IAA di Monaco, il CEO di Qualcomm ha apertamente dichiarato di essere disposto di collaborare con le fabbriche europee. L’obiettivo è quello di trovare i giusti partner per il settore della produzione di chip per l’industria automobilistica, quella più colpita dalla crisi dei semiconduttori odierna. “C’è un dialogo molto costruttivo in corso, da parte del governo francese, del governo europeo, penso che abbiano interesse ad attirare le fonderie in Europa“, ha affermato il CEO Cristiano Amon.
Non scopriamo certo oggi che il vantaggio del tessuto industriale asiatico rispetto a quello europeo sia quello economico. Non soltanto una manodopera più economica, ma anche i vantaggi logistici derivanti dalla vicinanza dei vari centri nevralgici della produzione. Anche per questo, Qualcomm sarebbe interessata alla produzione di chip di fascia alta, traendo giovamento dagli elevati standard qualitativi dell’industria europea.
Se si guarda al mondo intero, l’Europa possiede diversi gruppi industriali del mondo automobilistico. Soltanto nel nostro continente si producono milioni di automobili a marchio Abarth, Alfa Romeo, Audi, Bentley, Bugatti, Citroën, Ducati, Ferrari, FIAT, Lamborghini, Lancia, Maserati, Mercedes, Nissan, Opel, Peugeot, Porsche, Renault, SEAT, Škoda, Smart e Volkswagen. E soltanto per citare quelli principali. Capirete da voi che sia negli interessi dell’Europa una maggiore dipendenza dalla produzione di chip in Asia, dipendenza accentuata proprio dalla crisi imperante.
L’Unione Europea ha affermato di voler mettere in atto investimenti multi-miliardari per raddoppiare la produzione continentale nell’arco dei prossimi 10 anni. Investimenti che riguarderanno varie realtà, fra cui Intel, che ha annunciato investimenti da 80 miliardi di euro in due grossi impianti europei. In tutto ciò, Qualcomm non sta con le mani in mani, come dimostra gli incontri avvenuti fra il CEO e tutte le principali case automobilistiche in Germania e l’accordo raggiunto con Renault.
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