Sono giorni che fa parlare di sé la Ever Given, ovvero la nave portacontainer che ha bloccato il canale di Suez e che sta destando preoccupazioni per l’economia globale. Con una lunghezza di ben 400 metri, l’equivalente di 4 campi da calcio, martedì 23 marzo è rimasta vittima di raffiche di vento che l’hanno fatta finire di traverso, incagliandosi. Oltre ad essere un grave danno per l’operatività dell’Egitto, dove si trova, la faccenda non potrà che ripercuotersi anche sul mercato globale. Da quel canale, creato circa 150 anni fa, passa il 7% del traffico mercantile di tutto il mondo e per sbloccarla ci vorranno ancora settimane.
La nave Ever Given si incaglia nel canale di Suez: l’impatto per l’economia sarà alto
Con un peso di 220.000 tonnellate, le manovre di sblocco della nave Ever Given dal canale di Suez saranno tutt’altro che facili. La portacontainer è gestita dalla taiwanese Evergreen (con bandiera panamense), era partita dalla Cina ed era diretta nei Paesi Bassi. Già da questo pot-pourri di nazioni capiamo come il traffico mercantile sia ancora oggi uno dei sistemi più utilizzato per lo scambio di merci fra varie parti della Terra. Sin da subito, il suo blocco nel canale del Mar Rosso è apparso come un avvenimento grave per l’operatività dell’economia globale. Fortunatamente non ci sono stati danni ambientali, ma ci sono già centinaia di imbarcazioni che non possono completare il proprio passaggio.
Ed è un problema, perché l’alternativa è circumnavigare l’Africa, ma è infattibile sotto vari aspetti. Data la sua mole, le opzioni per procedere con la liberazione del canale sono due: attendere un’alta marea o procedere con lo scarico degli oltre 20.000 container che sta trasportando. Finora, tutti i tentativi di spostarla sono falliti ed è stata messa in moto persino Smit Salvage, azienda nota per aver operato sulla Costa Concordia.
Anche il mondo tech sarà affetto dal problema del canale di Suez
Se già non bastasse la pandemia, pare proprio che il canale di Suez bloccato dalla Ever Given avrà ripercussioni non trascurabili per il mondo dell’economia. E il settore tecnologico non sarà escluso. Come afferma un esperto del settore a NBC News, “tutto ciò che vediamo nei negozi sarà influenzato da questi ritardi“. Non soltanto cibo, vestiti, mobili e arredi per la casa, ma anche componentistica elettronica.
Visto l’impatto di tale problematica, c’è sempre la speranza che l’ingente mole di forza lavoro messa in atto possa sbloccare la situazione prima del previsto. Nella peggiore delle ipotesi, potrebbero volerci settimane affinché la portacontainer riesca a spostarsi, ma la già citata alta marea potrebbe ridurre l’attesa a qualche giorno. Ecco quanto afferma Glenn Koepke, vicepresidente dell’azienda logistica FourKites: “In genere, gli acquirenti pianificano almeno 2-5 giorni di riserva di sicurezza con il trasporto marittimo in entrata a causa di ritardi che possono verificarsi all’origine o durante il processo di sdoganamento. Se sono in grado di liberare il canale o trascinare la nave di lato per consentire il traffico, l’impatto sui consumatori dovrebbe essere minimo. Se la nave rimane bloccata per una settimana o più, ciò potrebbe avere enormi implicazioni“.
Essendo la prima volta che si manifesta un blocco di questa proporzione, quale sarà questo impatto è presto per dirlo. Se si parlerà di settimane di attesa, le aziende potrebbero decidere di far rispedire le materie prime contenute nei container bloccati tramite aereo. E in tal caso, vista anche la situazione pandemica, ciò potrebbe ripercuotersi con ritardi nei voli per i normali passeggeri. Ma quello che più preoccupa è l’impatto che potrebbe avere sul già problematico mercato dei chipset. Talmente problematico da aver spinto Xiaomi ad affermare pubblicamente che potrebbe vedersi costretta ad aumentare i prezzi per i consumatori.
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