Questa pandemia di Covid-19 è forse scoppiata con le tempistiche peggiori possibili. Il già difficile panorama che si prospetta, da quando USA e Cina sembrano essere tornati ai tempi della Guerra Fredda, sembra si stia ulteriormente incrinando. Da quando Trump è al governo si è scelto di adottare una linea più nazionalistica, rispolverando sentimenti polarizzanti in ambito socio/economico. Questo dissidio sta avendo evidenti ripercussioni anche nel nostro ambiente, in particolar modo contro Huawei, ritenuta il simbolo del mondo tecnologico orientale. Non soltanto gli è stato negato l’ingresso nel commercio statunitense, ma il suo inserimento nella Entity List ha avuto un effetto domino sull’economia globale.
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La Cina sta preparando la sua Entity List, a rischio Apple e Qualcomm
Anche se non ha sorpreso poi così tanto il suo rinnovo fino al 2021, il ban USA continua ad essere un argomento tanto discusso quanto sensibile. In un mondo globalizzato come quello in cui stiamo vivendo, sembra quasi paradossale che due potenze del genere non possano liberamente commerciare fra loro. Anche perché a rimetterci è un po’ tutta la filiera, comprese le stesse aziende americane che il governo Trump vorrebbe tutelare. La stessa Google si è più volte lamentata dell’andazzo, sottolineando la propria volontà di tornare a commerciare con Huawei.
Nonostante i problemi riscontrati in ambito 5G sembrassero un primo indizio ad un possibile riavvicinamento, in queste ore gli USA si starebbero preparando ad inasprire le proprie leggi. Si parla di una conferma del divieto per i chipmaker che fanno ausilio di tecnologie USA di essere partner di Huawei. I legami potranno essere mantenuti solamente tramite licenze speciali fornite solamente previa approvazione del governo USA. Non a casa Huawei si sta già attrezzando per rendersi indipendente ed evitare che il proprio business sia troppo compromesso.
Fino ad oggi la Cina si è mossa in maniera passivo/aggressiva nei confronti della situazione, ma pare che ciò possa cambiare. La nazione starebbe preparando la sua versione del ban, stilando quella che viene definita la “Unreliable Entity List“. Secondo fonti vicine alla vicenda, il Ministero del Commercio cinese inserirebbe in essa “organizzazioni straniere, individui e società che bloccano o chiudono le catene di approvvigionamento o adottano misure discriminatorie per motivi non commerciali, le cui azioni mettono in pericolo il business delle società cinesi, nonché i consumatori e le società globali“. Non solo le aziende che finirebbero in essa sarebbero estromesse dal mercato di derivazione cinese, ma la popolazione sarebbe informata dai rischi nell’utilizzo dei relativi brand.
Quali aziende finirebbero nella Entity List cinese?
Sempre secondo queste fonti, i nomi coinvolti sarebbero illustri e piuttosto dipendenti dalla filiera cinese. Si parla, infatti, di Apple, Qualcomm, Cisco e Boeing, verso le quali sarebbero avviate delle indagini in merito a rischi su monopolio e cyber-sicurezza. A parlarne ai microfoni del Global Times è stato We Wewen, ex alto funzionario del commercio e membro del consiglio esecutivo del China Society for WTO. Ciò confermerebbe come non si tratti esclusivamente di rumors, ma di qualcosa di ben più fondato e che, secondo gli analisti, colpirebbe duramente il mercato USA.
Basti pensare che il 14.8% degli incassi di Apple arriva dalla Cina. Senza considerare il caos che ne deriverebbe dall’impossibilità di una realtà come Qualcomm di non poter più vendere i propri chipset in Cina. Come riportano le analisi del Wall Street Journal, il business dei chipmaker USA genera qualcosa come 36 miliardi di dollari in entrate. Nel caso di Boeing si parla addirittura dello stop agli acquisti di aeroplani, per un’azienda che è già sull’orlo della bancarotta.
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