Non sembra volersi ammorbidire la posizione degli USA nei confronti della Cina. E non aiuta la crisi pandemia che, oltre a forzarci a casa, durante lo scorso anno ha implicato un forte rallentamento produttivo. Adesso sembra che l’industria si stia riprendendo, nella speranza che non ci siano forti ricadute, ma stiamo tutt’ora pagando le conseguenze. Come vi ho già spiegato in questo articolo, il rallentamento ha colpito soprattutto la catena di produzione dei chip. Ma nel frattempo c’è chi, come nel caso del neoeletto CEO di Qualcomm, fa presente che il ban di Huawei non potrà che aiutare.
Basta guardarsi attorno per trovare almeno un oggetto che contiene uno se non più chip: smartphone, wearable, dispositivi domotici, elettrodomestici, automobili e chi più ne, più ne metta. Costrette a chiudere causa pandemia, le catene di approvvigionamento dei chip hanno a loro volta rallentato l’intera industria produttiva. Non è un caso, infatti, che a fine 2020 ci sia stata una corsa all’accaparramento di CPU, schede grafiche e console di nuova generazione. Le unità sono poche proprio perché mancano i componenti essenziali e quelle poche che ci sono vengono rivendute a prezzi fuori mercato, proprio per la loro scarsità. Se avete provato a comprare una Xbox Series X o soprattutto una PlayStation 5, saprete benissimo di cosa sto parlando.
Il CEO di Qualcomm parla del ban Huawei e della situazione fra USA e Cina
In tutto ciò, USA ed alleati valuteranno come muoversi nei confronti della Cina e se imporre ulteriori limiti sulla fornitura di materiale tecnologico. Il rischio, secondo la presidenza americana, è quello di avvantaggiare ulteriormente la Cina ed il suo avanzamento economico e militare. A pesare sulla quantità di chip acquistati c’è, o meglio, c’era Huawei, ormai tagliata fuori dai giochi a causa del suo ingresso nella blacklist statunitense. Un enorme svantaggio per l’azienda di Ren Zhengfei, ma un vantaggio considerevole per il resto del mercato.
A farlo presente è Cristiano Amon, nuovo CEO di Qualcomm. In un’intervista rilasciata a Bloomberg, ha parlato delle peripezie che la compagnia cinese sta affrontando. Non potendo più rifornirsi dai suoi ex partner, la catena produttiva di TSMC è molto più libera. Anche se il ban è stato redatto nel 2020, fino a quando possibile Huawei ha acquistato milioni e milioni di chip, in modo da mettersi al riparo per diverso tempo.
A beneficiare di questa “ingordigia” di chipset è ovviamente la stessa Qualcomm, con un 2020 che ha segnato un netto +62% di crescita delle entrate. Nel mentre, sono in fase di pianificazione nuovi impianti di produzione per TSMC e Samsung sul suolo statunitense. E non dimentichiamoci che, per una Huawei che se ne va, c’è una Honor in discussione per diventare partner Qualcomm.